Anna Pizzuti - 22-04-2004 |
Ieri anche io ho visto questo film. Con i miei alunni. Ho dovuto farlo, altrimenti non avrei potuto discuterne con loro. Confesso, però, di essere fuggita via poco dopo l'inizio del secondo tempo. Non per la crudezza delle immagini, ma per un disagio profondo, che sentivo crescere dentro di me e che poi mi ha accompagnato per tutto il giorno. Ho provato a raccontarlo a qualche persona amica, per spiegarlo anche a me stessa, senza riuscirci. Il fatto è che la domanda che mi urgeva dentro, via via che guardavo era: perchè proprio ora, questo film? Una domanda molto laica, che prescinde dall'argomento specifico. So bene che l'opera d'arte o pretesa tale nasce e vive di vita propria e che la contestualizzazione è un'operazione meccanica e limitante, ma so anche che esiste uno "spirito dei tempi" che permea ed emana da ogni singolo atto e pensiero, da quello piccolo nostro a quello grande o preteso grande. Perchè ora, mi chiedevo, che la confusione più grande regna sotto il cielo dei rapporti tra fedi, culture, modi di essere? Perchè ora, nel momento in cui i più avveduti scoprono, se pure ce n'era bisogno, quanto complesso, quanto diverso, quanto non categorizzabile sia l'oriente, vicino o lontano, mentre trionfa, per responsabilità del più cieco occidentalismo, il pensiero rozzo, tagliato con la scure? E la visione corrispondente si trasforma in bombe e cannonate da una parte e genera altrettante bombe e cannonate dall'altra? Quella polvere, quelle masse urlanti, quella violenza del Crucifige, che sono state lette come un volerci ricordare la colpa atavica attribuita ad un popolo, io l'ho letta, attraverso il personaggio di Pilato anche come un volerci dire: ecco di cosa sono capaci da quelle parti, quelle genti. Tutte. "Esageri, come sempre" mi diceva stamattina una collega e sicuramente aveva ragione, eppure so che viviamo tempi in cui bisogna stare attenti, più che mai attenti, ai messaggi che ci arrivano, soprattutto a quelli sui quali si mette la maschera delle emozioni, complesse ed elementari allo stesso tempo. Altri invece mi dicevano: così è stato e così va rappresentato. Ed è vero che così è stato, ma è la funzione della rappresentazione che non comprendo. Una storia LA STORIA più conosciuta e raccontata, per secoli e secoli, aveva bisogno di questa ulteriore rappresentazione? Così consona ai tempi, così appiattita su quanto di peggiore c'è nei nostri tempi: l'assuefazione alla violenza rappresentata, esasperata sempre di più, perchè sempre di più ci sconvolga? Ai ragazzi però è piaciuto, ne hanno riportato un'emozione viva. Qualcuno, certo, è fuggito via sconvolto, dalle immagini. Altri, sprovveduti ed acuti allo stesso tempo, hanno colto e registrato l'essenza della figura del Cristo: il discorso della montagna. Mi hanno detto: che belle quelle parole... come se le sentissero per la prima volta, o meglio, come se le comprendessero per la prima volta. Una vittoria del film o un fallimento nostro? |