Un decreto colabrodo per la scuola italiana
Alba Sasso - 29-05-2004
Il 26 maggio, alla Camera dei deputati, per iniziativa dell’opposizione tutta, è stato approvato un emendamento al Decreto legge sul precariato che vincola il Ministro a predisporre, entro il gennaio 2005, un piano di assunzioni in ruolo nella scuola per coprire, nel prossimo triennio, tutti i posti vacanti. In altre parole il governo ha dovuto accettare quello che ripetutamente in questi anni abbiamo chiesto: basta con il precariato, basta col mettere in contraddizione i diritti delle persone nelle graduatorie, basta con i provvedimenti che risolvono poco e niente, come la nomine in ruolo di soli 15.000 docenti per il prossimo anno, a fronte di circa centomila posti vacanti e disponibili.
E’ il primo risultato in controtendenza rispetto alla politica del governo sulla scuola che in questi anni ha ridotto il personale docente e non docente di migliaia di unità, che ha disegnato con l’ottica del risparmio una controriforma che riduce l’orario scolastico obbligatorio e taglia quindi posti di lavoro, che prevede contratti flessibili e temporanei per l’eventuale orario facoltativo. Precarizzazione e flessibilità, dunque.
Una scuola meno” abbiamo detto con quello che poteva sembrare uno slogan , ma che in questi anni si è dimostrato una drammatica realtà. E impoverire la scuola pubblica significa colpire al cuore il diritto di tutte le ragazze e i ragazzi, a partire dai più deboli, ad avere una scuola ricca di tempo, di qualità del sapere, di maggiori opportunità di apprendimento.
Certo non cambia il giudizio sul decreto. Una proposta inadeguata a risolvere seriamente il problema del reclutamento e ad affrontare con rigore la questione del precariato. Una proposta senza respiro, senza visione strategica, senza quel necessario collegamento tra la formazione degli insegnanti e l’accesso alla professione. Questioni che viaggiano ormai su binari separati.
Infatti, il tema della prima formazione sarà definito da un decreto attuativo della legge Moratti, sul quale il Parlamento sarà chiamato solo ad esprimere un parere.
Mentre la questione del reclutamento rischia di assumere il volto della chiamata diretta da parte delle scuole, come prevede il disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti, sul quale è iniziata la discussione alla Camera dei deputati.
E’ stato lo stesso governo, dopo aver perso mesi su un pretenzioso disegno di legge sul precariato , a dichiarare il minimalismo del decreto oggi approvato, dal momento che - è stato detto - intende solo stabilire per legge quale debba essere il punteggio che regola la presenza nelle graduatorie.
Ma senza visione d’insieme e senza assunzioni in ruolo le graduatorie rimarranno ingiuste e affollate. Certo il decreto sana alcune ingiustizie, ma ne crea altre perché è stato costruito con la logica del colabrodo e senza la consapevolezza che la scuola è un sistema complesso dove ogni scelta si ripercuote su tante altre. La scuola italiana ha bisogno di ben altro , ha bisogno di percorsi seri di formazione, di regole chiare sul reclutamento, di garanzia della stabilità del suo personale, come condizione principale della sua qualità. Come premessa per una politica di valorizzazione della professione docente, indispensabile per ogni progetto di riforma che voglia fare sul serio. Perciò incalzeremo senza tregua il governo sul piano triennale di assunzioni in ruolo e sulle risorse necessarie per farlo vivere.


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 ilaria ricciotti    - 29-05-2004
Sono soddisfatta di quanto state facendo. Dire BASTA ad un governo del genere è quello che in molti cittadini condividiamo. Per quanto concerne la scuola è vero ciò che sostieni nelle ultime righe del tuo articolo: una riforma seria e responsabile oltre a difendere i bisogni dei suoi utenti, deve esere in grado di valorizzare i suoi operatori, anzichè svilirli, demotivarli e farli sentire sempre più frustrati, confusi ed apatici.