Il Manifesto
L'Ue si divide sul mais BT11. Ma l'Italia per la prima volta vota sì
La bocciatura di ieri lascia mano libera alla commissione europea che già si era pronunciata a favore del mais geneticamente modificato della Syngenta
LUCA FAZIO
A Lussemburgo non c'era. Il ministro nero/verde Gianni Alemanno forse
martedì aveva di meglio da fare, e così il lavoro sporco lo ha affidato al sottosegretario di stato all'agricoltura, Paolo Scarpa Bonazza. E toccato a lui, dopo aver partecipato alla riunione del consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea, ammettere che questa volta, e per la prima volta,
D'altronde la moratoria aveva proprio l'obiettivo di bloccare nuovi ogm in attesa di una legge, ma adesso la legge c'è: è in vigore dal 18 aprile e prevede l'obbligo di indicare sull'etichetta la presenza di ogm superiore allo 0,9%. E proprio l'etichettatura fa dire a Coldiretti che, al di là di qualsiasi autorizzazione, l'ultima parola sarà sempre del consumatore: «Siamo di fronte a un insuccesso annunciato che comunque scoraggerà gli operatori a proporli sul mercato nonostante il sorprendente voto dell'Italia».
Il sottosegretario Scarpa Bonazza, oltre a nascondersi dietro all'etichettatura, sostiene che l'Italia questa volta ha detto sì anche in conseguenza al «parere favorevole del consiglio superiore italiano della sanità». Una scusa poco credibile, perché se il ministro Alemanno avesse dato retta al suo collega Sirchia l'Italia sarebbe da tempo terra di conquista per le multinazionali del biotech. «Ci auguriamo che il voltafaccia compiuto oggi dal dicastero del ministro Alemanno non si ripeta nelle prossime settimane quando si voterà per evitare la contaminazione delle sementi o per dare il via a nuova varietà ogm», commenta Federica Ferrario di Greenpeace.
Ivan Verga, vice presidente di Verdi Ambiente e Società, chiede che Alemanno «chiarisca questo brutto pasticcio smentendo l'operato del proprio sottosegretario», e ricorda che comunque il mais BT11 in Italia non può essere commercializzato: «E' uno dei quattro mais gm di cui Vas ottenne il divieto alla commercializzazione con il decreto Amato del 4 agosto 2000». Anche Ermete Realacci (Margherita) si dice sorpreso dalle pirolette di Alemanno, «il ministro è sempre stato chiarissimo sulla questione e allora perché non si è opposto a questo lasciapassare?». Secondo Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in commissione agricoltura, il ruolo equivoco del governo italiano è ancora più preoccupante visto che «si stanno moltiplicando studi scientifici indipendenti che pongono crescenti ombre sulla sicurezza dei prodotti ogm».
Proprio in questi giorni, infatti, hanno destato scalpore le rivelazioni pubblicate dal quotidiano francese Le Monde in merito alla pericolosità del mais transgenico MON863 della Monsanto, che la settimana scorsa aveva ottenuto un primo parere favorevole dalla commissione scientica europea (Aesa). Secondo uno studio della Commissione di genetica biomolecolare francese (Cgb), da sempre favorevole alla commercializzazione degli ogm, invece il MON863 è pericoloso. Alcuni topi nutriti per 90 giorni con quel mais hanno subìto importanti malformazioni: aumento significativo dei globuli bianchi e dei linfociti, abbassamento dei globuli rossi, aumento significativo della glicemia e presenza di anomalie infiammatorie dei reni.