"
Non siamo in un paese democratico?"
Il sorriso di Michael Moore si scontra, inesorabilmente, con la fronte aggrottata del portavoce Disney, inquadrato sullo sfondo del magico castello di Topolino: "
Non possiamo pemettere interferenze in un anno di elezioni" è la replica che rimbalza sui telegiornali europei.
In ballo c'è il nuovo
Fahrenheit 911, che tra meno di una settimana dovrebbe presentarsi a Cannes.
Ma il Grande Walt ha proibito alla sua filiale Miramax di distribuirlo.
Si tratta di un "documentario" molto critico rispetto al Presidente Bush, racconta
Le Figaro: pare descriva i legami esistenti tra la famiglia Bush e le grandi famiglie saudite, tra cui quella di Osama Bin Laden, capo di Al Qaeda, insistendo sulla strumentalizzazione a fini personali della tragedia di Manhattan che il Presidente avrebbe messo in atto.
La Casa Bianca, incollerita, ipotizza sanzioni economiche e l'Amministrazione Disney teme un ripensamento da parte del Governatore della Florida, Jeb Bush, fratello del Presidente, in merito a certe agevolazioni fiscali concesse al Parco d'attrazione Disneyland, che si sa non navigare in buone acque.
La scelta non è facile e si discute.
Se è vero che Disney ha versato 5000 dollari per sostenere il Comitato Internazionale del Partito Repubblicano, è altrettanto vero che Miramax, la cui presidenza, per inciso, è dichiaratamente democratica ed antimilitarista , rappresenta un asso nella manica per la capacità di far miracoli in cassetta, producendo lungometraggi a bassissimo costo.
Basta pensare al bilancio di
Bowling of Colombine: uscite tre milioni di dollari, entrate 22 milioni nei soli Usa.
Non sarà perciò impossibile trovare un altro distributore, e lasciare a Disney il diritto di rifiutare l'impresa, come da norme contrattuali stabilite e già applicate ad esempio per
Dogma di Kevin Smith, uscito poco prima del Giubileo.
A Michael Moore spetta comunque una risposta.
Un
paese democratico, gli diremmo noi, è necessariamente intriso di contraddizioni.
Come quella tra il primo emendamento della
Costituzione degli Stati Uniti, che recita: "
Il Congresso non potrà fare alcuna legge ... per limitare la libertà di parola o di stampa; o il diritto che hanno i cittadini di riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al governo per la riparazione di torti subiti" ed il
Patriot Act, che persino da parte repubblicano-conservatrice è stato definito "
la più grande minaccia alle libertà civili del paese".
Si tratta di riuscire a stabilire limiti e priorità, e ognuno, probabilmente, tenta le sue strade.
Il Congresso di certo
ci sta provando.