breve di cronaca
La riforma Moratti della scuola elimina Darwin dai programmi
Annalisa Rossi - 13-04-2004
Se fosse vivo oggi, Samuel Wilberforce, il vescovo anglicano che fu tra coloro che si opposero con maggiore accanimento alla teoria darwiniana dell'evoluzione, sarebbe uno dei più fervidi sostenitori di Letizia Moratti e le esprimerebbe pubblicamente tutta la sua gratitudine. Ma forse sarebbe lui stesso stupito della leggerezza con la quale il governo di centrodestra ha cancellato dai programmi della scuola media un pensiero scientifico che è stato, giustamente, ritenuto un tassello fondamentale della cultura universale e che, a partire dal 1979, faceva parte del bagaglio di conoscenze previsto per gli alunni della scuola dell'obbligo. Ora, allo "studio della funzione e dell'evoluzione dei viventi" non si fa più nessun cenno. Molti ritengono, fondatamente, che la maggior parte degli insegnanti resisterà anche a questo ennesimo tentativo di mettere indietro, per il sistema d'istruzione del nostro paese, le lancette dell'orologio e continuerà ad insegnare la teoria dell'evoluzione. Tuttavia l'assenza dai libri di testo del pensiero di Darwin rischia non soltanto stravolgere l'insegnamento della biologia e delle altre scienze ma di privare gli allievi di una indispensabile chiave di accesso alla comprensione del mondo. Certo, quella di cui parliamo non è l'unica novità negativa del provvedimento di attuazione della legge delega: l'abbassamento dell'obbligo scolastico, l'abrogazione del tempo pieno e del tempo prolungato, lo stravolgimento delle funzioni dei docenti nella scuola primaria, hanno giustamente determinato la decisa reazione degli insegnanti e dei genitori. Contrariamente alle attese non sono state molte, invece, le voci di protesta contro una decisione grave per la cultura scientifica, anzi per la cultura tout court. Il mondo accademico è stato, nel complesso, silenzioso. Furono ben più numerose e vibranti le dichiarazioni di quello stesso mondo contro l'ipotesi, peraltro infondata, che attribuiva al ministro Berlinguer l'intenzione di diminuire le ore di latino al liceo classico. D'ora in poi sarà bene che tutti, a cominciare dagli intellettuali, prestino molta attenzione agli atti del governo di centrodestra, perché non siamo che all'inizio. D'altronde, l'anticipazione di quanto l'attuale maggioranza intenda fare per i programmi scolastici è espressa nella stessa legge delega dove si recita testualmente: "sono promossi il conseguimento di una formazione spirituale e morale...". A tale proposito Nicola Tranfaglia nel Secondo libro bianco sulla scuola molto opportunamente si chiedeva: “Sarebbe interessante capire che cosa s'intende per "formazione morale e spirituale" e in quale modo si pensa di poterla favorire. Ma né la relazione che accompagna il disegno di legge né i discorsi sentiti lo chiariscono a meno che non si intenda una formazione che ubbidisce ai dettami della religione (e quale di grazia?) o della morale dominante".
Dopo l'emanazione del primo decreto legislativo sulla scuola comprendiamo qualcosa di più. A quale religione e a quale morale si faccia riferimento è ora chiaro. Il Ministro imbocca una strada che non è neanche quella della chiesa cattolica, impegnata ormai da tempo a conciliare la teoria dell'evoluzione della specie con le pagine bibliche sulla creazione e a cercare di superare così una rigida spaccatura con la scienza moderna. No, le sue scelte si riallacciano al fondamentalismo della destra americana, di quella destra che, per una breve stagione peraltro, è riuscita a cancellare Darwin dalle conoscenze degli alunni delle scuole del Kansas. Insomma, sullo sfondo della scuola italiana, si staglia minaccioso il profilo del vescovo Wilberforce.

[Chiara Acciarini su Aprile on line]


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