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Corriere.it - 17-03-2004

Insegnanti e studenti si giudicano

A Crema all’Istituto per ragionieri e geometri Pacioli è stato avviato un esperimento incrociato: i professori hanno dato le pagelle agli alunni, e fin qui tutto normale. Ma anche i ragazzi hanno valutato i propri insegnanti .


Le pagelle



Coinvolti nell’esperimento venti docenti di cinque classi dell’ultimo anno, che hanno dunque osservato con occhi attenti i loro cento studenti. I cento giovani hanno fatto altrettanto con gli insegnanti.

Dalla cattedra li vedono come diciottenni che non vogliono eccellere: abili nell’apprendere, rispettosi di compagni e docenti ma senza nessun interesse a uscire dalla media. Dai banchi invece i professori vengono giudicati bravi senz’anima: molto preparati ma incapaci nel comprendere i sentimenti dei ragazzi.

Il Pacioli è una scuola d’avanguardia: la prima in Italia ad avere la certificazione di qualità. Nell’Istituto lombardo diretto da Giuseppe Strada, che con Paola Severgnini ha condotto la ricerca, la formazione dei professori è molto curata: dalla didattica alla gestione dello stress, dalla comunicazione all'autovalutazione. E anche gli studenti vengono spesso impegnati in attività di formazione e ricerca.

I professori

Garbati ma ancora acerbi. E poi: poco creativi, emotivamente fragili e soprattutto senza nessun desiderio di eccellere. Questo il giudizio dei professori sui loro studenti. Li vorrebbero acuti osservatori, capaci di senso critico, caparbi nel raggiungere gli obiettivi ottimali nei vari ambiti dell'apprendimento. Purtroppo la realtà è ben diversa. Gli studenti di Crema fotografati dai loro insegnanti si sono rivelati, sotto molto aspetti, deludenti.

I professori hanno riconosciuto ai ragazzi che sono rispettosi degli altri e di ciò che li circonda, ma li trovano distanti dai modelli ottimali di apprendimento. La maggior parte stenta a scalare la via dell’eccellenza. Potrebbe essere questa la sintesi del profilo dello studente medio dell’Istituto per ragionieri e geometri Pacioli di Crema, tracciato da venti docenti di cinque classi quinte.

I professori dopo un’attenta osservazione hanno compilato un lungo questionario. E giù il graffio: i nostri studenti non sono ancora al meglio di se stessi, si impegnano poco e quanto a personalità non brillano certo.
Il profilo dei ragazzi tracciato dai professori non lascia molto spazio all’ottimismo. Sono studenti che hanno imparato bene come utilizzare le abilità pratiche e operative, ma non appena il livello dell’apprendimento sale sul piedistallo del sapere più complesso cominciano a mordere il freno e a perdere la concentrazione. Apprendono i testi di media difficoltà. Ma non volano: sembrano accontentarsi di restare nel gruppo, senza osare di più.
I ragazzi di quinta si lasciano guidare, seguono abbastanza le indicazioni dei professori, ma non si allontanano un solo passo da queste consegne. Sono poco curiosi e creativi, è il giudizio dei professori.

Gli studenti osservati hanno una personalità fragile e, per esempio, durante le interrogazioni non riescono a governare le loro emozioni, pregiudicando spesso l’esito delle prove orali. A ciò va aggiunto che utilizzano un vocabolario modesto, quindi l’esposizione non è brillante. Per non parlare dei riferimenti logici su cui dovrebbero, arrivati al quinto anno, scorrere con facilità. Niente da fare. Nemmeno questo rappresenta un campo d'eccellenza per i ragazzi esaminati.

I professori li bocciano anche sul metodo di studio: secondo loro è inadeguato. Mostrano difficoltà nell’elaborazione, nella critica e non approfondiscono le materie di studio, sostengono gli insegnanti. E oltre a non disporre di un buon metodo di apprendimento, molti di loro non sanno lavorare in gruppo.

Infine l’atteggiamento, non sempre facile: reagiscono verso tutto ciò che reputano ingiusto, hanno detto i docenti. E si prendono molto, forse troppo, sul serio: I ragazzi di quinta - spiegano - sono poco ironici. Ma in generale si comportano bene e rispettano gli impegni presi con i loro professori.

Il giudizio che gli insegnanti hanno dato dei ragazzi non si è basato solo sulle materie tradizionali del curriculum scolastico: i ragazzi sono stati analizzati anche dal punto di vista della maturità e delle motivazioni personali

Gli allievi

Stesso approccio da parte dei giovani, che hanno dato i voti ai prof non solo sulla base delle conoscenze della propria materia d’insegnamento, ma anche sulla loro personale predisposizione all’ascolto e alla comprensione degli studenti.

Professionalità

Bravi ma senz’anima. I professori sono democratici, solidali, comprensivi, oltre che preparati e capaci di suscitare l’interesse della classe nella loro materia. Non soltanto: aiutano i ragazzi a crescere, poiché insegnano loro la responsabilità e li aiutano a costruire l’autostima. Però potrebbero dare di più: dovrebbero cercare di rendersi simpatici e imparare a fare un po’ di autocritica.

Così la pensano gli studenti delle quinte - un centinaio di ragazzi dell’ Istituto Pacioli di Crema, chiamati a «esaminare» i loro insegnanti. Sono stati rispettosi, ma hanno anche puntato l’indice contro chi sta in cattedra. Gli studenti compilando dettagliati questionari hanno tracciato l’identikit, reale e ideale, dei loro professori: competenti nelle loro materie ma, a volte, distanti dalla classe. Non facilitano molto il lavoro di gruppo e il dialogo fra studenti, è stata una delle principali critiche.

I professori non sanno sentire le emozioni degli studenti nei momenti critici, come le interrogazioni, hanno rivelato i ragazzi. E’ sul dialogo che si appuntano le aspettative tradite: vorrebbero i loro professori più dialoganti nelle interrogazioni e attenti a valorizzare il più possibile le risorse individuali.

Ai primi posti dei desideri di questi ragazzi c'è anche il bisogno d'imparzialità. Non accettano che sul giudizio di un docente possa gravare una qualsiasi forma di preconcetto, pur riconoscendo una buona correttezza nella valutazione e nella comprensione dei limiti di ciascuno di loro. E’ sul piano del comportamento che viene lanciata ancora qualche frecciata verso i professori. Sono giudicati abbastanza rigorosi e coerenti, ma devono saper essere più simpatici, hanno detto i ragazzi. E ancora: Spesso i professori non sanno essere critici con se stessi, hanno sottolineato. D’altra parte hanno riconosciuto che nella maggior parte dei casi gli insegnanti non adottano criteri punitivi e guardano con attenzione verso i meno bravi.

Salvo la sottolineatura di una punta di autoritarismo, sul piano della democrazia gli studenti di quinta del Pacioli di Crema ritengono che i loro professori la rispettino abbastanza.

Su questo fronte arriva un ulteriore riconoscimento verso i docenti: non eccedono nel costruire gerarchie di classe e sono solidali con tutti. La solidarietà nei confronti degli studenti, senza discriminazioni di alcun genere, rappresenta una delle voci di maggiore apprezzamento nei confronti dei professori.

Dall’indagine risulta un tracciato interessante del docente del Pacioli: è un professionista competente e serio, forse fin troppo, e ha una buona capacità di suscitare entusiasmo verso la propria materia.

E' insomma stimato, anche se presenta una certa rigidità nel comportamento, l’autoritarismo classico del professore. Purtroppo è talvolta distante dal mondo emotivo di questi adolescenti. Bravo, appunto, ma senz’anima.

Franz Foti



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