breve di cronaca
Treviso, Il Tar ordina al preside di riaprire un corso

Classe soppressa, scuola condannata. Gli allievi che hanno cominciato un corso di studi hanno tutto il diritto di completarlo: questa la filosofia con la quale il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha accolto il ricorso di uno studente dell'istituto professionale Besta, Fabio Mattiuzzo, dichiarando illegittima la soppressione dell'ultima classe del corso serale ad indirizzo operatore commerciale.
L'istituto superiore trevigiano è stato condannato dal Tar a pagare le spese di giudizio - per complessivi mille euro - e dovrà riattivare il corso. Il preside del Besta Carmelo Ruggeri però va al contrattacco e critica il Tribunale amministrativo: "E' paradossale - afferma - ho fatto solo il mio dovere.
Se attivo il corso, come dovrò fare dopo la sentenza rischio di essere condannato dalla Corte dei Conti a pagare gli stipendi degli undici insegnanti di tasca mia".
Il caso scoppia all'inizio dell'anno scolastico, quando quindici studenti delle serali scoprono che il terzo anno del loro corso di studi, denominato Progetto '92, non c'è più. Troppo pochi iscritti, secondo la scuola, che decide di tagliare la classe. Gli studenti che hanno già frequentato i due anni si rivolgono al preside, professor Carmelo Ruggeri, per avere qualche spiegazione, ma sembra non ci sia nulla da fare: il dirigente scolastico spiega di aver semplicemente applicato le norme che gli impediscono di attivare il terzo anno del corso serale perché il numero degli iscritti è troppo basso. A questo punto Fabio Mattiuzzo, uno degli studenti beffati e lasciati a casa, decide di rivolgersi agli avvocati Paolo Nieri e Guido Galletti. Parte una prima diffida ad attivare il corso nei confronti della scuola, ma a questa richiesta non c'è neppure risposta da parte del preside.
A questo punto scatta il ricorso al Tar contro la scuola, il Provveditore agli Studi e il ministro della Pubblica istruzione, e venerdì scorso, in camera di consiglio, i giudici accolgono l'istanza dello studente e ordinano alla scuola "di provvedere sull'istanza diffida del ricorrente entro tre giorni dalla notificazione della sentenza", criticando la scelta della scuola di non rispondere neppure alla diffida.
"I giudici hanno riconosciuto che il diritto al completamento del corso di studi da parte di un allievo che ha già frequentato due anni su tre prevale nettamente sull'interesse di una scuola ad attivare un corso solo se gli iscritti superano un numero minimo - spiega l'avvocato Paolo Nieri - e così facendo c'è stato il riconoscimento da parte del Tar un comportamento scorretto e illegittimo da parte dell'istituzione scolastica. Adesso ci aspettiamo in tempi rapidissimi l'attivazione del corso per dar modo di completare gli studi ai ragazzi che finora hanno frequentato attività alternative. Se il preside non lo farà ricorreremo ad un giudizio di ottemperanza". Diversa la reazione del preside, professor Ruggeri, che accoglie con sorpresa la decisione del Tar: "Abbiamo perso? Ma non ho niente da rimproverarmi. Se il Tar mi ordina di attivare il corso lo faccio, ma ci troviamo in una situazione assurda - protesta il dirigente scolastico - teoricamente la Corte dei Conti potrebbe avviare un'indagine per spreco di denaro pubblico, e io trovarmi nelle condizioni di rispondere di tasca mia. Ci adegueremo alla decisione, ma siamo sicuri di aver fatto quello che dovevamo". E così fra qualche settimana, salvo nuove sorprese, gli studenti del corso serale potranno finalmente frequentare il loro primo giorno di scuola.

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 TREVISAN DOC    - 24-01-2004
a ghe sta ben al capo!