Caelli Dario - 23-02-2002 |
E' davvero triste! Certamente la CIGL farà la sua battaglia, ma è triste leggere delle ragioni (?) come quelle che lei adduce. Divider per censo gli studenti. Ma come può venire in mente al sindacato una così grossa falsità? Perché si continua a dipingere l'avversario politico come un mostro? Si e ntri nel dettaglio e si dica perché la formazione professionale non debba essere riformata! Si abbia il craggio di fare una proposta alternativa se quella elaborata dal Ministro non piace. Invece si cerca di spaventare i docenti, le famiglie, gli studenti e si organizzano le "gite" a Barbiana. E' davvero triste! |
Giorgio Dellepiane Garabello - 24-02-2002 |
che ppalle! (scusate la franchezza) ma quale resistere? c'è qualcuno che si è letto la proposta Bertagna, e non fa solo il commento al commento? mi pare proprio di no. |
Ernesto Zangla - 24-02-2002 |
Quante belle parole, suffragate pure da citazioni! Ma la realtà è chiara,dinanzi a tutti noi. Una realtà fatta di appiattimento,a sua volta creato dal processo di massificazione e di pseudo-uguaglianza, dove regnano spesso i vuoti culturali e le specializzazioni fantasma in una Italia dove spesso l'occupazione è fittizia(vedi lavoratori socialmente utili). E meno male che questo governo,tanto combattutto con gli strombazzamenti di piazza, ha avuto il coraggio di bloccare la riforma dei cicli,che avrebbe aggiunto altro disastro a quello già esistente. Ho l'impressione che non ci siano occhi per vedere e orecchi per sentire, quando si corre dietro alle ideologie di qualunque tipo.Contro natura non si può andare ed invece siamo andati, a partire da quando è stata eliminata quella scuola chiamata d'avviamento professionale. che dava competenze professionali specifiche,nel settore dell'artigianato e della manualità in genere che oggi sono in via d'estinzione. Il guaio maggiore è che non si ha il coraggio di ammettere gli errori,cercando di fare entrare dalla finestra,ciò che si è fatto uscire dalla porta. Ignorando che le scuole nella stragrande maggioranza, sono ormai prive di laboratori, la cui ricostruzione richiede un impegno economico non indifferente. E' questa la realtà e, purtroppo,il vedere manifestazioni di piazza dove compaiono pure le facce di alcuni politici che di questa disgregazione hanno fatto una questione di vita, è più che deprimente. W l'Italia, ma quella dei valori e della competizione,grazie alla quale si accentuano gli stimoli, che contrastano la politica dell'appiattimento. |
gpferrario - 24-02-2002 |
Mereghetti è mosso da una reale passione per la scuola e per chi ci vive, ed è in quest'ottica che legge la proposta di riforma. Omezzi è mosso da una deformante passione ideologica, ed è in quest'ottica che legge la riforma ed anche, con una vena dietrologica che non può mai mancare in chi si chiede sempre da quali interessi economici siano mossi i suoi interlocutori, l'intervento di Mereghetti. Mereghetti vuole confrontarsi e dialogare, Omezzi distinguere, tra le tante voci sulla riforma, quelle dei compagni e quelle dei reprobi. |
Chiarotti Ubaldo - 24-02-2002 |
Gentile professore per due volte in 15 giorni ho posto un quesito al ministero riguardante gli insegnanti tecnico pratici; nessuno si è degnato di rispondere. Posso stare tranquillo se il mio capo non si degna nemmeno di rispondere dopo che mi invita a porre quesiti?. |
Carlo Burichetti - 26-02-2002 |
Quando vado sul sito Deontologia a scuola vengo sbattuto sul sito della CGIL SCUOLA. Cosa devo fare? --------------------- Caro Burichetti, quando vai sul sito della CGIL devi cercare il titolo, a centro pagina, La riforma della scuola: da Berlinguer alla Moratti , fra le voci in elenco trovi Deontologia a a scuola. Non abbiamo inserito il link diretto, perche', aprendo la pagina sulla deontologia, l'indirizzo che compariva era sempre quello della home page, www.cgilscuola.it Cari saluti. Marino Bocchi. |
Gianni Mereghetti - 09-03-2002 |
Carissimo Omer Bonezzi, ho letto la sua risposta alla mia lettera su “Fuoriregistro” e non avendo suoi altri recapiti le rispondo attraverso “Fuoriregistro”, sperando che la mia risposta le possa pervenire. Ho preso sul serio le sue osservazioni e mi permetto non replicare, ma allargare un confronto che ritengo interessante e utile, a condizione di spogliarlo dei residui ideologici che appesantiscono ancora troppo la convivenza all’interno della scuola. Io parto da un punto di vista semplice, quello di stare davanti alle domande degli studenti che ogni mattina mi trovo davanti, ed è in forza di questa esperienza affascinante e drammatica che affronto la questione della scuola nei suoi aspetti generali. Non so se la riforma Moratti sia meglio di quella di Berlinguer o ne sia la brutta copia, ultimamente le discussioni su questo aspetto mi danno fastidio, perché se c’è una cosa che chiedo ai riformatori è di lasciare che la scuola possiamo farla io, lei, i nostri colleghi, gli studenti e i genitori! Oggi più che mai è evidente che la questione seria della scuola italiana è chi la fa! Del resto sia dentro la scuola che fuori la vera distinzione non è più tra un’idea pedagogica di destra e una di sinistra, ma tra chi vuole imporre un’idea di scuola e chi vuole solo le condizioni per mettere in atto la propria libertà di educare e di istruire. Io sto da quest’ultima parte e proprio per difendere il rapporto con i miei studenti, chiedo ai riformatori non di dirmi che cosa devo fare, ma di lasciarmi fare! Certo poi che si giudichi ciò che faccio! Io non mi tiro indietro, anzi penso che il garantismo sia una delle cause del decadimento culturale ed educativo della scuola. L’ordine professionale degli insegnanti, che io auspico, si inserisce in questa prospettiva. Non è per avere una regolazione delle tariffe, ma per dare finalmente a noi insegnanti più responsabilità, più creatività, più libertà, cose che non avremo finchè rimarremo impiegati statali. E non abbia timore, non voglio un ordine nemmeno per eliminare il sindacato, anzi per ristabilirne la funzione e i compiti. Un ordine degli insegnanti potrebbe stabilire le modalità di accesso alla professione, detenere l’elenco degli ammessi, disciplinarne il comportamento, prendere decisioni sui programmi, sulle condizioni dell’abilitazione, sulle carriere, sul rendimento culturale ed etico dei singoli docenti, ma in primo luogo dovrebbe garantire le condizioni di libertà che fanno di un lavoro una professione. Mi spiace contraddirla, ma la prospettiva dell’ordine professionale è quella più efficace se si vuole riportare la scuola al suo compito di educare e di istruire nella libertà. Se lei a maggio sarà a Barbiana, io non avrò problemi a venire con lei, o meglio ci verrei se lei fosse disponibile a “combattere” per il bene dei miei ventiquattro studenti. Altrimenti sarebbe una riedizione di scenari ideologici già visti! La ringrazio di aver considerato le mie parole. Questo comunque nella scuola oggi è raro! Gianni Mereghetti |