breve di cronaca
Un grand débat per la scuola
Articolo apparsu su "Il Mattino" di Padova

"NO" ALLA RIFORMA MORATTI

Spettabile redazione,

noi genitori della classe I della Scuola Elementare “Francesco Petrarca” di Padova esprimiamo un grande senso di disorientamento e forti preoccupazioni in merito alla Riforma Moratti.

Da una parte i manifesti elettorali e gli spot televisivi ci parlano di una scuola che “crescerà” con i nostri figli, ci assicurano che avremo più inglese, più tempo pieno, più scelta per le famiglie, più qualità.

Dall’altra parte il primo Decreto Attuativo della Legge 53/2003 e la circolare ministeriale n.59 del 5/3/2004 prefigurano una realtà in netta contraddizione con la retorica dei manifesti elettorali e delle apparizioni in luccicanti studi televisivi.

Abbiamo il forte timore che la Riforma Moratti si traduca, nei fatti, in un impoverimento delle risorse della scuola e dell’offerta formativa. Infatti, l’attuazione della Legge 53/2003 rischia di intaccare il team docente, che ora interviene nella classe con pari responsabilità e con una gestione condivisa nei confronti degli alunni e dei genitori. Riduce ulteriormente le ore di contemporaneità indispensabili per realizzare attività di laboratorio e attività individualizzate o per piccoli gruppi. Diminuisce le risorse per l'integrazione degli alunni diversamente abili o per gli alunni stranieri.

Abbiamo inoltre appreso con stupore che, con la Riforma, neanche lo studio dell’inglese sarà incentivato. Infatti il monte ore totale destinato all’insegnamento dell’inglese rimane fermo a 297. Cambierà solo la distribuzione di queste ore. Infatti prima della riforma era previsto un insegnamento obbligatorio di 3 ore settimanali a partire dalla terza classe (un'ulteriore quota oraria poteva essere aggiunta per chi iniziava lo studio dell'inglese a partire dalla classe prima, portando il monte ore fino a 429); dopo la riforma si studierà 1 sola ora settimanale in prima e 2 ore settimanali nelle classi successive.

Ci siamo quindi interrogati sui motivi che hanno portato alla Riforma della scuola elementare. Negli studi televisivi di “Ballarò” e “Porta a Porta”, il ministro Letizia Moratti ha fatto riferimento, in modo molto generico, ai risultati di alcuni “recenti studi” per giustificare la necessità di riformare la nostra scuola, affermando che le prestazione scolastiche degli studenti italiani sono molto al di sotto della media internazionale.

Non sappiamo a quali studi si riferisse il Ministro dell’Istruzione, sappiamo però che le sole recenti indagini internazionali che si rivolgono a una popolazione di allievi con un’età corrispondente alla nostra scuola elementare, sono gli studi Pirls del 2001.
Tali studi si riferiscono ad una popolazione con un’età compresa tra i nove e di dieci anni ed hanno riguardato 35 paesi europei ed extraeuropei. Sono state valutate competenze di tipo linguistico, relative alle strategie e ai processi di lettura.
Ebbene, i rendimenti degli allievi italiani sono significativamente al di sopra della media internazionale. Infatti l’Italia ha un punteggio medio pari a 541, contro una media internazionale pari a 500. Inoltre, l’Italia è il Paese che in assoluto presenta la differenza più bassa di prestazione tra maschi e femmine. Gli studenti italiani sono in testa alla graduatoria internazionale per un alto indice di stima di sé come buoni lettori, ed anche l’indice di atteggiamento verso la lettura è al di sopra della media internazionale.
I risultati dello studio Pirls sostanzialmente confermano i dati di un’analoga indagine del 1991 (“Trends in children’s reading literacy achievement”).

Ci viene quindi il sospetto che le motivazioni alla base della Riforma non siano dettate, come sarebbe legittimo, da risultati di indagini valutative, ma da necessità di contenimento della spesa pubblica. E’ illuminante, al riguardo il carteggio dell'agosto-novembre 2001, inizio della gestione scuola dell'attuale governo, tra il Ministro dell'Istruzione ed il Ministro delle Finanze, che chiarisce in maniera inequivocabile come una delle maggiori preoccupazioni sia "la riduzione della spesa" .
Il taglio di quasi 6.000 posti di lavoro nella scuola per l'a.s. 2004-2005 ne sono una triste conferma.

Noi riteniamo che la scuola non abbia bisogno di ingegnerie organizzative imposte dall’alto con parole trendy come “tutor”, “portfolio”, “pesonalizzazione”, “piani individualizzati”.
La scuola ha invece bisogno di più risorse, di condivisione, di maggiore attenzione agli allievi in difficoltà, di una classe docente preparata e motivata.

Noi guardiamo con rammarico ed un po’ di invidia ad altri Paesi, come la Francia, in cui ci si sta preparando alla Riforma della Scuola tramite un immenso dibattito (“grand débat”) che ha coinvolto l’intero Paese.

Noi proponiamo pertanto di bloccare l’attuazione della Riforma Moratti e di ripartire proprio dallo slogan che ha accompagnato il varo della Legge 53/2003 “Abbiamo ascoltato gli allievi, gli insegnanti, i genitori”. Ma questa volta passiamo dalle parole ai fatti. Organizziamo un confronto, un immenso dibattito che coinvolga l’intero Paese. Perché la scuola non può riguardare solo la maggioranza di governo, di qualsiasi colore esso sia, ma riguarda tutti i cittadini.

Genitori della I Elementare
della Scuola “Francesco Petrarca” di Padova
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 gp    - 26-05-2004
L'inchiesta IEA-Pirls (associazione internazionale per la valutazione del profitto scolastico) di cui si parla in questa nota ha svolto il suo lavoro di ricerca avendo come finalità la rilevazione sistematica e periodica dell'abilità di lettura dei ragazzi/e di quarta elementare (10 anni) in 35 Paesi Ocse.

Cosa emerge dai dati comparativi e dal confronto internazionale pubblicati nel 2003 e mai resi noti dal MIUR?

I/le nostri/e allunni/e posti di fronte a testi tipologicamente differenti - testi letterari da un lato, testi informativi dall'altro - hanno un rendimento decisamente migliore rispetto alla media dei loro "colleghi" europei.

Il test linguistico effettuato su campioni rappresentativi di alunni tra i nove e i dieci anni (che hanno letto gli stessi testi e risposto alle medesime domande) ha evideziato l'ottima "performace" degli alunni svedesi che si attestano su un punteggio medio pari a 560.

Seguono (nella fascia alta) l'Inghilterra, la Bulgaria e i Paesi Bassi. L'Italia, che ha un punteggio medio di 541 (la media dei punteggi è stata, convenzionalmente, fissata a quota 500) sta nella fascia immediatamente successiva tra i paesi con i più alti rendimenti a dimostrazione del buon lavoro svolto dalla scuola elementare italiana nel decennio in esame: 1991/2001.

Particolare non irrilevante: in Italia la rilevazione ha interessato un campione di allievi della quarta classe della scuola elementare: età media 9,8 anni. Ovvero decisamente inferiore all'età media riscontrata in quasi tutti gli altri Paesi come - ad esempio - la Svezia, che si è collocata al primo posto, nella quale l'età media degli alunni era superiore di un anno (10,8).

E' una differenza della quale è opportuno tener conto nella comparazione dei risultati finali unitamente alla considerazione che le differenze qualitative riscontrate - nel gruppo di testa - sono estremamente contenute.

Di più. L'indagine IEA-Pirls denota che lo sviluppo pedagogico della scuola italiana (nell'ultimo decennio) appare essere stato ispirato da un intento tipicamente solidaristico che ha portato a prestare maggiore attenzione agli allievi più deboli e svantaggiati.

Un modello di sviluppo culturale ben diverso da quello - ad esempio - adottato dagli Stati Uniti nel quale la fascia di allievi socialmente sfavoriti ha ottenuto risultati notevolmente peggiori di quelli italiani mentre quelli favoriti hanno ottenuto "performance da record denotando, una volta di più, la differenza sostanziale tra i due diversi modelli di scuola che potrei così riassumere:

- L'intento della nostra scuola (specie nella prima fase di scolarizzazione) sembra essere quello di promuovere una crescita culturale il più possibile omogenea e, socialmente, equa.

- Il modello anglosassone privilegia invece il, cosiddetto, "merito" ... che merito non è poiché ribadisce e "certifica" le diversità sociali.

O di classe.

Per saperne di più in merito all'indagine internazionale IEA-PIRLS (Progress in International Reading Literacy Study) consulta i seguenti link:

http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=630

http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=627