I giovani e il Cardinale
Marino Bocchi - 07-04-2001
IL BRACCIALETTO
“Secondo i dati diffusi dall'Oms, il 20% dei giovani soffre di disturbi mentali da leggeri a gravi, una percentuale destinata ad aumentare, tanto che nel 2020, prevedono gli esperti dell'organizzazione di Ginevra, le patologie neuropsichiatriche infantili saranno tra le prime cause di disabilità, malattia e morte dei bambini….. Ansie, anoressia, depressione, sindromi ossessivocompulsive, disturbi dell'attenzione e comportamenti aggressivi o autolesionisti si manifestano con precocità lacerante. Si abbassa l'età di insorgenza del disturbo e crescono depressione e suicidi, ma di frequente senza che la famiglia o la scuola sappiano riconoscere i segni di problematiche che invece, se affrontate in tempo e nel modo opportuno, possono essere curate e guarite ” (Repubblica, 7 aprile).
Con l’aria che tira, e’ facile immaginare la risposta degli adulti, insegnanti, genitori, istituzioni e mass media, che difficilmente concidera’ con quella suggerita dal prof. Caffo, docente di neuropsichiatria infantile e presidente di Telefono azzurro: «L'errore peggiore è la disattenzione, il non capire quello che un ragazzo sta facendo. Il consiglio è di prestare attenzione. Ma che sia un'attenzione di qualità, che segua il suo sviluppo, evitando di imporre un controllo quando invece il bambino è già in grado di avere molti spazi di autonomia». Niente affatto, caro professore: sorvegliare e punire, e’ la ricetta giusta. Abbasso la cultura libertaria, vada al diavolo Foucault. Se il disagio assume forme autolesioniste, che si arrangino; se disturba l’ordine sociale, allora intervenga il dott. Antonio Gagliardi, magistrato di Latina: “I tempi sono cambiati, a 16 anni sono adulti a tutti gli effetti. Basta con l'impunità garantita, risorsa per mandanti ed esecutori e causa del dilagare di reati gravissimi nella fascia tra i 16 e i 18 anni. Abbassiamo, ai fini del processo penale, la soglia della maggiore età”. E magari introduciamo anche per i minorenni il braccialetto elettronico alla caviglia : cosi’ saremo finalmente una societa’ moderna, che sa cosa farsene delle moderne tecnologie.

BRAVI RAGAZZI
1) .Secondo una ricerca condotta dall’Unione degli studenti (Uds), la quale ha distribuito dei questionari nelle scuole di 16 citta’ a un campione di 3276 studenti tra i 16 ed i 19 anni, frequentanti la terza, quarta e quinta superiore, il 60% degli alunni italiani ritiene che l’omosessualita’ sia una variabile naturale, un altro 25% pensa invece che si tratta di una scelta mentre solo il 13% risponde che si tratta di perversione o malattia. La percezione dell’omosessualita’ viene definita incoraggiante e corretta, da parte dei curatori della ricerca.
2).Brutte notizie per la Nike, la multinazionale delle scarpe piu’ indossate al mondo. Duecento studenti del Liceo Mamiani di Roma hanno fatto saltare la conferenza stampa durante la quale la societa’ avrebbe dovuto presentare se stessa come sponsor di un torneo di calcetto fra le scuole di Roma. “I sindacati non entrano nelle loro fabbriche”, “I loro ritmi lavorativi sono disumani”, “Sfruttatori di adulti e bambini, se ne fregano delle legislazioni sociali”, era scritto sui manifesti.
Il nesso fra le due notizie Ansa? Ci sono ancora dei bravi ragazzi in circolazione.

ORA DI RELIGIONE
Il cardinale Biffi, arcivescovo di Bologna, ha le idee chiare sul tema: se vogliono integrarsi sul serio i musulmani dovrebbero studiare il Vangelo e i loro figli frequentare l’ora di religione nelle scuole pubbliche. Perché “non conoscere il cattolicesimo - la "religione storica" della nazione - vuol dire precludersi un'autentica e sufficiente comprensione dell'italianità». Nello stesso articolo di oggi su Repubblica gli risponde il presidente del centro di cultura islamica bolognese, Radwan Altounji: : «Facciamo così - dice - insegniamo ai nostri figli a scuola sia la religione cattolica che quella musulmana. Due ore per la cattolica e una per la musulmana, ogni settimana. Biffi sarebbe d'accordo? Noi sì». Noi no. Non sarebbe ecumenico, perche’ le altre 614 religioni professate in Italia subirebbero una grave discriminazione. Due ore al cattolicesimo, una all’islamismo, un’altra all’ebraismo e via predicando. Resterebbe appena il tempo per occuparsi delle tre I.

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