breve di cronaca
Ruoli istituzionali, Regioni e Comuni in conflitto con le proposte governative
Il Sole 24 Ore - 17-02-2002
ROMA - Mossa a sorpresa delle Regioni, nella lunga partita a scacchi con il Governo sul decentramento scolastico. La novità, stavolta, non riguarda il riordino dei cicli scolastici, ma la riforma degli organi collegiali in discussione alla Camera. Nel corso di un'audizione in commissione Cultura, la Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome ha presentato un documento che boccia in modo severe le quattro proposte di legge in discussione. Si tratta dei testi della maggioranza, dei Ds, della Margherita e di Rifondazione, oltre a quello di Angela Napoli (An). La posizione delle Regioni è netta: «Nessuno dei quattro disegni può essere condiviso - si legge nel documento - in quanto contengono disposizioni troppo dettagliate». «Una legge di riforma degli organi collegiali - sottolinea il testo - può unicamente indicare le norme generali che le Regioni dovranno rispettare nell'emanazione delle proprie leggi di riforma dell'organizzazione amministrativa delle istituzioni scolastiche». Si sfiora perfino l'accusa di incostituzionalità: «Nessuna delle quattro proposte di legge tiene conto della recente riforma costituzionale - è la legge n. 3/2001 - che prevede la competenza concorrente delle Regioni in materia di istruzione». In altre parole, dicono i Governatori, «unicamente le norme generali sull'istruzione dettate dallo Stato» e non, dunque, disposizioni di dettaglio, potrebbero «limitare la competenza delle Regioni». L'iter della revisione degli organi collegiali proseguirà la prossima settimana. Non si tratta di un cammino semplice. C'è un contrasto ormai insanabile tra maggioranza e l'opposizione. Ma sull'impostazione della riforma c'è da registrare anche uno scontro forte all'interno di Forza Italia e, in particolare, tra Ferdinando Adornato, presidente della commissione Cultura, e il sottosegretario Valentina Aprea. In questo quadro, il ministro Moratti sta seguendo molto da vicino l'evolversi degli eventi. La partita difficile del riordino dell'istruzione. Il testo di legge che sta più a cuore di tutti, comunque, riguarda il progetto del Governo sui nuovi cicli. Il 28 febbraio la Conferenza Stato-Regioni potrebbe emanare il parere sul Ddl approvato da palazzo Chigi. Lo ha annunciato il presidente Enzo Ghigo, che ha sottolineato positivamente «il metodo intrapreso, perchè il ministro Moratti si è reso disponibile ad aprire tavoli tecnici e, soprattutto, a tenere in grande considerazione gli aspetti relativi alle materie che sono ormai di competenza esclusiva delle Regioni. E' una situazione che non tutti i ministri hanno così ben compresa». L'ottimismo di Ghigo stride, però, con altre posizioni espresse nella Conferenza. Come quella di Adriana Buffardi, coordinatrice degli assessori regionali all'Istruzione: «Ci sono almeno due punti della riforma Moratti sui quali ritengo che si riuscirà a trovare una posizione unitaria. Il Governo, intanto, deve dirci quali sono le risorse finanziarie con le quali ci chiede di impegnarci nel decentramento dell'istruzione professionale». Secondo Adriana Buffardi, inoltre, «sarebbe necessario che il ruolo delle Regioni fosse messo più al centro del percorso di riforma. Questo rapporto, insomma, è stato finora trascurato». In ogni caso, non si può escludere che, così come sul progetto di devolution, anche sul riordino della scuola ci sia alla fine una spaccatura nella Conferenza tra le Regioni governate da giunte di CentroSinistra e quelle guidate invece dal Centro-Destra.
E anche i Comuni vanno alla guerra.
L'Anci (Associazione nazionale comuni d'Italia) e l'Uncem (Unione nazionale comunità montane) hanno presentato un documento durissimo sulla riforma Moratti. Vengono sollevati «dubbi che emergono dalla lettura di questo schema del Ddl che evidenzia, tra l'altro, i ruoli dello Stato, delle Regioni e delle scuole autonome, mentre lascia pressoché inespressi quelli di Province e Comuni». Si contesta «la scelta operata dal Governo di procedere con lo strumento della legge-delega in una materia così delicata e di competenza di tutti i soggetti istituzionali Stato, regioni, enti locali». E si fa notare che «una tale procedura appare inaccettabile specialmente a fronte della parificazione dei soggetti costituzionali, operata dalla riforma del Titolo V della Costituzione». Il documento mette in evidenza che la nuova Costituzione «ha espressamente previsto che la materia dell'istruzione non sia più di esclusiva competenza dello stato, ma in parte di competenza concorrente in altra esclusiva delle regioni, con significativi punti di contatto funzionale con i compiti attribuiti agli enti locali». Critiche molto dure anche ai contenuti della riforma Moratti e, in particolare, alla previsione di anticipare l'ingresso alle elementari e alle materne. A tutti i livelli, dunque, il "conflitto istituzionale" rimane alto.


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