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Il rapporto della Croce Rossa
C.R.I. - 12-05-2004
Nel suo “Rapporto sul trattamento da parte delle Forze della Coalizione dei prigionieri di guerra e di altre persone protette in Iraq” la Commissione Internazionale della Croce Rossa (ICRC) attira l’attenzione delle Forze della Coalizione su un numero di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale. Queste violazioni sono state documentate e a volte osservate in occasione delle visite ai prigionieri di guerra, ai detenuti civili e ad altre persone protette dalle Convenzioni di Ginevra (qui di seguito definite persone private della liberta’ il cui status non e’ stato specificamente chiarito) in Iraq tra il marzio e il novembre 2003. Durante le sue visite a luoghi di internamento delle Forze della Coalizione, la Commissione Internazionale della Croce Rossa ha raccolto accuse nel corso di colloqui privati con persone private della liberta’ in ordine al trattamento da parte delle Forze della Coalizione di persone protette durante la cattura, l’arresto, il trasferimento, l’internamento e gli interrogatori.
Le principali violazioni, descritte dal rapporto e comunicate confidenzialmente alle Forze della Coalizione, includono:
- brutalita’ contro persone protette all’atto della cattura e dell’iniziale custodia che hanno portato talvolta alla morte o a gravi lesioni;
- assenza di notifica dell’arresto delle persone private della liberta’ alle loro famiglie causando sofferenze alle persone private della liberta’ e alle loro famiglie;
- coercizione fisica e psicologica durante gli interrogatori allo scopo di ottenere informazioni;
- prolungato isolamento in celle prive di luce;
- uso eccessivo e sproporzionato della forza contro persone private della liberta’ con conseguenti casi di morte o di lesioni durante il periodo di internamento.
Nel rapporto si accenna anche a gravi problemi di condotta delle Forze della Coalizione contro persone private della liberta’:
- confisca di beni privati di persone private della liberta’;
- obbligo delle persone private della liberta’ di eseguire compiti pericolosi;
- tenere le persone private della liberta’ in luoghi pericolosi e non protetti.
Secondo le accuse raccolte dalla Commissione Internazionale della Croce Rossa durante i colloqui privati con le persone private della liberta’, i maltrattamenti durante la cattura sono stati frequenti. Mentre alcune circostanze possono comportare precauzioni difensive e l’uso della forza da parte delle unita’ combattenti, la ICRC ha raccolto accuse di maltrattamenti dopo la cattura a Baghdad, Bassora, Ramadi e Tikrit. La ripetizione di tale comportamento da parte delle Forze della Coalizione andava oltre il ragionevole, legittimo e proporzionato uso della forza richiesto per catturare i sospetti o per vincere la resistenza di quanti si opponevano all’arresto e sembrava riflettere un modus operandi da parte di alcune unita’ combattenti della Forze della Coalizione.
Secondo le accuse raccolte dalla ICRC i maltrattamenti durante gli interrogatori non erano sistematici, eccezion fatta per le persone arrestate con il sospetto di aver violato la sicurezza o ritenute preziose dai servizi segreti. In questi casi le persone private della liberta’ sotto la supervisione dei servizi segreti militari rischiavano di essere sottoposte a tutta una serie di trattamenti duri che andavano dagli insulti, alle minacce, alle umiliazioni fino alla coercizione fisica e psicologica che in alcuni casi era equivalente alla tortura, allo scopo di costringere i prigionieri a collaborare.
La ICRC ha anche cominciato a documentare quello che aveva tutta l’aria di un abuso di potere e di maltrattamenti da parte della polizia irachena, che opera sotto la responsabilita’ delle Potenze Occupanti, ivi comprese minacce di consegnare le persone in loro custodia alle Forze della Coalizione allo scopo di estorcere denaro, l’effettiva consegna di tali persone alla Forze della Coalizione con false accuse o il maltrattamento delle persone in loro custodia durante gli interrogatori adducendo ordini o direttive della Forze della Coalizione.
Nel caso dei “detenuti di massima sicurezza” internati presso l’Aeroporto Internazionale di Baghdad, il loro isolamento per diversi mesi dopo l’arresto in celle prive di luce per 23 ore al giorno costituiva una grave violazione della Terza e della Quarta Convenzione di Ginevra.
La ICRC si e’ anche preoccupata dell’eccessivo e sproporzionato uso della forza da parte di alcune autorita’ carcerarie contro persone private della liberta’ in occasione di manifestazioni di protesta o di tentativi di fuga. Tale uso della forza ha anche causato la morte o gravi lesioni dei prigionieri. L’impiego di armi da fuoco contro persone private della liberta’ quando si sarebbe potuto ottenere il medesimo risultato senza il ricorso alle armi da fuoco, costituisce una grave violazione del diritto umanitario internazionale. La ICRC ha rilevato un certo numero di casi di prigionieri colpiti da proiettili e, di conseguenza, morti o gravemente feriti durante manifestazioni di protesta contro le condizioni di detenzione o durante tentativi di fuga. Le relative indagini avviate dalle Forze della Coalizione sono giunte alla conclusione che l’impiego di armi da fuoco contro persone private della liberta’ era legittimo.
Dall’inizio del conflitto la ICRC ha regolarmente portato le sue preoccupazioni all’attenzione delle Forze della Coalizione. Le osservazioni del presente rapporto sono conformi a quelle fatte precedentemente in diverse occasioni verbalmente e per iscritto alle Forze della Coalizione durante tutto il 2003. Malgrado alcuni miglioramenti delle condizioni materiali di internamento, le accuse di maltrattamento hanno continuato ad essere raccolte dalla ICRC la qual cosa induce a ritenere che i maltrattamenti contro le persone private della liberta’ non avessero carattere di eccezionalita’ e potessero essere considerati una pratica tollerata dalle Forze della Coalizione.
Di conseguenza la ICRC chiede alle autorita’ delle Forze della Coalizione in Iraq:
- di rispettare la dignita’ umana, l’integrita’ fisica e la sensibilita’ culturale delle persone private della liberta’;
- di istituire un sistema di notifiche dell’arresto in modo da garantire una rapida e precisa trasmissione di informazioni alle famiglie delle persone private della liberta’;
- di impedire tutte le forme di maltrattamenti, di coercizione fisica o morale delle persone private della liberta’ durante gli interrogatori;
- da organizzare un regime di internamento tale da garantire il rispetto dell’integrita’ psicologica e della dignita’ umana delle persone private della liberta’;
- di garantire a tutte le persone private della liberta’ un numero di ore sufficienti di aria e la possibilita’ di muoversi e di fare esercizio nei cortili;
- di definire a applicare regolamenti e sanzioni compatibili con il diritto umanitario internazionale e di mettere al corrente i prigionieri, al loro arrivo, di detti regolamenti e sanzioni allo scopo di individuare le eventuali violazioni del diritto umanitario internazionale;
- garantire che le unita’ combattenti incaricate degli arresti e il personale incaricato della gestione dei centri di internamento ricevano un adeguato addestramento e si comportino quindi in maniera adeguata senza ricorrere a maltrattamenti e senza l’impiego eccessivo della forza.




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 Aldo E. Quagliozzi    - 15-05-2004
Scrive Umberto Galimberti nel suo articolo “ Tante parole per nulla “ : “ ( … ) … dice Heidegger: I poeti sono i più arrischianti, ma per questo sono anche i dicenti, mentre gli altri si trattengono nei modi di dire, perché a loro il linguaggio non dice, il linguaggio serve >. E quando non serve il linguaggio diventa “ residuo “. Oggi la nostra civiltà è minacciata di soccombere sotto i propri residui: residui industriali, ma anche residui linguistici, sovrabbondanza di modi di dire, di frasi fatte, di slogan che trasmettono il senso codificato come un dettato ipnotico, riducendo il tasso di comunicazione e sbarrando il rapporto sociale, che non può non soccombere sotto il cumulo dei residui lasciati da un linguaggio morto. ( … ) “

Affinché non si lasci morire il linguaggio dell’uomo, affinché esso non viva solo ed esclusivamente di vuote parole d’ordine, affinché esso serva a dire, a far venire fuori, quanto di più nobile sottostà nell’animo umano, affinché esso esprima sino in fondo l’orrore per i fatti visti o vissuti su questo frammento di universo chiamato Terra, siano essi fatti accaduti in terra d’Iraq o in terra di Israele, o in qualsiasi altro luogo di questa Terra, affinché il linguaggio dell’uomo giunga fino ai potenti con il suo carico di disapprovazione e di rabbia per come essi menano le cose di questo mondo, affinché non muoia ancora la speranza in un linguaggio che sia voce vera dell’animo umano, si trascrivono le voci di tanti cittadini americani indignati per i tragici fatti che vedono il loro Paese trascinato nel pozzo profondo della abiezione e della viltà.

Scriveva William Pfaff, famoso ed attento notista del “ Tribune Media Services International “:
“ ( … ) L’amministrazione Bush fin dall’inizio, ancor prima dell’11 settembre, ha manifestato una certa ostilità nei confronti del diritto internazionale e dei doveri derivanti dai trattati considerati limiti alla sovranità nazionale americana o ostacoli rispetto all’interesse nazionale americano.
( … ) Tutto questo è coerente con un atteggiamento nei confronti della violenza particolarmente caratteristico dei neoconservatori dell’amministrazione Bush che da anni insistono che la storia si fa con la violenza e che, per il bene del paese, una elite di governo ha il diritto di ingannare l’opinione pubblica per conseguire obiettivi che solo i leader sono in grado di capire.
( … ) Quanti si oppongono agli Stati Uniti in Iraq e altrove debbono essere uccisi, ribadisce ripetutamente il ministro della Difesa. Non parla di sconfiggerli e ancor meno ( … ) di negoziare con loro. Un linguaggio disumanizzante è stato deliberatamente utilizzato per descrivere tutti quelli che si oppongono agli Stati uniti. L’effetto cumulativo è stato quello di indurre i soldati americani a ritenere che, nella guerra al terrorismo, erano state sospese ( o comunque seriamente limitate ) le norme del diritto nazionale e internazionale.
Si potrebbe sostenere che l’amministrazione Bush ha creato una condizione di aspettativa, una modalità di comportamento, una ostilità per le tradizionali norme di comportamento militare e un atteggiamento nei confronti degli iracheni, degli afgani e di altri terroristi islamici che hanno aperto la strada alle atrocità.
( … ) … chi ha corrotto questi giovani soldati e soldatesse americani? Direi che la corruzione morale è arrivata da Washington lungo la catena di comando. “

Le lettere sono state inviate da cittadini americani al Direttore del quotidiano “ New York Times “ il giorno 7 maggio 2004.

“ New York.
( … ) E’ già una piccola consolazione che il presidente Bush sia finalmente sceso dal suo piedistallo per porre al re di Giordania Abdullah II le proprie scuse per gli abusi cui sono stati sottoposti i prigionieri iracheni sotto la sua custodia. Ciò che manca adesso è una richiesta di scuse al popolo americano e a tutti gli altri abitanti del pianeta.
( … ) Come americano provo vergogna e umiliazione. Adesso la gente ci odia e diffida di noi come mai mi è capitato di notare prima. Dove sono le scuse che mi sono dovute?
Robert Issen “

“ Somerville, Massachusset.
( … ) Uno dei risultati più inquietanti ottenuti dall’amministrazione Bush è stato l’essersi impossessato del linguaggio della moralità e di averlo ridotto a cosa vuota. La testimonianza offerta dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld non è che l’ultimo esempio di questo fenomeno. < Mi prendo tutta la responsabilità >, ha affermato di fronte alla commissione Difesa del senato.
( … ) Se non dà le dimissioni allora la sua affermazione, come tutta la retorica moraleggiante dell’amministrazione Bush, non ha alcun significato.
Peter Spiegler “

“ Chicago.
Quanto è americano il fatto che il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld possa pensare di trovare < un modo per offrire una riparazione adeguata a quei detenuti che hanno sofferto abusi tanto brutali e crudeli >. Un’affermazione come questa dimostra il livello di incomprensione dei responsabili di questa guerra verso le persone contro le quali stanno combattendo. Non c’è alcuna maniera per riparare all’aggressione sessuale e all’umiliazione pubblica cui il mondo ha assistito questa settimana.
Laura Beth Nielsen “

“ Philadelphia.
Credo che il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld potrebbe dimettersi. Ma prima ci sarà un periodo in cui l’amministrazione lo difenderà strenuamente. Poi comincerà a cianciare in base a come si muoverà l’opinione pubblica. Ma alla fine, quando il presidente inizierà a temere danni ai suoi risultati elettorali, farà in modo che Rumsfeld dia le dimissioni in un modo che permetta di salvare la faccia.
( … ) Questo è il genere di leadership di cui la Casa Bianca è tanto orgogliosa.
Louis Kalikow “

“ Granger, Indiana.
( … ) La condotta di Rumsfeld come segretario alla Difesa ha messo in discussione la credibilità dell’America e le sue capacità di combattere i reali terroristi. Dovrebbe essere rimosso dal suo incarico.
Kathleen Opel “

“ New York.
( … ) A novembre il mondo aspetterà un segnale che dimostri che anche l’elettorato americano comprende la gravità di ciò che è successo.
Barbara Paul “

“ Bordentown, N.J.
Se c’è un elemento caratterizzante e unificante i campi di sterminio, l’arcipelago dei gulag e orrori come il governo del Generale Pinochet in Cile o il regime Baathista in Iraq, è che sotto questi regimi ingiusti e criminali le persone possono essere fatte sparire.
( … ) Se il processo di Norimberga, e tutto ciò che l’ha seguito, ha stabilito qualcosa è che la responsabilità è dei vertici e che aver eseguito gli ordini non può essere considerato né una giustificazione, né una difesa plausibile. Se le persone comuni restano in silenzio, il male prospera. Non un giorno di più. E non in nome mio, come americano.
Carl Zeitz “