Voglia di sciopero?
Sandra Coronella - 19-04-2004

Abito in una piccola città di provincia, dove non c’è molto movimento, né molto dibattito politico... A scuola incontro persone che credo pensino e si comportino “mediamente” come tanti altri in Italia. Da noi le azioni di lotta, gli scioperi, le iniziative, non hanno mai risultati eclatanti o fallimentari... potremmo andar bene, insomma, da *seggio campione*...
Faccio questa premessa per dire che internet, la rete, è la mia finestra sul mondo, anzi, tante finestre…
Da alcune di queste vedo situazioni simili a quella in cui vivo, persone arrabbiate, persone anche un po’ stanche, disorientate, sfiduciate, che a volte mi chiedono: Ma il sindacato che fa?
...E non è proprio facile rispondere…
Da altre finestre vedo altri mondi… Milano, Roma, Bologna, altre realtà dove in questi mesi è successo qualcosa… il movimento…
Mi sono fatta un’idea di questo attraverso i siti, le mailing list, le persone con cui parlo a distanza… mi sono convinta che quel che succede, sia qualcosa di importante… altri l’hanno scritto molto meglio di me: l’esperienza di partecipazione, le relazioni, una politica diversa… tutto questo è come un fiore prezioso, i cui frutti non saranno persi…
Però mi sono fatta anche l’idea che siamo a un passaggio di stanchezza, e anche questo è comprensibile. Come evitare che chi si è speso generosamente per settimane e mesi pensando di fermare prima la legge e poi il decreto, e ora vede le cose andare avanti (pur con risultati ottenuti) e i problemi riportati all’interno delle scuole ora si ponga delle domande sul che fare? (E questo a maggior ragione se è genitore e quindi dentro scuola ha meno voce in capitolo…)
Ora, proprio per questo mi stupisce che persone non sprovvedute politicamente, e persone intellettualmente oneste, senza sospetto di strumentalizzazioni, continuino a far balenare quest’idea dello sciopero della scuola come passaggio decisivo per *Fermare la riforma*
Non ha senso, secondo me, proporre il paragone, che in giro ho sentito, con lo sciopero sul concorsone. Fare questo raffronto significa non aver colto la situazione politica in cui siamo, la natura di questo governo, non aver visto come – spudoratamente – vengono messi in discussione valori e conquiste che consideravamo inattaccabili…
Questo governo sa benissimo quanta parte d’Italia (e quindi quanta parte di mondo della scuola) è sempre meno contenta del suo operare, ma … Va avanti lo stesso! Perché fra i suoi obiettivi non c’è la democrazia… non c’è il consenso come noi lo intendiamo, consapevolezza, partecipazione… Fa leva su ben altro: sulla disinformazione, sul riflusso individualista sulla passività e sulla rassegnazione… cose molto difficili da battere, soprattutto perché per vincere bisogna parlare a tutti, non solo a chi sta già lottando con noi…
Non è vero, secondo me, non è realistico dire che il mondo della scuola abbia voglia di sciopero. Se a uno sciopero della scuola si arriva, deve essere davvero sciopero di tutti, preparato da tutti con la stessa convinzione, con obiettivi chiari e precisi… deve riuscire a livelli davvero eccezionali… non di routine… Oggi mi pare evidente che queste condizioni non ci sono.
Ma neppure io sono del tutto contenta di come i sindacati, il sindacato, ha operato fin qui.
E spero che i difetti che fino ad oggi ho riscontrato si superino, ora che si apre una fase nuova, una fase giocata specialmente nelle scuole.
Sulle spalle del sindacato sono state messe fin qui responsabilità di carattere politico più generale, ma ora… ora che la resistenza è prima di tutto affidata agli insegnanti (ma anche i genitori hanno ancora un ruolo da giocare, specialmente nei confronti di quei dirigenti opportunisti che seguono pedissequamente le direttive ministeriali… fra le quali, almeno a parole c’è anche di accontentare le famiglie...) ....ora dicevo, il sindacato deve più che mai esserci, a supportare, documentare, aiutare.
Ma specialmente una cosa mi pare che sia fin qui mancata: il dare una dimensione nazionale a forme di lotta che si concretizzano localmente, e che possono essere anche più efficaci e meno costose dello sciopero. E’ ora di farlo, perché nessuno nella sua scuola si senta solo, e perché la forza che abbiamo sia giocata tutta. Perché lo si è fatto così poco?
Forse perché farlo richiede un salto di qualità del sindacato, che deve finalmente scegliere, fra le sue numerose attività e vocazioni, quella da privilegiare, ma questo è un altro discorso….

In questo contesto… che c’entra uno sciopero con e del pubblico impiego?
Sinceramente capisco ma non condivido questa ricorrente posizione di chi non vorrebbe vedere il mondo della scuola coinvolto su temi diversi da quelli specifici… pensioni, ecc…
Come se chi lavora a scuola non fosse anche altro, o come se fosse possibile una risposta ai nostri problemi senza tener conto di questioni più ampie: l’economia, ad esempio…
Ma comunque questo sciopero con la scuola c’entra direttamente.
C’entra… perché ci permette di non essere soli (e quindi più forti). e di affrontare due questioni chiave: i soldi … che sono il punto debole su cui salta il progetto, perché anche chi volesse credere alle promesse del governo si rende ben conto che non si fanno le nozze con i fichi secchi… e la contrattazione, perché, come altri meglio di me hanno già spiegato, ciò che non è contrattato non ha legittimità di esistere… il che significa che contrattando (e perché poi si dovrebbe farlo in modo accondiscendente?) si può fermare ciò che non deve essere accettato.
Certo, uno sciopero del pubblico impiego non è di quelle cose che scaldino il cuore e accendano gli entusiasmi, ma è un passaggio, che se non altro ha obiettivi ben definiti.
Così come li ha la battaglia per gli organici, che è fondamentale che vada avanti senza mettere un pezzo di scuola contro un’altra, un pezzo di Italia contro un altro… e anche questo non è scontato, mi pare…
Poi c’è tutto il resto, quello che si costruisce ogni giorno… (ma che si costruisce, mi pare, solo se non perdiamo la fiducia in chi ci cammina a fianco…).
Ho un’amica, Cinzia, che fa la maestra a Roma, e che fin dall’inizio si è buttata anima e corpo nella lotta. Da settimane ogni sera ci sentiamo, quando torna stravolta dal suo trafficare:coordinamenti, occupazioni, genitori, manifestazioni locali e nazionali…e tante volte mi ha chiesto: Che dici, ce la facciamo? Vinciamo? Credo che mi avrà odiato quando, ogni volta, raffreddavo un po’ la sua anima rispondendo: No, non ancora, non stavolta, non basta… non è così facile…sarà ancora lunga…Mi avrà detestato, ma non mi sento proprio di imbrogliarla.
E la penso ancora così.

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