Dalla scuola dell' autonomia all'autoscuola
Luciano Zatta - 30-04-2004

Negli ultimi anni la parola d'ordine che è risuonata in tutte le scuole italiane è stata senza ombra di dubbio "autonomia". Improvvisamente consuetudini e sicurezze che sembrano destinate a perpetuarsi fino alla fine dei tempi sono state messe in discussione, generando - come sempre accade per le novità - timori e dubbi. Preoccupato di questa situazione, il sollecito Ministero dell'Istruzione, con la collaborazione del Ministero delle Infrastrutture, ha pensato di ricorrere ad un correttivo che rendesse meno traumatico l'effetto di quella misteriosa parola. Ecco la soluzione : d'ora in avanti non si parli più di scuola dell' autonomia ma di una scuola più familiare e graduale: si parli dunque di autoscuola.
Il mio può sembrare un gioco di parole, un'assonanza creata ad arte per suscitare forse un sorriso, ma vi assicuro che non è così. Basta consultare un documento elaborato dal MIUR e intitolato "Certificato di idoneità alla guida del ciclomotore obbligatorio per i minorenni dal 1° luglio 2004"; il sottotitolo, con involontario umorismo, recita: "Linee guida". A pagina 3 del documento si legge testualmente: " La legge (ndr. n° 214 del 1 agosto 2003) conferendo ai destinatari (ndr.: i minorenni alla data del 1°luglio 2004) la facoltà di seguire un corso, gratuito presso le scuole o a pagamento presso le autoscuole, contestualmente obbliga le istituzioni scolastiche e le autoscuole ad organizzare i corsi (ndr.: per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida)". Più chiaro di così: le scuole sono autoscuole, le autoscuole sono scuole! Più avanti ( pagg. 5-6) si precisa che i corsi hanno una durata di 20 ore così ripartite: 12 ore saranno tenute da esperti in possesso di competenze specifiche inerenti il codice della strada e l'istruzione alla guida, 8 ore invece dovranno essere svolte dai docenti della scuola e riguarderanno l'educazione alla convivenza civile. Non si scappa: gli ordini non si discutono, si eseguono!
All'interno di questa cornice impositiva si inseriscono, con effetto a mio avviso straniante, ben tre riferimenti all'autonomia scolastica, dai quali però si desume che tale "autonomia" è puramente esecutiva, avendo il Ministero preventivamente individuato l'esigenza (intervenire sul problema dei minorenni alla guida dei ciclomotori), gli strumenti (istituzioni scolastiche e autoscuole) e gli interventi (corsi di 20 ore articolati in due fasi).
Che "autonomia" sia una parola del tutto incongrua nel contesto del documento, si può desumere dal termine con cui si designa colui o colei che nella scuola è responsabile della gestione dei corsi, vale a dire l'operatore. Derivato dal latino tardo "operator", il termine designa colui che presta la propria opera e svolge un ruolo pratico - esecutivo in una organizzazione complessa. Il linguaggio burocratico ci offre una vasta gamma di attestazioni: operatore ecologico, operatore sanitario (paramedico), operatore scolastico (bidello). La "brutalità" lessicale e concettuale del documento ministeriale si spinge fino al punto di precisare (pag.6): " Il Dirigente scolastico (sic) può assumere la funzione di operatore responsabile della gestione dei corsi o delegarla a un suo fiduciario".
Ho lasciato per ultima l"indicazione più allarmante del documento: la scuola deve svolgere 8 (dicasi otto) ore di educazione alla convivenza civile. Anche in questo caso dobbiamo essere grati alla "brutalità" espressiva del testo, perché ci mette di fronte alle "magnifiche sorti e progressive" verso cui siamo guidati. Mi limito a due considerazioni. Innanzi tutto, non essendo umanamente concepibile un processo educativo che in otto ore possa raggiungere un obiettivo così ambizioso, si deve ritenere che il termine educazione sia stato impropriamente usato al posto di istruzione, da intendersi in questo caso come l"atto di impartire delle regole di comportamento. L'abuso del termine "educazione" è un fenomeno in atto da alcuni anni nella scuola e purtroppo pare destinato ad aggravarsi. All'orizzonte incombono minacciose nuove e più aggiornate educazioni (alimentare, all'affettività, alla legalità) e, in preda ad un "cupio dissolvi", verrebbe voglia di aggiungerne altre: all'uso dell'acqua, al risparmio energetico, agli investimenti in borsa e nei titoli di stato, all'ozio garantito. Checché ne dicano gli esperti e il Ministro dell"Istruzione, siamo agli antipodi rispetto a quella tradizione umanistica che per secoli ha perseguito la formazione completa dell'uomo (doctrina e virus) attraverso un patrimonio culturale responsabilmente selezionato e appassionatamente studiato e difeso: le humanae litterae. In secondo luogo osservo che l'indicazione del testo ministeriale, riducendo l'educazione a istruzione impartita nella classe per un predeterminato numero di ore, cancella l'idea della scuola come ambiente educativo in cui tutto (persone e strutture) dovrebbe essere volto alla crescita equilibrata e alla maturazione dei giovani, aiutati da adulti consapevoli e responsabili all'acquisizione del rispetto di sé, degli altri e dell'ambiente.
Sono queste le riflessioni, per molti aspetti amare, suggerite da un documento ufficiale che rischia di passare inosservato o di essere subìto con rassegnazione come tanti altri in passato. Non dobbiamo rinunciare almeno ad esprimere il nostro disappunto e a denunciare le manipolazioni e gli abusi commessi ai danni della nostra lingua.
"Che magra consolazione!", osserverà a questo punto qualcuno che avrà avuto la pazienza di seguire i miei sragionamenti. Sì, è proprio magra, ma è meglio che niente. Ma attenti, pronunciamo sottovoce questo aggettivo, o forse sarebbe meglio non pronunciarlo affatto. Sarebbe infatti una vera iattura se giungesse all'orecchio del Ministro dell'Istruzione, perché in un battibaleno , dopo aver consultato il Ministro della Salute, potrebbe obbligarci a seguire un corso di rieducazione alimentare per fare in modo che la nostra consolazione raggiunga almeno il peso forma.

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 biri    - 14-08-2007
Nel progetto di autonomia si parla della riforma perpetrata nella notte tra il 16 e il 17 agosto del 1969 tra il viceministro dell'economia e il sottosegrtario dell'istruzione (di cui non ricordo i nomi)? e se è così come possiamo combattere questa legge? Iio suggerirei di seguire il modello di Gandhi e attuare una lotta non violenta...a proposito gli inglesi ritengono ancora l'India propria colonia? c'entra qualcosa con la colonia di cuvignone?