On. Piera Capitelli - 04-05-2004
Questa settimana riprenderà al Senato l’iter del DDL che deve convertire il decreto 7 aprile 2004 n. 97 e all’opposizione spetterà il difficile compito di indicare una svolta per modificare un testo che nonostante la generosa collaborazione dei senatori/ci di opposizione è ancora inaccettabile.
La maggioranza di centrodestra, confusa, distratta e quasi esclusivamente preoccupata dell’imminente competizione elettorale sembra non essere nemmeno capace di capire il peso del danno arrecato al sistema pubblico dalla legge 53 e da tante piccole riforme, esame di Stato, modifica del sistema di reclutamento, interventi sugli organici e sulle cattedre --- che si sono rivelati esiziali.
Sulla politica del personale, dalla legge 333/01 in poi, è stato un susseguirsi di provvedimenti, tutti contradditori e inefficaci, finalizzati a riparare il danno della 333/01 stessa, che con la unificazione della 3° e 4° fascia di docenti in graduatoria e il riconoscimento senza limiti del servizio prestato nelle scuole non statali, anche non paritarie, ha creato una situazione di confusione e di ingiustizia ormai quasi irreparabile.
Se non ci sarà una svolta questo decreto sarà l’ennesimo maldestro e inutile tentativo riparatore che aggiungerà danno al danno. A situazione eccezionale devono corrispondere mezzi e risorse eccezionali.
Solo la disponibilità per le immissioni in ruolo del 70% dei posti vacanti, che noi invochiamo dal giorno in cui l’abbiamo codificata nella proposta di legge Capitelli alla Camera e Acciarini al Senato, risolverebbe la grave situazione di precarietà e incertezza di molti docenti, che ormai non hanno più né parole né fiato per protestare.
Tutti hanno ragione e tutti potranno ottenere qualcosa, ma ognuno non sarà mai soddisfatto se non si realizzerà quanto da noi auspicato e richiesto. Accontentare gli uni e gli altri, essere giusti con i precari storici e i sissini, con gli insegnanti di sostegno piuttosto che con gli esclusi dai concorsi riservati per una manciata di giorni di servizio è una impresa ormai quasi titanica date le premesse (v. stravolgimento legge 124).
Al legislatore è richiesto coraggio e un po’ di coerenza con la propria politica. Qualunque proposta di transizione non può prescindere da una idea di formazione e reclutamento a regime. Ma è proprio su questi due fattori che il centro destra naviga a vista.
Da una parte l’art. 5 della legge 53, che è un campionario di confusione e indeterminatezza, dall’altra la proposta di stato giuridico dei docenti in discussione alla Camera che rafforza l’idea di chiamata diretta dei docenti da parte della scuola.
Di un’idea di sistema di governo della scuola nemmeno l’ombra (vicenda organi collegiali in giacenza da due anni docet).
Poche parole sulla chiamata diretta: non è chiarissimo che tutto il centro destra voglia proprio questo, ma la Ministra e la Sottosegreteria qualche volta parlano in tal senso. Per noi è una soluzione inaccettabile, iniqua, palesemente incostituzionale.
Ma allora, cosa vogliamo noi a regime?
L’abbiamo ripetutamente affermato durante la discussione dell’art. 5 legge 53 e qui lo riassumo. Numero programmato, esame di accesso alle Sis, che costituiscono il pilastro del sistema della formazione e della selezione, esame finale con valore concorsuale.
E per la transizione? …. Ancora qualche piccola sanatoria, per la quale le Sis possono essere di grande utilità assumendo compito di tipo “straordinario”. Ad esse dovranno essere affidati corsi biennali speciali per il conseguimento dell’abilitazione, con libero accesso e frequenza gratuita, da riservare a tutti i docenti che negli ultimi tre anni o antecedentemente hanno maturato almeno 360 gg. di servizio.
Alle Università lo Stato dovrà destinare i fondi necessari per consentire la gratuità della frequenza o, in alternativa a questa soluzione, attribuire ai corsisti un contributo economico corrispondente alla iscrizione alla Sis nella forma di borsa di studio o di detrazioni fiscali.
Caro centro destra: se ci sei, batti un colpo!
Ci vogliono idee per governare, non solo bugie come quella dei 60.000 docenti che avreste immesso in ruolo. Se questo è potuto accadere è perché altri avevano ripreso l’iter concorsuale con uno sforzo organizzativo ed economico eccezionale!!
On. Piera Capitelli
Pavia, 3 maggio 2004