breve di cronaca
Lecco, tornano in azione le baby-gang
LECCO - Baby gang in azione nel centro storico di Lecco. Tre sedicenni, armati di coltelli, hanno minacciato due coetanei studenti in un istituto superiore, e si sono fatti consegnare una felpa, telefonini e portafogli. Dopo un’ora, sono stati catturati.
L’aggressione è avvenuta ieri prima delle 18, in via Ferriere, una zona poco illuminata, che fa da collegamento tra il centro storico e il complesso delle Meridiane. «Stavamo tornando a casa - hanno racconto le vittime agli agenti - quando tre ragazzi in sella a uno scooter ci hanno avvicinati, hanno estratto un coltello e ci hanno chiesto di consegnare telefonini, portafogli e felpa».
Poi gli aggressori, due sedicenni e il terzo di 17 anni, sono fuggiti. I ragazzi invece hanno subito allertato il 113. Un’ora dopo le volanti hanno individuato i tre poco distanti dalla zona dell’aggressione. Uno aveva già indossato la felpa.
I giovani, interrogati a lungo in questura, hanno confessato. Si tratta di studenti lavoratori, originari di Lecco, e uno di loro, il diciassettenne, è già conosciuto per episodi di violenza allo stadio. Lo scorso anno nei suoi confronti era scattato il provvedimento anti-stadio e ogni domenica, anziché recarsi al «Rigamonti-Ceppi» aveva l’obbligo di firma in questura.

Lecco non è nuova a questi episodi: lo scorso anno vennero smascherate altre due aggressioni tra minorenni. Ed anche in quell’occasione vennero individuati gli assalitori, segnalati poi al Tribunale dei minorenni a Milano.
«Descrivere l’ultimo fatto come un caso di baby gang - sostiene il questore di Lecco Giovanni Selmin - è forse troppo. Certamente è un episodio di violenza tra minorenni, un’aggressione forse premeditata».
Il più «anziano» dei tre è in stato di fermo. Intanto la città si interroga. Ma non si drammatizza: «Non bisogna però generalizzare - osserva il sindaco Lorenzo Bodega -, si tratta pur sempre di un fatto isolato, più che di baby gang, parlerei di teppisti».

Ieri sul fenomeno delle baby gang è intervenuto anche don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano: «Ci sono troppi ragazzi che diventano grandi col "fai da te", anche questo è uno dei motivi di riflessione quando si parla della violenza giovanile». «Il fenomeno esiste in Italia non solo nelle periferie, come avveniva una volta - continua il sacerdote -, ma anche in ambiti che possiamo definire borghesi, che hanno un entroterra culturale ed economico. Dietro la violenza dei ragazzi in primo luogo c'è una cultura diffusa che insegna il disprezzo del diverso, del più debole, fino al punto da considerarlo una preda».

A. Pan.

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