Se il secondo è come il primo...
Maurizio Tiriticco - 15-05-2004
Le Indicazioni per i Licei!
La solita musica…e/o una provocazione?!


Sono in circolazione – e non si sa mai né chi le ha scritte né quale sia il livello di attendibilità e ufficialità – le Prime Indicazioni Nazionali per il secondo ciclo di istruzione.
Vedo che siamo alle solite! Le banalità di sempre! Sono la fotocopia delle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo! Ritornano come dei tormentoni ormai triti i Pecup, i Larsa, i Psp, i Lep, gli ologrammi, le Unità di apprendimento, gli obiettivi formativi, i portfoli, i tutor, gli spezzatini degli orari e tutte le amenità che ci stanno affliggendo per il primo ciclo.
Dovunque io vada – laddove mi si chiede di esplicitare i nuclei essenziali della riforma – non trovo che malumore, disappunto, sconcerto, disorientamento! I docenti a volte non capiscono bene se sono loro a… non capirci più nulla (?) oppure se la “cosa” a cui si trovano di fronte è così complessa e difficile per cui la loro capacità di lettura/comprensione necessiterebbe di una totale riqualificazione! Ed io, ispettore, uomo dello Stato e della Amministrazione, tento il possibile per… rendere digeribile ciò che non lo è affatto!
Insomma, siamo veramente alla frutta, come si suol dire! Ma possibile che gli anonimi estensori perseverino nella produzione di questi pezzi di reale imbecillità quando tutta la scuola e la stessa ricerca educativa insiste nel rimandarli al mittente? Ma le manifestazioni di strada, gli appelli sempre più numerosi di scienziati, ricercatori, addetti ai lavori non servono a nulla? O la scuola che ci viene proposta ed imposta deve assolutamente essere una scuola di regime? E dov’è l’autonomia? Ma, soprattutto, dov’è l’intelligenza?
Insomma, o qualcuno è in grado di spiegarci quale correnti di pensiero ci sono dietro tutta questa macchina infernale, oppure decidiamoci una buona volta a fare piazza pulita di tutte queste assurde proposte e ritorniamo alla nostra saggia e largamente legittimata e comprovata programmazione curricolare! Non sono né un nostalgico né un passatista, anzi sarei desideroso di cambiare, ma… quella che ci viene proposta dagli anonimi è veramente la strada del cambiamento? E gli anonimi insistono nel dire che è tutta colpa del novellato Titolo V! Ma non è così! Che cosa c’entrano obiettivi e contenuti di studio con i nuovi assetti costituzionali, istituzionali ed organizzativi del sistema di istruzione?
Ma chi autorizza questi anonimi estensori a continuare di questo passo? A scrivere ghirigori e geroglifici, a voler costringere i nostri docenti a condurre operazioni rocambolesche, prima per leggere questi documenti assurdi, poi per doverli tradurre in pratiche didattiche? Possibile che non si sia in grado di fermarli questi anonimi?
Ho letto anche altre amenità sui numeri 8 e 9 di “Scuola Secondaria”! Ma possibile che la nostra scuola debba meritarsi cose di questo genere? Continueranno ancora a proporci sequele di obiettivi specifici di apprendimento... o di rincretinimento (sic!?, fatto salvo l’articolo 8 del DPR 275 che li sancisce!), liste di mozziconi di conoscenze e di abilità, scritte senza un minimo di coerenza, di logica tassonomica…
Analizziamo la perla centrale di questa collana di procedure metodologico-didattiche come indicate dalle… Indicazioni! “Il cuore del processo educativo si ritrova nel compito delle istituzioni scolastiche e dei docenti di progettare le Unità di apprendimento caratterizzate da Obiettivi formativi adatti e significativi per i singoli allievi che si affidano al loro peculiare servizio educativo” Si afferma poi che gli insegnanti si assumono la “libertà di mediare, interpretare, ordinare, distribuire ed organizzare gli obiettivi specifici di apprendimento negli obiettivi formativi, nei contenuti, nei metodi e nelle verifiche delle Unità di apprendimento”. E poi che gli obiettivi formativi devono essere coerenti con il Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del Primo ciclo di istruzione (6-14 anni). E poi ancora che l’insieme delle “Unità di apprendimento, individuali, di gruppo di livello, di compito o elettivi, oppure di gruppo classe… dà origine al Piano di studio Personalizzato”. E la schizofrenia è assicurata!
Ma, insomma, per la miseria, io ho fatto il mio liceo nella scuola fascista, ma… - mi si creda – arzigogoli di questo genere non esistevano! A parte la cultura militare e la mistica fascista (erano le Educazioni alla Convivenza Civile – beh! civile non proprio! – di allora!), la chimica era la chimica, il greco il greco, ogni disciplina aveva il suo nome, la sua dignità, il suo rigore, i suoi obiettivi... anche se nessun professore sapeva né pensarli né scriverli! Ho molto pudore a dire certe cose, ma è l’indice della mia costernazione… E, se sono diventato antifascista, lo devo proprio in parte alla scempiaggine delle mistiche, in parte al rigore sostanziale e formale di precisi apprendimenti disciplinari… ed anche ologrammatici – se si vuole – perché i miei docenti sapevano pur sempre indicarci aperture e collegamenti con il mondo del pensare, del ricercare, dell’approfondire…
Oggi, i poveri docenti che onestamente e disciplinatamente mettono mano a stendere… ologrammaticamente – certamente! – Unità di apprendimento, Obiettivi formativi e Piani di studio personalizzati, si trovano costretti ad indicibili acrobazie! Ma la progettazione curricolare non soddisfaceva già alla bisogna di curvare gli insegnamenti agli stili e ai ritmi di apprendimento degli alunni? Anzi, di ciascun alunno? Quanto lavoro abbiamo fatto, avendo come fondamento teorico quella strategia curricolare che a tutt’oggi ancora costituisce un unicum, un punto di arrivo mai smentito per ciò che riguarda l’insegnare/apprendere?
Chi mi spiega per quale ragione non si parla più di curricolo, di progettazione e programmazione collegiale, di consiglio di classe? Chi mi spiega quali sono i fondamenti teorici della nuova didattica?
Sono veramente offeso, offeso da tanta arroganza!

Roma 15 maggio 04


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 Teo Orlando    - 16-05-2004
Intervista alla Moratti e domande ai colleghi che fanno parte delle commissioni sui nuovi programmi

Su "la Repubblica" di ieri è apparsa un'intervista al ministro Moratti in cui i giornalisti mettono in evidenza un problema che io stesso avevo segnalato qualche tempo fa, ossia quello della scarsa trasparenza da parte del ministro nel nominare le commissioni incaricate di predisporre i nuovi programmi attuativi della riforma dei cicli scolastici. Le risposte della Moratti sono però piuttosto elusive e generiche.

Cito:

«Ministro Moratti, una domanda preliminare. Per una vecchia tradizione della scuola italiana, tutte le Riforme sono state fatte con Commissioni nominate per decreto ministeriale. La composizione e le finalità venivano pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Lei ha seguito una strada diversa. Del suo gruppo di lavoro, forse con la sola eccezione del professor Giuseppe Bertagna, non si sa nulla.
" Ho ritenuto che un gruppo ristretto potesse lavorare meglio sulle indicazioni nazionali. Devo anche aggiungere che questo gruppo ha operato in stretto raccordo con gli stakeholder, ossia con le parti sociali coinvolte nelle tematiche della scuola, e successivamente con una Commissione allargata e con 65 associazioni disciplinari. Come vede, s'è trattato d'un lavoro assai approfondito, che è andato ampliandosi in corso d'opera ".
Ma perché non affidarsi fin da principio a una commissione di esperti? Cosa che lei ha fatto prontamente quando è stato sollevato il caso di Darwin: le teorie evoluzionistiche erano state bandite dal primo ciclo, poi sono state riammesse.
" Devo dire che, quando abbiamo consultato le associazioni, sull'evoluzionismo non era stato mosso alcun rilievo. In seguito, dinanzi alle proteste, abbiamo dato una risposta immediata ".
Tutti abbiamo sorriso su questa strana idea di sopprimere l'evoluzionismo dai programmi scolastici. Ma il disagio è stato forte: possibile che un'intera nazione si debba mobilitare perché non venga messa in discussione un'acquisizione scientifica ultracentenaria?
"Ripeto: la consultazione capillare avviata con le associazioni disciplinari non aveva registrato obiezioni. Poi ci siamo mossi con tempestività".
Ma una riforma della scuola, in una realtà complicata come l'Italia, non può limitarsi alla consultazione di 65 associazioni disciplinari. Deve coinvolgere tutte le componenti culturali e politiche del paese. Sul finire degli anni Settanta, il ministro Franca Falcucci arrivò a coinvolgere membri del Movimento Sociale Italiano, quando l'arco costituzionale ne prevedeva l'esclusione. È vero: i tempi si allungano, il lavoro rischia di complicarsi. Ma la democrazia è di per sé complicata.
"Lei ha ragione. Ma è per questo che anche i gruppi di studio che stanno lavorando sui licei, così come quelli che hanno lavorato sul primo ciclo, sono molto più numerosi e articolati, rispondenti alle diverse culture del paese. Una volta concluso il lavoro sulle differenti tipologie della scuola superiore, sarà avviata la consultazione con le associazioni disciplinari. La finalità della riforma è quella di rispondere ai nuovi bisogni d'una società che cambia"».

Come ha proceduto in realtà la Moratti? Subito dopo il suo insediamento, oltre ad abrogare (o meglio, a "sospendere") la riforma dei cicli, ossia la legge 30/2000, varò il Decreto Ministeriale 18 luglio 2001, con il quale procedette alla nomina di un “Gruppo di lavoro ristretto, formato da esperti, allo scopo di svolgere una complessiva riflessione sull’intero sistema di istruzione e, nel contempo, fornire concreti riscontri per un nuovo piano di attuazione della riforma degli ordinamenti scolastici”. Questo gruppo di lavoro, presieduto (come si legge nel decreto citato) dal professor Giuseppe Bertagna, dell’Università di Torino, composto dai professori Chiosso, Colasanto, Tagliagambe, Bottani e Montuschi e coadiuvato da una segreteria tecnica composta dalla dott.ssa Scardaccione e dai professori Sugamiele e Drago, si è progressivamente “espanso” fino a diventare una vera e propria commissione, a sua volta articolata in sottocommissioni, con l’incarico di predisporre le “indicazioni nazionali per i piani di studio” conseguenti alla nuova riforma dei cicli (legge 53 del 2002). Tutto ciò è avvenuto semplicemente in forza del Decreto Ministeriale 31 agosto 2001, Prot. n. 1573/MR, secondo il quale al “gruppo di lavoro costituito con i decreti ministeriali in premessa citati è conferita la facoltà di giovarsi dell'apporto di esperti esterni di comprovata esperienza e professionalità appartenenti al mondo accademico, della scuola, delle associazioni professionali e delle altre componenti sociali che interagiscono con il mondo della scuola”.
Sostanzialmente, ciò ha significato la massima discrezionalità da parte del ministro e dei membri del gruppo di lavoro ristretto nell’indicare e nominare tali “esperti esterni”; è comunque significativo che sui nominativi chiamati a integrare il gruppo di lavoro in qualità di esperti esterni non sia stata data comunicazione agli organi di stampa, né siano mai stati “ufficializzati” con un apposito provvedimento di normazione secondaria. Solo chi ha avuto contatto con qualcuno di coloro che hanno partecipato a una sorta di riunione plenaria a Fiuggi nel febbraio 2003 ha potuto apprendere di chi si trattasse.
Va invece sottolineato come i Ministri Berlinguer e De Mauro si fossero preoccupati di nominare, con appositi decreti ministeriali (D.M. n. 50 del 21 gennaio 1997 e D. M. 15 giugno 2000), le commissioni preposte, in prima istanza, a individuare le conoscenze fondamentali su cui si sarebbe dovuto basare l'apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni, e successivamente alla progressiva attuazione della legge n. 30 del 2000 sul riordino dei cicli di istruzione.
Invece, il fatto che la commissione e le sottocommissioni formate in forza dei decreti dell'attuale ministro abbiano operato confrontandosi scarsamente con il mondo scolastico, accademico e scientifico italiano è dimostrato dal risultato ottenuto relativamente alle indicazioni nazionali per i piani di studio del primo ciclo, dove non si fa menzione della teoria darwiniana dell’evoluzione biologica e dove l’insegnamento della storia antica viene confinato agli ultimi due anni della scuola primaria, con criteri poco chiari relativamente alla sua valenza scientifica.
Sono convinto che sarebbe auspicabile un'interrogazione parlamentare che chiedesse al ministro per quale motivo non si è ritenuto opportuno procedere con criteri ispirati alla più ampia trasparenza e pubblicità delle procedure nel nominare i membri di tale commissione, nel formalizzare dal punto di vista normativo i loro incarichi e nell’informare adeguatamente la stampa, le associazioni di docenti e studiosi, il mondo scolastico in generale sull’avanzamento dei lavori e sulla messa a punto delle indicazioni nazionali dei nuovi piani di studio.
E soprattutto, una volta constatato come la messa a punto dei piani di studio del primo ciclo abbia condotto ad alcuni “incidenti di percorso” (come quello relativo all’insegnamento dell’evoluzione biologica), bisognerebbe indurre il ministro a invertire la rotta per quanto attiene ai piani di studio della scuola secondaria superiore, informando tempestivamente l’opinione pubblica sulle intenzioni della commissione e su tutti i dettagli relativi ai “lavori in corso”.
Sull'argomento avevo rivolto, su questo forum, alcune domande al collega Mereghetti, che dovrebbe far parte della commissione preposta alla riforma dei programmi del liceo classico. Dato che all'epoca non mi rispose, le ripropongo sia a lui, sia ad altri eventuali membri della commissione che capitino su questo forum, sperando che qualcuno voglia rispondere.

Le domande sono le seguenti:

1) Perché l'intera commissione preposta all'attuazione della riforma dei cicli non è mai stata formalizzata con un decreto ministeriale, come accadde invece con quelle di Berlinguer e di De Mauro (cfr. il D.M. 15/6/2000)? Esiste solo un gruppo ristretto, coordinato da Giuseppe Bertagna, che può avvalersi di esperti esterni a sua discrezione (D.M. 31/8/2001); e i nomi di tali esperti non sono stati rivelati al grande pubblico, quasi che occorresse secretarli.
2) Quante volte detta commissione si è riunita dopo i lavori plenari di Fiuggi di un paio di anni fa?
3) Perché nessuno è al corrente di come procedano i suoi lavori?
4) Quali sono i criteri con cui sono stati individuati tali esperti? Si tratta più di criteri scientifico-didattici o di affiliazione ideologica?

Teo Orlando - Gruppo Operativo sulla Scuola dell’ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani


 Massimo Mancini    - 16-05-2004
FINALMENTE!
mi associo col cuore e col cervello ad ogni sillaba di quanto scritto, evidentemente non c'e` limite all'idiozia e soprattutto non c'è più alcun marchingegno capace di contenerla entro limiti sopportabili. Hanno aperto le gabbie. Siamo al sacco del buon senso e della ragionevolezza. Bisognerà combattere perche` nessuna di tali deliranti farneticazioni sopravviva, di questo peraltro sono quasi sicuro, se conosco i colleghi: solo qualche sparuto drappello di irriducibili fiancheggiatori si darà pena anche solo di leggere tali amenità. Quello che realmente temo è una categoria troppo spesso capace di digerire l'indigeribile sottostando con cinica rassegnazione a burocrazie e ritualità insopportabili pur di essere lasciata in pace, atteggiamento solo apparentemente votato al successo viste le condizioni in cui comunque ci ritroviamo...e temo lo zelo di dirigenti scolastici ossequiosi che vorranno distinguersi imponendo ai collegi le *novità'*. A fronte di una moltiplicazione degli *adempimenti* tutto continuerà come prima. Fino a che punto potranno violentare l'intelligenza?
Quo usque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?
Sara' una bella battaglia.
massimo mancini

 ilaria ricciotti    - 16-05-2004
Condivido pienamente le affermazioni di Massimo Mancini . Le sue preoccupazioni sono da tempo anche le mie. La sua voglia di continuare a lottare, perchè questo decreto venga cancellato è ciò che voglio e ciò che ieri molte migliaglia di genitori, insegnanti, studenti e cittadini comuni hanno declamato per le vie di Roma, che ormai è diventata, quasi ogni giorno anche la capitale degli scioperi. Scioperi che non mi risulta siano stati fatti così tanti in tutta la storia della nostra Repubblica.
E questo perchè?

 Luigi    - 16-05-2004
Sono d'accordo in tutto con Tiriticco. Da quando c'è la Moratti chiedo ovunque perchè si contestavano i ministri Berlinguer e De Mauro per la scarsa democrazia nella consultazione sulle proposte e oggi nessuno dice più niente. Non so se sia giusto ma credo che all'epoca, da sinistra, non si volesse cambiare niente preferendo la demogagia del tutto subito qui adesso perchè tutto rimanga com'è!!! La destra non ha idee se non quelle di rifarsi ad un progetto di scuola che risale ad oltre ottanta anni addietro e il resto dei docenti assiste sconcertato quello che succede senza trovare una sponda a cui approdare. Non è vero come dice Mancini che: "Quello che realmente temo è una categoria troppo spesso capace di digerire l'indigeribile sottostando con cinica rassegnazione a burocrazie e ritualità insopportabili pur di essere lasciata in pace". Semplicemente noi insegnanti, noi società civile, noi cittadini non vediamo proposte alternative che riescano a coniugare il bisogno di riforma (ormai riconosciuto da tutti) con proposte serie organiche che - per quanto possibile - cerchino di coinvolgere il maggior numero di persone dentro e fuori dalla scuola.
Luigi

 ciro amaro    - 16-05-2004
Trovo molto pertinente il richiamo alle tematiche del curricolo, della progettazione e programmazione collegiale, del ruolo da svolgere dal consiglio di classe, a questi riguardi.
Tuttavia, credo vada notato che, nelle pratiche reali, molto spesso tali tematiche assumono connotazioni e modalità di realizzazione soprattutto burocratiche e cartacee, nonostante gli spazi che l'autonomia didattica e organizzativa consentano per una loro reale qualificazione.
Certo, le Indicazioni sono approssimative e sanno di artificio, e si prestano esse stesse al rischio di produrre in tali campi una nuova messe di adempimenti burocratici e fini a se stessi.
Forse un merito però ce l'hanno: quello di provare ad indicare, sul piano dei livelli essenziali delle prestazioni da fornire, alcuni principi e criteri di base da seguire (il raccordo tra obiettivi specifici e obiettivi formativi, la progettazione-realizzazione di unità di apprendimento e di PSP come concreta attestazione della progettualità didattica dei docenti, il richiamo alla nozione di ologramma, ecc).
In altri termini, intendo dire, che seppur con gravi limiti di fondo, le Indicazioni cercano di dare qualche risposta a un problema evidente: il carattere, non di rado, solo nominalistico e cartaceo della progettazione del curricolo, delle programmazioni e dei piani di lavoro, a causa di una scarsa definizione di quelle prassi e criteri di massima, e modalità fondamentali operative di riferimento, che dovrebbero sostenerne e garantirne una qualche significativa implementazione e rendicontazione.