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Come e perché nasce
Ilaria Ricciotti - 05-06-2004


La possibilità di gestire su fuoriregistro in piena libertà di contenuti e modalità una rubrica aperta al mondo che ci circonda, mi ha dapprima stupito e poi, nonostante l’innegabile entusiasmo, mi ha anche fatto riflettere. I dubbi, i tentennamenti, le paure sono svaniti nel momento in cui ho acquisito la consapevolezza che non avrei dovuto insegnare niente a nessuno, ma semplicemente offrire spunti di riflessione e di dialogo, “misurabili” in uno spazio di confronto, per far emergere tematiche importanti. Poter interagire inoltre con il supporto di potenziali interventi da parte degli iscritti, mi ha spinto a tuffarmi in questa avventura.
Ed allora alcune delle spiacevoli sensazioni provate inizialmente sono svanite proprio quando mi son detta che tale rubrica non avrebbe dovuto indossare splendide vesti e preziosi gioielli, bensì un semplice abito di canapa, naturalmente quella che viene usata per confezionare sacchi riempiti da chicci di grano.
Il suo titolo? Una conseguenza naturale e quasi fisiologica : “il forasacco” che ogni 15 giorni cercherà di tirar fuori da questo contenitore un tema, per farlo parlare, rifletterci sopra, commentarlo, cercare di confrontarci, di agire e di crescere.
Crescere per essere protagonisti attivi della e nella nostra società. Esigenza questa a cui, secondo me , non ci possiamo più sottrarre, in quanto il nostro senso civico forse reclama i suoi spazi a volte magari tarpati o rimossi.
Con “il forasacco” avremo modo di riappropriarci della nostra dignità di cittadini frastornati e/o appagati dalle vicende quotidiane. Vicende che avremo modo di far uscire fuori dal sacco, forandolo con la nostra intelligenza, il nostro senso critico e la voglia di essere protagonisti della nostra storia. Ciò che uscirà da esso potrà essere un chicco sano o rinseccolito dalle innumerevoli contingenze di vita, volute o indotte.
Ed ecco che “il forasacco” ci offrirà la possibilità di affrontarle, di comunicarcele per cercare di star meglio dentro e fuori di noi.



Il foro del forasacco


“Il primo chicco uscito fuori dal sacco è la sintesi di una storia vera del mio amico G.
Essa in realtà è stata una battaglia sostenuta da un medico per sconfiggere una malattia che ogni giorno sta aumentando e mietendo vittime di ogni età: il tumore.
Quante sofferenze, quanta disperazione e solitudine il mio amico G. ha dovuto affrontare!
Ma, da bravo capitano, non si è arreso mai ed anche se a distanza di 20 anni lui sta combattendo ancora i suoi acciacchi, le sue disavventure , i suoi umani contrasti e le sue tempeste esistenziali, ora egli spera di vincerli tutti perché ha capito che ama troppo la vita. Vita che, pur tendendogli mille trappole invisibili, gli ha offerto la possibilità di poterle schivare, grazie alla sua grinta, al suo ruolo sociale ed anche ad un destino favorevole”.



Le domande del forasacco


1) Perché spesso i malati di tumore che si rivolgono a certe strutture sanitarie pubbliche , per essere sottoposti a specifici esami diagnostici o a mirate terapie, debbono andare incontro a numerosi disagi, tra cui lunghe liste di attesa, al contrario di chi, avendo possibilità economiche, può sostenerli in breve tempo, pagando o indirizzandosi ai privati?

2) Perché molti giovani scienziati , meritevoli e desiderosi di riuscire a debellare tale malattia, sono costretti a lasciare il nostro Paese ed andare in altri stati, più disponibili ad elargire risorse economiche per la ricerca scientifica?

3)...........................................................................



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 Michele Sorbara    - 05-06-2004
Leggere tra le righe della presentazione di questa nuova area a tema, il titolo “il forasacco”, mi ha portato indietro nel tempo, ai momenti in cui bambino, giocherellavo in casa tra il vociare frenetico delle donne affaccendate nei mestieri casalinghi. Il vivo ricordo delle amorevoli coccole delle mie sorelle, che a turno si avvicendavano nell’accudirmi, mi rattrista non poco. Chi sa perché, il titolo "forasacco", suscita in me il ricordo di un grosso ago. Ago ricurvo quasi per metà della sua lunghezza e, che mia nonna usava per ricucire i materassi dopo averli riempiti della lana lavata e cotonata in precedenza. Mi sa d’antico, non vecchio, e quindi di saggezza: quella che non si riesce a scorgere in nulla dei nostri tempi attuali.
Non si poteva scegliere titolo più bello ed efficace; ognuno sarà stimolato e potrà intervenire con le proprie conoscenze o esperienze non per desiderio di apparire ma per trasmettere emozioni a chi ha voglia di leggere, così com’è accaduto a me leggendo del signor “G”. Grazie a chi ha ideato questo nuovo spazio, a chi lo ha collocato e messo a disposizione, a chi ha raccontato con molta semplicità una storia di tutti i giorni che il caos della vita non ci fa recepire, anche se, questi sono fatti che accadono nelle nostre città, nei nostri quartieri o a pochi metri da noi sul nostro pianerottolo, ai conoscenti della porta accanto.

Il signor “G” ha vinto la sua battaglia e oggi sta molto meglio, ma quanti altri con lo stesso problema possono dire altrettanto.
Io lo conosco il signor”G” conosco la sua vicenda, lo conosco, anche se si chiama signor “L” o Signor “M” anche se ha tante altre iniziali e, non tutti loro hanno una professione certamente portatrice di privilegi e di benessere finanziario oltre che, benessere sociale. Quanti di costoro, cadono nelle mani di ciarlatani senza scrupoli, perché i malcapitati non avendo le giuste conoscenze, non sanno a chi rivolgere le loro grida d’aiuto. Quanti di costoro, hanno il destino e il loro stesso Dio contro.
Io credo però che la sintesi del racconto sul signor “G” sia stata troppo sintetizzata, troppo lontana dalla reale storia, l'ho conosciuta quasi completa, scritta da qualcuno, con l'amore dell'amicizia e il rispetto per l’uomo, per l'essere umano.
Non me ne voglia male chi l’ha proposta in questa forma succinta, so bene che non ha, volutamente omesso, ma, ha soltanto forato il sacco, per farne cadere fuori un’infinitesimale parte del contenuto per dare a noi la possibilità di aprire le nostre coscienze, i nostri cuori.
Mi piacerebbe molto approfondire il discorso sulle vere cause di ataviche disfunzioni, che i cittadini della settima potenza industriale di quest’universo devono patire nel campo della sanità e non solo.
I diritti dei malati esistono scritti sulla carta, ma basta entrare in un qualsiasi ospedale per capire che sono soltanto belle parole. D’altronde non può essere diversamente se si preferisce spendere di più per finanziare i costi di mantenimento delle forze armate che per la ricerca scientifica.
Alle due domande non saprei rispondere con razionalità, però vorrei sostituire i puntini con questa domanda: Perché la democrazia rende i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e gli infelici sempre più disperati?

 Ester    - 08-06-2004
Vorrei dare il mio modesto contributo a questa nuova rubrica dal titolo tanto originale quanto significativo. In merito al tema della malattia del tumore, leggevo qualche giorno fa sul quotidiano La Repubblica che alcuni farmaci mirati e risolutivi per la guarigione dalla malattia (nel caso specifico linfoma non Hodkings) in alcune regioni viene pagato dal paziente anche 2400 € a dose, in altre è fornito gratuitamente, mentre in altre ancora non è reso noto al malato. Mi chiedo come ciò possa accadere, se il nostro ministro della salute ne sia a conoscenza e quante vite umane sia costato questo modo di agire.

 ilaria ricciotti    - 10-06-2004
Carissima Ester ,speriamo che la risposta alla domanda che tu poni la dia o il Ministro Sirchia in persona , o qualche politico che ha fatto queste scelte sanitarie per la sua regione. Ciò che dovremmo comunque pretendere è che ai malati in genere, specialmente a quelli di tumore e di altre gravissime patologie, gli si garantiscano allo stesso modo farmaci e cure ottimali in ogni regione italiana, secondo quanto sancito dalla Costituzione.
Grazie per averci fornito informazioni utili che dovrebbero indurci ad una attenta riflessione ed anche per il giudizio espresso in merito alla rubrica, di cui spero tu sarai una fattiva collaboratrice.
Ciao, Ilaria

 ilaria ricciotti    - 10-06-2004
Carissimo Michele, debbo dire che le tue riflessioni, i tuoi ricordi e le tue sensazioni personali sono molto incisive . Commuovono, rievocano emozioni belle che dovrebbero indurci a meditare sui vari "amici G, M, L ,ecc.", che hanno condotto con dignità la loro battaglia per la vita o la stanno conducendo e speriamo che non siano soli o costretti a subire, oltre alla malattia, anche angherie ingiustificabili. Per quanto concerne la tua domanda, che avresti posto come terza nella rubrica "il forasacco, la condivido soprattutto perchè espressa in modo esplicito e con forza, anche se vorrei sostituire la prima parola"la democrazia" con il termine "una società"....
La vera democrazia, caro Michele non dovrebbe, a mio avviso, rendere" i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e gli infelici sempre più disperati".
Se tutto questo avvenisse in una società democratica, vorrebbe dire che si è perso il concetto etimologico e storico dello stesso termine costato milioni di vite umane. Termine coperto da mille maschere che non ne lasciano intravedere il vero volto.
Ed allora c'è qualcosa che non va , non credi?

 Michele Sorbara    - 11-06-2004
Le parole dettate dallo stato d’animo di chiunque, risultano essere sempre incisive, o almeno tali sembrano a chi è sensibile agli argomenti che toccano l’animo umano.
Le parole però, sono solo suoni, quando sono pronunciate, e soltanto semplici segni ortografici quando sono scritte, se poi questi segni sono virtuali, allora si può avere la giusta misura del peso che possono avere.
Le mie parole, al di fuori della situazione emozionale delle persone sensibili, non hanno peso, anzi credo sinceramente che siano giudicate patetiche.
I nostri simili, sono troppo abituati ad ascoltare e leggere dissacrazioni e litigi d’ogni genere e, quindi non sono più abituati al dialogo, salvo che non si fa pettegolezzo o caciara sullo sport.
I fatti quotidiani mi suggeriscono che l’essere umano ha perduto la capacità di meditare, perché preso dalle frivolezze e dall’amor proprio. Il progresso, la tecnologia, se da una parte hanno migliorato la vita, è anche vero che hanno portato la regressione dei valori basilari dello scopo vero della nostra esistenza.
Ogni istante della nostra vita pronunciamo parole che sono state l’orgoglio dei nostri nonni e la loro lotta per l’affermazione dei principi che queste parole indicano.
Mi soffermo un solo istante sulla parola “democrazia, anche se non ho titoli da contro bilanciare a questo mio cimento e, con semplicità affermo che la democrazia è solo una parola che i potenti hanno rispolverato e lucidato per imbrogliare i popoli.
Non è certo la democrazia quella che ha permesso a popoli guerrieri di sopraffare popoli inermi e deboli; non dimentichiamoci delle civiltà dell’america centrale prima e di quella settentrionale poi che ha visto i popoli indigeni soccombere all’avidità di guerrieri europei, o al massacro delle tribù indiane da parte dei bianchi conquistatori. I secoli trascorsi hanno visto orrori tremendi anche per mano della religione.
Oggi invece, assistiamo all’ipocrita tentativo di nascondere la sete di conquista di sempre più potere, con il sottile velo della democrazia. Sarebbe veramente bello se così non fosse, ma mi domando come può una nazione che usa come deterrente alla delinquenza, l’istituto barbaro della pena di morte, esportare la sua democrazia. Ma non è solo questo il punto, se ci si sciacqua la bocca con la parola democrazia, mentre si lascia morire chi non ha copertura assicurativa per la sua salute.
Non sono io che sostengo che c’è più di qualcosa che non va, se interveniamo a difesa di chi può darci qualcosa in cambio, mentre lasciamo perpetrare massacri in chi non può ricambiarci perché povero di materie prime da scambiare. Non è democrazia quella che induce le case farmaceutiche a pretendere dai popoli africani il pieno prezzo dei medicinali salvavita.
Certamente è così, non c’è democrazia, non c’è giustizia, non c’è uguaglianza. Se una persona ha soldi può anche lottare, altrimenti non ha nemmeno dove rifugiarsi.

 ilaria ricciotti    - 15-06-2004
L'odore della vita

Lo scorso anno, all'età di 33 anni, ho scoperto che la mia vita ed il mio corpo avrebbero dovuto intraprendere unn cammino non pianificato e non certo facile. Mi è stato diagnosticato un carcinoma alla mammella. Appena ho conosciuto a fondo il male, avrei voluto morderlo, per strapparlo da quella parte del mio seno dove esso stava alloggiando senza avermi chiesto il permesso. Ed allora ho iniziato il mio percorso in salita, conscia di essere stata fondamentalmente sola io e lui, ma altrettanto consapevole e profondamente determinata ad estirparlo via da me. La rabbia, la voglia smisurata di vivere, di dimostrare a me stessa che avrei sconfitto quel nemico ormai noto, hanno fatto sì che io decidessi ciò che avrei dovuto fare: ricorrere ai medici.
Medici che mi hanno propinato, come una proporzione matematica, in base alle dimensioni del tumore, quante dosi e quantità di chemioterapia il mio corpo avrebbe dovuto assorbire. Chemioterapia che mi ha atterrito, più dello stesso tumore. Soprattutto quando, spazzolando i miei lunghi capelli, a cui tenevo tanto, ho scoperto che essi iniziavano a cadermi come se si stessero scollando dalla loro sede naturale. Che orrore! Che dolore! L'odio verso questo acerrimo nemico saliva sempre più e con esso la forza di non permettergli altre violenze. Giorno dopo giorno, ho iniziato ad affilare le mia armi. Ho accettato la chemioterapia e ciò che essa avrebbe provocato dentro e fuori di me. A distanza di un anno è come se fossi rinata. E' questo ciò che provo. Vedere che i miei capelli stavano pian piano rispuntando dalla loro sede naturale e crescendo, hanno cancellato da me ogni sensazione spiacevole e negativa. Grazie a me stessa, al mio compagno, a mia figlia, ai miei famigliari, al mio lavoro, ma anche a diversi medici, guardandomi allo specchio, ora mi reputo una donna quasi privilegiata, perchè mentre gli altri non sanno vedere ed apprezzare le piccole cose che ci avvolgono, io sono felice quasi sempre.
Adesso riesco a percepire ogni secondo l'odore della
vita che prima davo per scontata e che non pregustavo con profonda intensità.
Concludo il mio intervento molto riduttivo affermando che dalla malattia si può guarire. Bisogna volerlo con forza, stabilire con i medici preposti ad aiutarti un rapporto di onestà, fiducia e collaborazione reciproci, conoscere il male e ciò che la medicina ci offre per combatterlo, non chiedersi mai "perchè a me?" ed avere anche un po' di fortuna.
Questa è la mia storia e quando il Dott..... mi ha detto :" Tu Nada morirai di vecchiaia", be' vi garantisco che io ho preso sul serio, molto sul serio quel suo auspicio e mi son detta:" Io ce la metterò tutta perchè ciò accada".


Ho trascritto questa storia perchè Nada ha voluto che la rendessi pubblica. Essa è uno spaccato di vita che si deve conoscere e a mio avviso non certo commentare.

 ilaria ricciotti    - 17-06-2004
Forse speravamo in molti che ad informare fosse stato anche qualche medico, che in questo specifico contesto ne sa più di noi, ma, a quanto pare questa rivista non è letta dai medici, ed allora, ho estrapolato dal "Codice europeo per la lotta al cancro", stilato dal Commissariato europeo per la Salute Pubblica e la Tutela dei Consumatori, alcune informazioni che ritengo possano essere utili. per tutti coloro che ci credono.

- Adottando uno stile di vita più sano è possibile evitare alcuni tipi di cancro e migliorare lo stato di salute.

- Non fumare; se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, non fumare in presenza di non fumatori.

- Evita l'obesità.

- Fai ogni giorno attività fisica.

- Mangia ogni giorno frutta e verdura: almeno cinque porzioni. Limita il consumo di alimenti contenenti grassi di origine animale.

- Se bevi alcolici, che siano birra, vino o liquori, modera il loro consumo a due bicchieri al giorno se sei un uomo, ad uno se sei una donna.

- Presta attenzione all'eccessiva esposizione al sole. E' di importanza fondamentale proteggere bambini ed adolescenti...

- Osserva scrupolosamente le raccomandazioni per prevenire l'esposizione occupazionale o ambientale ad agenti cancerogeni noti, incluse le radiazioni ionizzanti.

- Le donne dai 25 anni in su dovrebbero essere coinvolte in screening per il carcinoma della cervice uterina con la possibilità di sottoporsi periodicamente a strisce cervicali.....

- Le donne sopra i 50 anni dovrebbero essere coinvolte in screening per il carcinoma mammario con la possibilità di sottoporsi a mammografia.

- Individui con più di 50 anni dovrebbero essere coinvolti in screening per il cancro colon-rettale.

- Partecipa ai programmi di vaccinazione contro l'epatite B.

- Se diagosticati in tempo molti tumori sono curabili, quindi rivoligiti a un medico se noti la presenza di tumefazione, una ferita che non guarisce, anche nella bocca; un neo che cambia forma, dimensione o colore; ogni sanguinamento anormale; la persistenza di alcuni sintomi quali tosse, raucedine, acidità di stomaco, difficoltà a deglutire, cambiamenti inspiegabili come perdita di peso, modifiche delle abitudini intestinali o urinarie.
Esistono programmi di salute pubblica che possono prevenire lo sviluppo di neoplasie od aumentare la probabilità che una neoplasia possa essere curata.

Per questo in Provincia di Macerata noi cittadini, unitamente alla Provincia, all'ACOM, a diversi Comuni tra cui quello di Montecosaro e all' Università di Camerino abbiamo lottato da diversi anni affinchè si costituisse quello che è stato chiamato il Polo Oncologico della Speranza. Polo che entro il primo semestre del 2004 sarà attivo anche a Montecosaro, dove è stato creato un Centro di ricerca nella lotta contro i tumori.

Fornite queste informazioni, io personalmente, pur essendo una delle sostenitrici della ricerca e della prevenzione, sento di aggiungere che esse sì sono importanti, ma che è necessaria anche una dose massiccia di fortuna.
E voi che ne dite?
E' meglio conoscere o non voler sapere?