Il Ministro dell'Istruzione e l'Invalsi
Anna Pizzuti - 17-05-2004
Nel Forum di Repubblica con il Ministro Moratti si è parlato anche di valutazione.

La domanda posta, come si può leggere, riguardava l’esame di maturità (sic). Ma il Ministro ha allargato il discorso.

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Come la mettiamo con l'esame di maturità? In sostanza non esiste più. Affidato quasi interamente ai commissari interni, con un solo presidente esterno, perde in efficacia. Ed è un regalo alle scuole private per le quali sarà più facile promuovere i propri alunni senza controllo.

«Lei però deve inserirlo nel nuovo percorso didattico, che prevede valutazioni biennali».

Valutazioni sempre interne alla scuola.

«No, per carità di Dio: non è così! La valutazione biennale è esterna: essa è affidata all'Istituto nazionale di valutazione del Sistema di istruzione. Ogni studente sarà valutato sulla base d'una metodologia nazionale fissata secondo i parametri del1'Ocse. Dovrà rispondere ad alcuni questionari, che poi la scuola provvederà a rispedire all'Istituto Nazionale di Valutazione».

Ma questo serve a fare rilevazioni statistiche campionarie, non certo a stabilire il livello di apprendimento del singolo studente.

«Ma chi lo dice? È un sistema già partito in via sperimentale in moltissime scuole italiane: nel 2003 l'hanno adottato 9.800 scuole su 11.000. Diventerà legge all'incirca tra due mesi. Non sarà una panacea, ma è un criterio di valutazione».

Ma non può sostituire l'esame di Stato.

«L'esame di Stato continuerà a esserci, nelle modalità che abbiamo previsto. Molti osservatori sono favorevoli alla Riforma con questo argomento: i ragazzi, proprio perché sanno di essere giudicati dai propri insegnanti, non si potranno più permettere di non studiare per un lungo periodo, salvo recuperare nel finale».

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Letto il passaggio sull’Istituto Nazionale di Valutazione, non ho potuto fare a meno di notare come il Ministro sovrapponesse la valutazione che compete alle scuole e quella “di sistema” che compete all’Istituto.

Ho ripensato all’
intervista
che il gruppo di lavoro aveva rivolto ad alcuni esperti – anche interni all’Invalsi – ed alla domanda nella quale veniva chiesto quale rapporto (in realtà metodologico, intendevamo noi, non funzionale) esistesse tra valutazione interna ed esterna. Rapporto che gli intervistati avevano decisamente escluso, separando i livelli, secondo quanto, del resto, prevede l’articolo 3 della legge 53/2003.

Mi è sembrato giusto, quindi, chiedere a loro un commento su quanto il Ministro ha affermato.

Ringrazio Giovanni Cominelli e Reginaldo Palermo che mi hanno concesso di pubblicare le loro considerazioni.

Giovanni Cominelli


Credo che la risposta attribuita al Ministro non abbia ben afferrato che i questionari Invalsi proposti alla fine dei bienni non accertano il livello formativo di ciascuno studente, individualmente preso, ma servono solo a fini di valutazione sommativa, statistica. Importantissima, sia chiaro, ma è cosa diversa.
Forse ha esteso indebitamente alla fine di ciascun biennio quella "terza prova" che l'Invalsi predisporrà solo per gli esami finali.

L'art. 3 della Bozza di Decreto legislativo - che deve tornare a breve sul tavolo del Governo, dopo aver passato il vaglio della Conferenza unficata Stat-Regioni - concernente l'INVALSI è molto chiaro:
al comma 1a, assegna all'Istituto il compito di effettuare verifiche peridodiche e sistematiche ecc..
al comma 1b "predispone, nell'ambito delle prove previste per l'esame di Stato conclusivo dei cicli di istruzione, per la loro scelta da parte del Ministro, le prove a carattere nazionale...

Resta il problema che la valutazione formativa è la peggio messa delle tre gambe del Sistema nazionale della valutazione (le altre due essendo, appunto, la valutazione sommativa Invalsi e l'autovalutazione di istituto).

In particolare, l'esame di maturità così com'è, sia tutto interno sia con presidente esterno, non serve più a nulla. Le ragioni sono molteplici, in altra sede occorrerà cominciare a discuterne.Tanto che in Europa si comincia a passare alla certificazione delle competenze (cfr. Europass), a partire da quelle linguistiche.
Non credo che questo governo o il prossimo, quale che ne sia il colore, avrà il coraggio di dichiarare morto l'esame di maturità o di riformarlo in profondità. Perchè la questione di fondo è quella del valore legale del titolo di studio: valore pari a zero!

L'Amministrazione statale si oppone strenuamente a una simile abolizione e con essa i sindacati del pubblico impiego, perchè salta tutta una filosofia del reclutamento, selezione, carriere del personale statale, che dura dal 1859 o, se si preferisce, dall'epoca napoleonica...Gli statalisti di tutte le forze politiche vigilano sul cadavere, impediscono di inumarlo.
Così andremo avanti all'italiana, con un canale di certificazione formale (che fa danni enormi ai giovani preparati e continua a tenere in piedi lo scandalo morale e purtroppo non ancora penale dei diplomifici: il diploma di maturità è ormai la moneta cattiva che scaccia quella buona) e uno di certificazione reale, che si sta imponendo inevitabilmente in Europa e perciò anche da noi...


Reginaldo Palermo

Francamente la risposta del Ministro mi sembra una sciocchezza. Le prove dell'Invalsi non sono state costruite per misurare gli apprendimenti dei singoli alunni e per essere utilizzate con questo scopo avrebbero bisogno di consistenti adattamenti. Per esempio bisognerebbe rendere noti in anticipo obiettivi e contenuti alle scuole, in modo che effettivamente gli alunni arrivino "preparati" alla prova. E' sbagliato, per esempio, porre domande sui tempi verbali composti (come è accaduto quest'anno) se le scuole non sanno che è anche su quello che verteranno le prove.
Ma francamente non mi preoccupo più di tanto delle dichiarazioni del Ministro: credo che i suoi stessi consiglieri e magari anche gli esperti dell'Invalsi avranno modo di spiegarle la differenza fra valutazione formativa, valutazione sommativa e valutazione di sistema.



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