breve di cronaca
Libri di testo a Docet
Arturo Ghinelli - 20-04-2004
“Il libro, per sua natura, quasi fisicamente, è soltanto lo strumento di un insegnamento uniforme, eguale per tutti, nei contenuti e nei ritmi.”
Questa affermazione è stata fatta da Federico Enriques, a nome dell’Associazione Italiana Editori, al Convegno ”Le ragioni della riforma” indetto dalla Direzione Regionale per l’Emilia Romagna il 16/04 a Bologna nell’ambito di DOCET.
Per questo motivo Enriques ha cercato poi, arrampicandosi sugli specchi, di dimostrare, nel seguito del suo intervento, che con la riforma il libro di testo diventerà uno spartito musicale, che in mano al docente gli consentirà di assecondare i diversi stili e tempi di apprendimento degli studenti. E non poteva che essere così,altrimenti avrebbe dovuto ammettere che il libro di testo viaggia in rotta di collisione con la personalizzazione, principio fondante della legge 53.
Tuttavia Enriques ha fatto un’altra importante confessione durante il suo intervento:
“Gli editori, tutti gli editori contemporaneamente, circa venti mesi prima della loro pubblicazione (perciò novembre 2002) hanno conosciuto delle bozze di Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati. Queste “indicazioni” rappresentano quanto di meglio degli operatori culturali si sarebbero potuti aspettare?Probabilmente no.”
Il rappresentante degli editori ha dato atto al Ministero di queste anticipazioni, che si sono rivelate affidabili basi di lavoro, e ha manifestato tutta la disapprovazione della categoria verso la prospettiva che le “Indicazioni” vengano mutate assai presto. Visto che già queste “Indicazioni” provvisorie hanno costretto gli editori premurosi a preparare delle integrazioni ai libri di testo già in uso per la 4°e la 5° elementare, che non dovrebbero adottare ma dovrebbero anticipare storia antica e geografia dell’Italia,scaricate dalle medie appunto sugli ultimi due anni delle elementari.
Infine Enriques ha lamentato che invece non ci siano ancora anticipazioni sulle “Indicazioni “ per le scuole superiori e “non è affatto detto che, nei primi mesi dell’anno in cui dovranno essere pubblicati vi sarà una disponibilità delle officine grafiche quale quella che si è avuta quest’anno, a causa, purtroppo di una congiuntura pessima del settore”.
“E poi,nelle superiori,i compiti appaiono più difficili - è sempre Enriques che parla -. Si pensi solo quale sfida professionale costituirà, per un editore, la preparazione di strumenti per la formazione tecnico professionale, con le variabili regionali, con un prevedibile tasso assai elevato di alunni stranieri e di alunni con certificazioni di diversa abilità”.
Il rappresentante degli editori perciò ha ammesso che c’è ancora tanto da fare, e non sarà facile, specie ”in condizioni economiche rese più difficili da una circolare sulle adozioni, che, bloccando il tetto di spesa, finisce per limitare le risorse che gli editori potrebbero dedicare all’innovazione”.
Questo si chiama parlar chiaro. Dopo aver ascoltato Enriques mi rimane solo un dubbio: sapranno gli insegnanti dimostrarsi altrettanto responsabili degli editori? o,insuperbiti dal fatto di essere diventati autonomi, preferiranno scegliere libri alternativi a libri di testo così improvvisati e provvisori?
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