Tot capita tot sententiae
Pino Patroncini - 27-04-2004
Quando tre anni fa Dandini, Guzzanti & Co. durante le trasmissioni de “L’Ottavo Nano” parodiavano la Casa delle Libertà simulando un appartamento in cui ognuno faceva ciò che voleva infischiandosene degli altri pensavo che si trattasse di una esagerazione funzionale alla satira. Oggi assistendo ai comportamenti dei condomini della Casa berlusconiana di fronte alla “riforma” scolastica voluta dal Ministro Moratti comincio ad avere seri dubbi che si trattasse solo di tecniche di scena.
E non mi riferisco agli spot ministeriali e ai manifesti di Forza Italia, degni di Zelig (non quello di Bisio, quello di Woody Allen), che ora inneggiano al tempo pieno, convinti che l’elettorato si farà infinocchiare e lo scambierà con il vecchio doposcuola.
No! Mi riferisco al balletto intorno a quella che dovrebbe essere la riforma della secondaria superiore.

Confindustria salva il tecnico e affonda il professionale.

L’inizio alle danze lo ha dato alcuni giorni fa l’on. Valditara di AN con un articolo sul Sole 24 Ore dove di fronte alle incertezze che attraversano gli istituti tecnici si affrettava a dire che sarebbe stato bene che l’eredità di quegli istituti fosse trasferita pari pari nei licei tecnologici dando ad essi una adeguata articolazione in indirizzi.
Una posizione assai differente, anzi persino inconciliabile, con il documento ministeriale che, distribuito qualche tempo fa a Fiuggi, preconizzava il liceo come scuola della “theoria”, modellato essenzialmente sul liceo classico e figurava un liceo tecnologico con molta idea, storia e filosofia della tecnologia ma senza laboratori e con poco spazio per la tecnica professionale.
Pochi giorni dopo a questa posizione faceva eco la Confindustria che in un convegno tenuto a Vicenza sosteneva un’articolazione del liceo tecnologico in ben nove indirizzi, praticamente quasi tutti corrispondenti alle stesse aree in cui, se si doveva credere ad una intervista rilasciata dal consigliere del Ministro prof. Bertagna, si sarebbe dovuta suddividere l’istruzione professionale.
E non solo: i docenti, in questo disegno, sarebbero soprattutto di professionalità tecnologiche, docenti di laboratorio, esperti esterni (anche se scelti possibilmente dal capo s’istituto).
Naturalmente Confindustria fa finta di non ritenere in contraddizione la proposta né con la legge 53 né con quanto il Ministro e il suo seguito sono andati fin qui dicendo. Ma il Ministro ha guardato bene dal trovarsi presente a una riunione tanto autorevole quanto imbarazzante e i suoi rappresentanti hanno solo promesso di passare le carte.
La cosa più interessante del progetto di Confindustria è che il tutto andrebbe inserito in Poli Tecnologici, intesi come vere e proprie cittadelle educative articolate dal punto di vista formativo, organizzativo e territoriale che possono comprendere, negli stessi settori e indirizzi, il Liceo Tecnologico, i corrispondenti percorsi dell’istruzione e formazione professionale, eventuali corsi EDA, corsi serali e un’offerta stabile di formazione superiore.
Secondo Confindustria sembrerebbe che avvicinando, magari solo fisicamente, le scuole, si tenga un po’ più distante il principio di separazione della secondaria superiore come è scritta nella legge 53: “il secondo ciclo è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell'istruzione e della formazione professionale” e “ferma restando la competenza regionale in materia di formazione e istruzione professionale…”
Già, la formazione e istruzione professionale! Il sistema previsto da Confindustria salva il tecnico dalla paura della regionalizzazione, ma affonda del tutto l’istruzione professionale, la quale già comunque a rischio per i movimenti dell’utenza, così sarebbe proprio ricacciata in un ruolo di scuola di risulta delle professioni tecniche.

Per l’assessore invece vivremo tutti felici e contenti

A questa obiezione sembra invece voler rispondere l’assessore all’istruzione e all’edilizia scolastica della provincia di Milano, Paola Frassinetti, degna “successora” potremmo dire, dell’on. Valditara, che ci tiene a dire di essere avvocato, la quale, consapevole del maestro che sul letto di morte disse ai discepoli “uno solo di voi mi ha capito e quell’unico mi ha frainteso”, si sbilancia mandando una lettera a dirigenti, docenti e ata in cui si candida a “prossimamente gestire, su delega regionale, in conseguenza della recente sentenza della Corte Costituzionale, il personale delle scuole”.
Scopo della lettera? Eccolo: “…nella mia qualità di Assessore Provinciale all’Istruzione e all’edilizia scolastica, sento il dovere di darvi qualche chiarimento e di rassicurarvi in ordine all’applicazione della legge 53/’03 di riforma della scuola.”
E quali sono le rassicurazioni? Le scuole aspirano a diventare licei tecnologici oppure temono di passare nel sistema regionale di formazione professionale? Niente paura!
“In realtà nessuna di queste due ipotesi potrebbe automaticamente realizzarsi né la legge 53/’03 lo prevede (…) Ordinariamente nello stesso Istituto scolastico dovrebbero essere presenti tutte le possibili opzioni, quella liceale e quella professionalizzante, con la possibilità di conseguire qualifiche almeno triennali, livello minimo previsto dalla legge 53/’03, oppure quadriennali (con laboratori, LARSA, che permettano anche l’accesso all’Università) e corsi di alta qualificazione superire post-diploma.”
Una bell’idea di integrazione, quindi, ma la legge 53?
Uffa, ragazzi ! - sembra dire la nostra assessora -quante volte ve lo devo dire che “ la recente sentenza della Corte Costituzionale (13 gennaio 2004) chiarisce che, in applicazione della Riforma del Titolo V° della nostra Costituzione, pienamente operante dopo il recente Referendum Popolare, non è più compito dello stato gestire il personale scolastico, oggi amministrato dal MIUR, né reclutarlo, una volta rispettati gli indirizzi generali riservati allo Stato, ma tutto passa sotto il controllo delle Regioni che lo gestiranno, tramite delega agli Enti Territoriali (Comune per la fascia dell’obbligo e Provincia per la Secondaria Superiore).”
Tutto fatto dunque e a Milano sapremo che saremo tutti provinciali. E il passaggio alla regione?
“Essendo già oggi secondo la Costituzione il personale scolastico tutto di competenza regionale, non si vede come possa continuare ad agitarsi come uno spettro minaccioso il rischio del passaggio di alcuni segmenti formativi alle Regioni.”
Insomma eravamo già regionalizzati in Lombardia e non lo sapevamo. Tremo all’idea di cosa potrebbe dire l’assessora Frassinetti agli ammalati se invece che all’istruzione fosse alla sanità!
Comunque, dulcis in fundo: “Entrambi i sistemi convivranno all’interno della stessa scuola, con insegnanti che opereranno anche contemporaneamente in entrambi i sistemi, liceale e professionale, con uno stesso Dirigente Scolastico e con gli stessi Organi Collegiali di gestione.”
Ah bèh! Se ci sono anche lo stesso Dirigente Scolastico e gli stessi Organi Collegiali, non manca proprio nessuno: è certo che vivremo felici e contenti, tutti insieme appassionatamente!

Ma i sogni muoiono all’alba

Naturalmente, al di là di alcuni strumentalismi, ben venga che si riapra anche nella maggioranza un dibattito su questa “riforma” e sulle sue improvvisazioni decisioniste. Alcune delle cose che sono state dette sono sagge, anche se nulla può essere risolto se non si affronta il difetto che sta nel manico: l’idea di segregazione sociale culturale e pedagogica che è sottintesa nella separazione in due canali della secondaria superiore, ma che si prepara già prima nella separazione tra le discipline intellettuali del tutor e quelle manuali dell’aggiunto, nella riduzione delle ore di tecnologia, nella separazione tra chi avrà bisogno di più ore e chi no, e anche tra chi potrà avere più ore e chi no.
Che il nodo sia questo c’è chi l’ha ben chiaro. Infatti non era neppure finito il convegno di Confindustria che Mario Mauro responsabile scuola di Forza Italia ha ribadito “ Abbiamo detto che riformiamo l’intero sistema dell’istruzione dando vita a un canale dei licei e a un altro canale dell’istruzione e formazione professionale e quest’ultimo deve includere anche l’istruzione tecnica. Sarebbe problematico accorgersi che una grandissima intesa sui temi dell’istruzione da parte della maggioranza viene messa in discussione quando si comincia a entrare nel merito.”
Si tratta di una dichiarazione che non lascia molto spazio alla fantasia e neppure agli equivoci di chi vuole raccontarci che la storia è un’altra!



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