Si parte con il piede sbagliato
Salvatore Nocera - 23-03-2004
Si moltiplicano gli interventi di dissenso nei confronti dei questionari diffusi nelle scuole per valutare il sistema scolastico. La FISH ha più volte sollecitato il ministero a scegliere parametri e metodi che tenessero conto anche del livello di integrazione degli studenti con disabilità.


Su molte liste di discussione in Internet si stanno moltiplicando le proteste per la distribuzione di questionari nelle scuole, tendenti a valutare la qualità dell'istruzione, con modalità però che discriminano gli alunni con disabilità intellettiva. La F I S H, che da tempo sollecita il ministero dell'Istruzione ad affrontare in modo razionale la valutazione della qualità dell'integrazione scolastica nel più ampio quadro della valutazione del sistema scolastico, facendosi interprete delle proteste delle famiglie, ha inviato una lettera di protesta al ministero.

Cerchiamo di comprendere, semplificandoli, i termini di questa questione che ha risvolti tecnici, non sempre di agevole lettura per i non addetti ai lavori.

Già dai tempi dei governi di Centro sinistra era stata avviata la discussione su come misurare la qualità del nostro sistema d'istruzione, anche per confrontarla con quella degli altri paesi europei ed a tal fine era stato costituito l'INVALSI, l'istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione.

Le associazioni aderenti alla F I S H sollevarono subito il problema della necessità di individuare 'indicatori di qualità' concernenti l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità, che venissero presi in considerazione nel complesso degli altri indicatori, pena la discriminazione degli alunni integrati ormai in tutte le scuole di ogni ordine e grado, con risultati complessivamente positivi.

Anche in un convegno internazionale organizzato nel 2002 dalla F I S H a Roma, il presidente dell'INVALSI, Trainito, valutò positivmamente le richieste delle associazioni, che furono egualmente apprezzate dal Sottosegretario Aprea durante i lavori dell'Osservatorio permanente del Ministero dell'Istruzione sull'inbtegrazione scolastica nel 2003.

Il problema è divenuto attuale con l'approvazione della L.n. 53/03, di delega per la riforma della scuola, che prevede la prossima emanazione di un decreto delegato proprio su questo argomento.

Adesso, invece, molti genitori e insegnanti hanno denunciato il fatto che nelle scuole, in questi giorni, si stanno somministrando dei questionari per rilevare la qualità degli apprendimenti in italiano, matematica e scienza, come 'indicatori' per monitorare, sia pur sperimentalmente, la qualità del sistema d'istruzione.

Sotto accusa è la modalità di somministrazione del questionario. Esso viene somministrato a tutti gli alunni delle classi e quindi anche agli alunni con disabilità intellettiva in esse integrati, che seguono percorsi didattici ed apprenditivi personalizzati e che quindi non sono preparati a questo tipo di rilevazione che li pone in serie difficoltà.

Per converso, secondo le indicazioni di somministrazione dei questionari, gli elaborati di tali alunni,appena ritirati, non vengono aggiunti agli altri per l'analisi dei risultati, ma vengono cestinati, perché 'altererebbero i risultati'.

A questo punto viene spontaneo chiedersi perché siano stati coinvolti anche gli alunni con disabilità, se poi, essi debbono rimanere 'invisibili' in sede di valutazione dei risultati.

La risposta sembra di tutta evidenza: in forza del filantropismo compassionevole, gli alunni con disabilità fanno finta di lavorare come i compagni; però l'esito del loro lavoro non è comparabile con quello dei compagni. Con ciò negando in radice tutte le premesse culturali ed i decenni di buone prassi d'integrazione realizzate in Italia.

E' come se si dicesse: fino ad ora, con l'integrazione scolastica abbiamo scherzato; ora che dobbiamo procedere alla valutazione della scuola italianache è una cosa seria, dell'integrazione scolastica non teniamo conto.

Non c'è chi non veda come questo atteggiamento sia gravemente discriminatorio e colpisce alle radici le ragioni culturali dell'integrazione scolastica.

E' discriminatorio, perché tiene conto delle diversità degli alunni con disabilità, ma non ne trae la conseguenza del rispetto, in termini normativi, di tale diversità tramite la personalizzazione degli interventi valutativi , così come invece si è tenuto da sempre conto del rispetto della personalizzazione degli interventi didattici.

Colpisce alle radici i principi culturali dell'integrazione, non con un attacco frontale, ma molto più semplicemente, non tenendone conto.

A questo punto occorre chiedersi se i 'risultati degli apprendimenti' siano gli unici indicatori per misurare l'intero sistema d'istruzione e se siano gli unici indicatori per valutare la qualità dell'integrazione.

Quanto alla prima domanda è da tener presente che la teoria generale della valutazione della qualità nei servizi alle persone, come da tempo insegnano gli esperti che gravitano attorno alla Fondazione 'Emanuela Zancàn' di Padova e ad essa si ispirano,la valutazione di un sistema deve riguardare dapprima gli 'indicatori' strutturali del sistema, quindi quelli di processo con cui i servizi si svolgono e, solo alla fine, quelli di risultato. Nel caso del Ministero dell'Istruzione, mancano le prime due fasi che sono essenziali.

Quanto alla seconda domanda, occorre rifarsi all'art 12 comma 3 della L.n.
104/92 che fissa gli obiettivi dell'integrazione scolastica i cui risultati debbono essere oggetto di valutazione in termini di qualità. Tale norma, vincolante soprattutto per il Ministero stabilisce che l'integrazione è finalizzata alla crescita degli alunni in autonomia sotto quattro profili:1.
gli apprendimenti, cioè l'acquisizione di nozioni e prassi utili per la loro integrazione nella società ; 2.la comunicazione interpersonale, cioè farsi capire dagli altri e capire gli altri, anche in modi non verbali, in modo da poter instaurare rapporti interpersonali; 3. la socializzazione, cioè la capacità di accettare di stare con gli altri e di farsi accettare dagli altri; 4. gli scambi relazionali, cioè l'instaurazione di rapporti di convivenza per quanto possibile stabili ed amicali, come avviene per i compagni fra di loro.

Come si può agevolmente osservare dei quattro parametri, l'attuale rilevazione ministerialeprende in considerazione solo il primo e per giunta solo in termini verbali ed astratti, ignorando totalmente gli altri tre che pure sono fondamentali.

Se non si individueranno specifici indicatori 'strutturali, di processo e di risultato' per l'integrazione scolastica, da collegare con quelli di tutto il sistema di istruzione e se non si terrà conto, nella valutazione dei 'risultati' di tutti e quattro i parametri fissati per legge perlì'integrazione, la valutazione della qualità del sistema d'istruzione è destinata ad essere falsata, ignorando un aspetto strutturale di tale sistema che, in Italia, a differenza di altri Paesi europei, è costituito dall'integrazione scolastica.

Con una conseguenza negativa di non scarso rilievo: eliminando dalla valutazione del sistema d'istruzione la qualità dell'integrazione (come si sta facendo in questi giorni), le scuole che si impegnano a realizzarla, saranno penalizzate a differenza di quelle che, non impegnandosi, lucrano risultati positivi.
Ciò in breve tempo determinerà una 'concorrenza distorta' fra le scuole che, non vedendosi valutare positivamente i risultati della qualità dell'integrazione realizzata, si vedranno tentate di impegnarsi sempre di meno, cercando, ove possibile, di evitare la presenza di alunni con disabilità nelle scuole.

Se invece, come per legge, si terrà conto della qualità dell'integrazione realizzata, le scuole che la raggiungono potranno anche vedere innalzata la media della valutazione raggiunta in altri ambitie quelle che non la raggiungono potranno vedere scendere la valutazione media realizzata globalmente.

Quando il Ministero, che a parole ha dichiarato di voler tener conto di ciò, vi darà concretamente attuazione?

I primi passi sbagliati attuali richiedono una correzione di rotta, in termini, non compassionevoli, ma scientifici.

La prossima occasione utile è costituita dall'emanando decreto sulla valutazione e delle conseguenti 'Linee-guida'. Vorrà il Ministero approfittare immediatamente di questa opportunità istituzionale, coinvolgendo anche le associazioni'?

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 23-03-2004
Tali prove non hanno senso, servono soltanto per dare lavoro a coloro che hanno il compito di tabularle.
Per il resto esse, così come sono somministrate, non sono affatto attendibili. I vari collegi docenti di tutta l'Italia dovrebbero rifiutarsi di somministrarle.
Non c'è tuttavia da meravigliarsi: esse sono il risultato di chi parte con il piede DESTRO.