Tra Inglese e Tutor
Emanuela Cerutti - 22-03-2004
In tema di riconoscimenti mancati e di premesse pedagogiche cadute in disuso, due riflessioni a partire da alcune notizie lette stamattina in newsletter Tuttoscuola.

La prima riguarda l'inglese ed il rammarico, peraltro da più parti espresso, per la diminuzione delle ore di insegnamento di questa specifica disciplina, sia alle elementari sia alle medie.
Ricordo che, al tempo dell'introduzione della lingua 2 alle elementari (e si va a più di 10 anni fa), nei corsi per l'abilitazione ci dicevano che il monte ore globale "a disposizione del quinquennio" era di circa 300 ore. La lingua sarebbe stata somministrata solo nel secondo ciclo per mancanza di sufficienti docenti formati. A chi domandava : l'anticipo al primo ciclo porterà ad un aumento o a una diminuzione di quel monte ore? non venivano date risposte chiare. Il risultato era che a volte il docente specialista si "spalmava" sulle prime o seconde classi utilizzando gli spezzoni eccedenti il suo orario o andando in attività per lui aggiuntive, con l'accordo del Collegio e l'approvazione dei genitori. Si sarebbe immaginato che il passo successivo, a formazione completata, fosse quindi l'aumento del monte ore globale, anche per permettere l'introduzione o l'ufficializzazione delle esperienze di bilinguismo che qualcuno cominciava a realizzare spesso in accordo con le medie. Così non è stato e negli ultimi aggiornamenti le 300 ore sono state riscoperte e riaffermate questa volta con chiarezza per far quadrare la divisione. Non so quali monitoraggi siano stati fatti rispetto al "terreno" disciplinare, o in che modo si sia dato spazio alla voce insegnante. So che molte premesse pedagogiche della prima ora sono venute meno: e che da una dimensione europea a quattro lingue tutte con pari dignità e pari importanza per gli aspetti comunicativo-didattici che la loro diffusione precoce comporta si è passati ad una proposta che uniforma e riduce l'offerta, sia in termini qualitativi che quantitativi. Ma siamo tutti americani, ci sappiamo riciclare e beviamo tutti cocacola: e questa cosa non ce la ricordiamo più.

La seconda riguarda il tutor e le mille affannose ricerche di soluzoni orarie che i collegi cercano di elaborare. Mirco Pieralisi lo dice chiaro e non posso che sottolineare le sue parole. Il tutor non può in alcun modo sostituirsi alla funzione docente, col rischio, come si ventila da qualche parte, che la sua figura anticipi quelle alte professionalità non troppo note ma in attesa di definizione.
Il compito del tutor, stando ai dettati legislativi, non è qualcosa di "supplementare" rispetto al lavoro che ogni insegnante svolge, ma qualcosa che nella funzione docente rientra a pieno titolo, che la riempie e la completa, andando a disegnare il confine globale del mestiere che svolgiamo e non certo solo in classe. Sarebbe ora di riconoscerlo nell'unico modo in cui socialmente un riconoscimento ha spazio: aggiungendo sul cedolino dello stipendio la voce "tutto il tempo che non consideriamo mai, tutte le responsabilità ed i rischi che non vediamo quasi mai, tutta la formazione che non offriamo più, tutta la fiducia che non vi diamo abbastanza".
Allora davvero saremmo tutti tutor. Perchè lo siamo già. Questa volta senza bisogno di riciclarci.


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