Stanchi ma felici
Roberta Bedosti - 01-06-2004
Adolescenti






Cristian guardò l' orologio: le cinque. La notte prima della gita, come al solito, non riusciva a dormire. Si alzava, controllava lo zaino, aggiungeva un CD, un giornalino, beveva e tornava a dormire. Le cinque. Ancora un ' ora alla sveglia: sua madre gli avrebbe preparato la colazione e lo avrebbe riempito di raccomandazioni. Che rottura! Tutti i giorni le stesse, non ne poteva più e con l' eco della voce materna scivolò di nuovo nel sonno.
Un suono insistente lo fece sobbalzare. Ci volle qualche istante perché si rendesse conto che si trattava del telefono.
- Cristian che fai ? - la voce di Paolo lo catapultò in una situazione disperata: la sveglia non aveva funzionato, erano già le 6,20, il treno ormai era perso. No, non poteva rinunciare alla gita.
Svegliò i genitori, implorò il padre di accompagnarlo in macchina alla Stazione Centrale, il treno per Firenze partiva alle 7,15, potevano ancora farcela. Una corsa contro il tempo: si infilò nei jeans, afferrò panini, biscotti, merendine, bibite, si catapultò in garage e via di corsa.
" Accidenti questa non ci voleva " rimuginava " proprio adesso che i professori cominciavano a darmi un po' di fiducia ".
Ore 7 stazione: di corsa alla ricerca del treno. Il padre lo seguiva, sbuffando, con lo zaino. Finalmente riuscì a raggiungere il gruppo !
Sara e Daniele l' avevano ormai dato per disperso e preferirono non fare commenti, i compagni invece si scatenarono e infierirono senza pietà.
Carrozza. Scompartimento prenotato. I ragazzi in preda all' euforia del viaggio di andata chiacchieravano, progettavano, si mandavano messaggi sui cellulari.
- E' incredibile che debbano comunicare col cellulare pur essendo sullo stesso treno - osservò Sara
- E' un gioco - le rispose tranquillo Daniele, poi si alzò e andò a giocare a carte con loro.
Sara lo osservava da dietro il giornale. Le piaceva molto quel giovane collega, attento, mai superficiale, amico dei ragazzi, ma nello stesso tempo autorevole. La loro collaborazione era diventata sempre più stretta e i temi trattati sempre più interessanti.
Firenze si presentò in tutto il suo splendore e conquistò tutti al primo sguardo.

Due giorni tranquilli all' insegna della gioia, della scoperta, dell' emozione di un' esperienza nuova. Purtroppo due giorni troppo veloci e il treno del ritorno raccolse facce lunghe, un po' assonnate, alcune già proiettate nella preoccupazione del dopo gita.
- Prof, non ci fa fare una relazione sulla gita vero ? - sbuffò Cristian mordicchiando l' ultima merendina della scorta.
- Certo - rispose Sara seria e Daniele rincarò la dose:
- E la valuteremo insieme -.
Un brusìo d' indignazione scoppiò in tutto lo scompartimento.
- Per fortuna ho registrato tutto - esclamò Ines.
- E io ho i miei appunti - le fece eco Isabella trionfante.
- Però non è giusto…….-
- Io dico che…… -
- Anche in gita……
-

Frasi spezzettate di una rivolta serpeggiante arrivavano a Sara e Daniele che cercavano di trattenere le risate.
- Guarda come si danno da fare Alberto e Cristian -
- Alberto ha molto seguito e Cristian lo segue sfruttando il suo carisma -
- Hai notato Paolo ? Se Irene si sposta dopo qualche minuto lui trova il modo di sedersi vicino a lei -.
- E' storia vecchia
- osservò Daniele - solo che finora lei faceva la timida e lui aveva paura di un rifiuto. Paolo è un numero… Fa tanto lo spiritoso, ma poi è timidissimo -.
- E' vero quando lo si affronta direttamente sfugge -.
- Certo. Ha paura di mettersi in gioco come tutti gli insicuri. Invece hai visto lei come si è fatta carina ? -
- Sì ieri sera era deliziosa
-.

La sera, in Ostello, dopo infinite docce, restauri, make-up, i ragazzi erano arrivati tirati a lucido, profumati di bagnoschiuma e le ragazze erano un vero schianto. Strizzate in magliette scopriombelico, orecchini brillanti, pelle levigata, brufoli occultati, occhi da maliarde. Perfino Maria con lenti a contatto e chiome addomesticate appariva meno legnosa del solito e quasi carina.

Jachima si avvicinò timidamente ai professori e restò per un attimo in piedi, zitta, lanciando qualche occhiata ai compagni per prendere coraggio.
- Prof, ma è vero che bisogna fare una relazione ? Mi fa male la testa e…non ricordo tutte….tutte spiegazioni -.
- Tutte le spiegazioni
- corresse Sara - siediti qui che ti diciamo la verità -.
Daniele si avvicinò:
- E' uno scherzo, ma guai a te se lo dici in giro ! -
La ragazza sorrise rilassata, appoggiò la testa e chiuse gli occhi.
- Non è che ieri sera hai bevuto troppo ? -
- No prof, ho bevuto solo poco cocktail di Cristian -
- Allora hai dormito poco. C' eri anche tu nella spedizione notturna eh ?
- incalzò Daniele
- Cos' è questa storia ? -
Jachima sorrise con aria maliziosa
- Ma prof, lei aveva promesso di non dirlo alla prof. Pittignani ..!-
- Infatti non glielo dirò
- continuò Daniele come se Sara fosse invisibile - Comunque siete state così furbe da farvi scoprire subito a chiamare i ragazzi. Dovevate andare direttamente giù nella sala comune -.
Sara si nascose dietro il giornale per non scoppiare a ridere. Solito copione di ogni gita: stiparsi tutti in una camera a tirare l' alba e farsi inevitabilmente beccare dai prof.
Jachima tornò tra i compagni e si addormentò sulla spalla di John.
Il sole si allungava sull' Appennino, il treno giocava a nascondino nelle gallerie offrendo ai nuovi amori qualche furtivo bacetto e ai giocatori incalliti l ' occasione di barare clamorosamente.
All' arrivo la notizia di non dover fare alcuna relazione fu accolta da un urlo selvaggio e tutti furono riconsegnati ai genitori " stanchi, ma felici ".






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