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13) Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 11-06-2004
Aldo E. Quagliozzi


Ove affiorano i primi ripensamenti per una fiducia non meritata e mal riposta nel nostro egoarca che, furbescamente, mette nel suo carniere una nuova preda ambita, l’Italia tutta, e nel contempo ben si guarda dal proposito insano, per lui, di liberarsi di quel macigno rappresentato dai suoi interessi materiali, e ben poco lo disturbano le recriminazioni delle pubbliche opinioni degli altri paesi per il modo con il quale è riuscito a vincere una impari e solo sulla carta democratica gara elettorale.

“ Glasgow, 12 aprile 1994

Caro Cavaliere,
l’opinione britannica, pur distratta dai giochi proibiti in cui sembrano esercitarsi, per la gioia del giornalismo pettegolo, diversi componenti della nostra declinante famiglia reale, segue sempre con un certo interesse le vicende italiane, anche se c’è qualche stupore – fra i meno esperti di politica – per l’esasperante lentezza con cui da voi procede la gestazione di un governo.
( … ) Nei giorni scorsi un autorevole quotidiano britannico, il Guardian , ha usato ( … ) giudizi molto duri sulle metodologie propagandistiche da Lei adottate per vincere le elezioni.
Secondo il giornale inglese, Forza Italia avrebbe fatto ricorso al lavaggio del cervello degli italiani a base di soap-opera e marketing aggressivo . Glielo riferisco, mi creda, non per gusto di malevolenza, ma per fornirLe elementi conoscitivi sugli ostacoli che troverà anche in campo internazionale..
Sostiene dunque il Guardian : Il trionfo dell’immagine sulla sostanza non è cosa nuova nell’era della politica televisiva, ma la vittoria di Berlusconi ci avvicina più di ogni altra cosa, negli ultimi anni, alla politica subliminale e alla videocrazia che è antidemocratica perché prende le sue decisioni in un mondo di sogni .
E più avanti: Queste dovevano essere le elezioni destinate a segnare una nuova partenza per l’Italia. Ed invece l’Italia ha eletto un gruppo di separatisti, neofascisti, avventurieri di destra guidati da un avventuriero .
Fino a ieri, giudizi così pesanti la stampa britannica li aveva dati, negli ultimi vent’anni, solo sul filippino Marcos e sul brasiliano Color de Mello.
Ma , caro dottor Berlusconi, sembra che Lei se le vada a cercare. E’ come uno che, al luna park di paese, va a mettersi fra i barattoli del tiro a segno e poi si lamenta se riceve in faccia le palle di pezza. Si tolga di lì, e vedrà che non sarà più il bersaglio di tutti.
Se la stampa del mondo intero Le spara addosso, non è perché Lei sia antipatico. Anzi, tutti riconoscono la gradevolezza dei Suoi modi. Ma la ragione della diffidenza è nota. Lei assomma in sé dosi enormi di potere, economico e politico. Ha acquistato il secondo, senza rinunciare neppure ad una briciola di un impero finanziario grazie al quale gestisce, in regime di monopolio, l’industria privata dell’informazione televisiva in Italia.
E il monopolio, insegnava Adam Smith, è l’antitesi del liberismo. E’ una forma di coercizione delle regole di mercato. ( … ) Il monopolio insomma, fatte le dovute differenze, sottrae libertà all’economia esattamente come il comunismo. Bell’affare.
( … ) Ora siamo al dunque, ma sulla vendita della Fininvest non c’è stato un passo concreto, solo parole. E quelle che ha detto a Vittorio Zucconi in un’intervista per La Stampa ( … ) sono piuttosto ambigue. Mi permetta di ricordargliele. La mia vita di imprenditore, di industriale – Lei ha dichiarato – è finita. Una fase della mia esistenza si è chiusa e ne comincia un’altra, quella della politica .
E fin qui, benissimo, tutto chiaro. Poi la frase così prosegue: Sono pronto anche a vendere le mie aziende, se trovassi acquirenti in questo mercato difficile, purché il lavoro e la fedeltà di chi mi ha seguito venissero premiate .
E qui, davvero, non ci siamo più. Oltre alla presidenza del Consiglio vorrebbe in aggiunta un premio? Lei subordina la vendita del Suo impero alla possibilità di trovare un acquirente. Ma gli acquirenti, in un libero mercato, si trovano sempre: basta abbassare il prezzo fino a quando qualcuno si presenti dicendo: Compro io .
Ora Lei, come si desume dalla frase che Vittorio Zucconi ha riferito, non solo rifiuta l’idea di una vendita in perdita ( che nella situazione d’emergenza creatasi è l’unica via praticabile ) ma pensa a un prezzo che Le consenta di premiare il lavoro e la fedeltà di quanti lavorano in Fininvest.
Venderà, insomma, solo se potrà combinarci un buon affare. In altre parole, non ne ha la più lontana intenzione.
Infatti, due giorni dopo la Sua intervista rilasciata a Zucconi, tutti i quotidiani hanno pubblicato con vistosa evidenza grafica una frase di Fedele Gonfalonieri: Vendere la Fininvest? Una follia .
( … ) Lei sa, caro cavaliere, che io sto dalla sua parte. Partiamo dunque dal presupposto che la Fininvest sia un’azienda sana, e che per venderla basterebbe metterla sul mercato ad un prezzo un po’ più basso del suo reale valore. Lei cosa ci perderebbe? Anche ammesso, per assurdo, che il presidente Scalfaro non Le dia l’incarico, oppure che Glielo dia ma che Lei non riesca a formare il governo, oppure che formi il governo ma dopo qualche mese debba rinunciare e – che ne so ? – passare all’opposizione; anche ammettesse tutte queste ipotesi negative, non ha forse dichiarato Lei stesso che una fase della sua vita, quella dell’attività imprenditoriale, si è definitivamente chiusa, e che si è aperta la fase dell’impegno politico?
Ora, per avere un ruolo di responsabilità istituzionale al vertice di un paese democratico, non serve apparire nella hit parade mondiale dei venti imprenditori più ricchi. L’avvenire dei suoi cinque figli non è certo in gioco, perché, via, basterebbero gli spiccioli di una vendita anche sottocosto – sempre che la Fininvest sia un’azienda sana – per assicurare ai pargoli posizioni di alto livello sociale.
E allora? Che se ne fa di un ingombrante colosso finanziario uno che ha deciso di non dedicarsi più agli affari per impegnarsi nella politica?
( … ) A me piange il cuore quando leggo ( … ) un editoriale di Eugenio Scalari intitolato Scalfaro non può incaricare Berlusconi, ma proprio da Suo tifoso, e non solo perché milanista, devo sperare che le argomentazioni del direttore di Repubblica - lucide nel segnalare il macroscopico stato d’incompatibilità permanente che toglierebbe credibilità ad ogni Suo atto politico – facciano presa sul Suo raziocinio, inducendoLa a disfarsi in fretta e davvero delle sue aziende, senza indulgere, per, carità, in simulazioni e trucchetti.
Se Lei dichiara ad ogni passo di voler vendere, ma poi non vende, i casi sono due. Prima ipotesi: Lei resta a tutti gli effetti un uomo d’affari e sta facendo in politica solo una scorribanda temporanea per tamponare certe falle che La condurrebbero al dissesto. Seconda ipotesi: la Fininvest è già diventata, ( … ), roba da sfasciacarrozze.
Non faccia caso ai toni stizziti che talora l’amarezza suggerisce a questo vecchio farfugliane, troppo devoto alla causa del liberismo per non irritarsi quando lei offre il fianco ai fendenti dei Suoi nemici. Gradisca i migliori saluti. Adam Smith “

( da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza – 1995 )


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