"Ideali scaduti"
Giovanna Casapollo - 13-02-2002
Il progetto sulla Valutazione scolastica era un’occasione da non perdere se si voleva mettere in crisi quei colleghi che riversano sugli allievi la responsabilità dei fallimenti dell’azione didattica.

“La Valutazione...luogo dove si concentrano e risultano leggibili in modo più netto i tratti distintivi dell’azione didattica...”

Elena aveva avuto il compito di condurre un’indagine conoscitiva sui comportamenti dei docenti relativi ai criteri di valutazione e di programmare ‘l’incontro con l’esperto’.

Così aveva conosciuto Elsa. Per caso.
Qualcuno le aveva dato il suo numero di telefono. Si erano sentite, si erano incontrate.

“...a quali strumenti di verifica ricorri?”
“...come ti comporti di fronte ad
un’impreparazione?”
“...interroghi senza preavviso?”
“...come si svolge l’interrogazione?”
“...che tipo di compiti assegni per casa?”

La metà dei questionari distribuiti rientrarono compilati.

“...come correggi e come valuti i compiti a casa....”
“...come intervieni quando l’alunno manifesta difficoltà...”
“...tieni conto dei problemi familiari...”

Con la sfida negli occhi e un tono suadente ed imperioso, Elsa parlava a docenti attenti e spocchiosi.

“...effetto alone ....effetto pigmalione... giudizi di valore... dissonanza cognitiva... confronti trasversali... longitudinali... modulo di azzeramento.... valutazione sommativa... formativa”

Tra lucidi e fotocopie, di fronte ad un pubblico che si sentiva sotto accusa, Elsa non si arrendeva.

“... nella logica valutativa di tipo tradizionale ci si accontenta di rilevare, allievo per allievo, la differenza tra la condizione iniziale A e la condizione terminale C... ciò equivale a sostenere che l’attività didattica è adeguata per definizione e perciò non soggetta a verifica...”

Nel dibattito difese gli impressionanti risultati del mastery learning, la tassonomia degli obiettivi, i test formativi che saggiano la comprensione di concetti e la loro applicazione in situazioni nuove… la necessità di evitare all’allievo ogni frustrazione inutile e di dargli il gusto di imparare.

Poi, con enfasi, invitò i colleghi ad impegnarsi ad ‘eliminare le cause dell’analfabetismo spirituale di una scuola che frustra ed emargina tanta parte dei suoi allievi i quali maturano inesorabilmente atteggiamenti negativi e di rifiuto verso la cultura e la società tutta’.

Al Bar parlarono di scuola di classe, di pigrizia, di facilismo e permissivismo ammantato di generica apertura al sociale

“lasciano ancora come allora il figlio del manovale con le sue cento parole, contro le mille del figlio del padrone”.

Militanti epigoni di movimenti solidaristi raccattavano briciole di ideali scaduti.

(da Una Prof Qualunque di Giovanna Pisu Casapollo)

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 Riccardo gasperoni    - 17-02-2002
Le tue parole mi riempiono il cuore di speranza e di fiducia per il futuro. Finchè ci sono persone che si interrogano, che ci provano, che lottano per un futuro diverso e migliore, non tutto è perduto.
Ho fatto un intervento al collegio docenti in merito alla necessità di "ascoltare" i bisogni dei nostri allievi, di fare verifiche formative, di interrogarsi sul motivo dell'insuccesso generalizzato.. e mi hanno dato del buonista.
Per fortuna che ci sono ancora persone come te, grazie.