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1) Dal carteggio Adam Smith-Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 18-03-2004

Riposto su di un polveroso ripiano nell’archivio del ******* nella città di *********, ho rinvenuto un ancor più polveroso e voluminoso plico in verità non ben conservato.
La quasi indifferenza iniziale verso l’oggetto veniva prontamente rimossa per via di un cartiglio posto sul dorso del plico e recante una singolare annotazione:
Carteggio Adam Smith- Berlusconi “.
Il cartiglio avrebbe potuto essere benissimo uno scherzo ben orchestrato da un poco solerte e buontempone addetto ai lavori, in quanto i due protagonisti del presunto carteggio materialmente non avrebbero potuto corrispondere essendo vissuto il primo dei due, ovvero l’Adam Smith, nel diciottesimo secolo, ed il secondo, ovvero il nostro “ egoarca “, in questa negletta epoca nostra.
Ma la curiosità è spesso fonte di grandi sorprese e scoperte come nel caso in questione allorché, rimossa con un potente soffio la polvere che ricopriva il voluminoso e mal conservato plico, liberatolo dai lacci che consentivano di tenere assieme il suo prezioso contenuto, con opportuna destrezza iniziavo a visionarne l’incredibile contenuto.
Anche i documenti contenuti all’interno del plico, in verità, non si presentavano nelle migliori condizioni sia per maneggiarli, che anche solo per una lettura; tanti di quei preziosi fogli erano in parte lacerati, alcuni in gran parte sbiaditi, per cui ne risultava anche difficoltosa la lettura che cercavo di avviare per venire a capo del mistero.
Ora devo riconoscere di essere stato fortunato, in quanto sin dalla visione dei primi fogli malconci veniva a chiarirsi il mistero temporale dei due corrispondenti; trattavasi di sicuro di un Adam Smith, ma non dell’Adam Smith vissuto in quel secolo diciottesimo ( 1723-1790 ), ovvero di un suo diretto discendente e che potremmo definire contemporaneo nostro e del nostro egoarca.
La quale scoperta, allontanata l’idea di uno scherzo di perfido gusto di qualche addetto del luogo, mi spronava a proseguire nella disamina del prezioso materiale.
E con grande rammarico venivo costretto a scartare tanti fogli resi inservibili non tanto per una loro eventuale trascrizione, quanto solo per una loro lettura; stinti, lacerati alcuni, come se la mano del tempo avesse voluto di proposito lasciare il suo implacabile segno.
Anche nei fogli recuperati e che con grande cura cercavo di sistemare al meglio per una loro lettura, intere frasi erano come scomparse in virtù del tempo trascorso, mentre per altre, per via di uno sbiadimento dell’inchiostro, non mi era facile ricostruirne il costrutto ed il significato.
E per non incorrere nell’errore proprio dell’immodestia nei confronti di quelle due eminenti personalità mi ripromettevo di astenermi, nella trascrizione che ne avrei fatta, di riportare quelle frasi e quegli interi periodi che non si fossero prestati ad una chiara ed univoca lettura.
Ora devo riconoscere di nuovo di essere stato molto fortunato in quanto che, seppur mutilati nel loro contenuto, i fogli recuperati rendevano la profondità e la brillantezza di un carteggio meritevole di essere divulgato e conosciuto dai più.
Mi accingevo all’opera con quella trepidazione propria di chi riconosce di essere vicino allo svelamento di cose grandi e a dir poco impensabili; e la lettura e la trascrizione delle primissime lettere, che per mia fortuna erano state ritrovate in un quasi perfetto ordine cronologico, rendevano l’importanza della mia inopinata scoperta.
La fatica della lettura di quei fogli mal conservati e la loro lenta e laboriosa trascrizione, dovendo obbedire sempre al principio imperativo di non trascrivere quanto non sufficientemente chiaro, sarà di sicuro premiata dai contenuti altamente scientifici e direi morali che via via si disveleranno .
Con ciò inizio la trascrizione delle lettere così come le ho rinvenute all’interno del fatiscente plico.
Dalla prima lettera del carteggio Adam Smith-Berlusconi.

“Glasgow, 9 dicembre 1993

Egregio Cavaliere,

chi Le scrive è un vecchio suddito di sua Maestà britannica, innamorato dell’Italia e della vostra dolce lingua.
Dalla lettura dei pur sovente malevoli giornali italiani, apprendo che Lei ha preannunciato il proposito di scendere direttamente nell’agone politico, a meno che i disorientati leader degli schieramenti moderati- a cominciare dalla Dc, uscita debole e screditata dalle inchieste giudiziarie sulle corruzione politica- non riescano a trovare un’intesa unitaria prima della prossima campagna elettorale per il rinnovo anticipato del parlamento.
(
… frasi illeggibili, n.d.r.) Se ha deciso di occuparsi della cosa pubblica, pur consapevole dei veleni con cui tenterà di sbarazzarsi di Lei il vecchio ceto politico - o ciò che sopravvive di esso dopo la bufera di Tangentopoli - dimostra di aver a cuore non il Suo interesse personale, ma quello del Suo paese.
I giornali britannici- che di massima, quando scrivono di cose italiane, sfoderano gli arcaici luoghi comuni del folclore mediterraneo, oppure manifestano saccente diffidenza verso le sottigliezze di una politica alle cui radici storiche c’è il pensiero di studiosi come Niccolò Machiavelli e Cesare Beccaria- hanno riferito la Sua iniziativa paragonando Lei all’americano Ross Perot, credo con l’inconfessata speranza che Le tocchi la medesima sorte del plutocrate statunitense, nettamente sconfitto alle ultime elezioni presidenziali Usa.
In realtà Lei - a parte la cospicua vastità del patrimonio, che l’accomuna a Perot ( … ) - comincia già con almeno due punti di vantaggio rispetto all’amico americano.
Primo: possiede la metà dell’emittenza televisiva italiana, sicché non avrà bisogno di comprare spazi; e di ciascun network potrà utilizzare - beninteso, nella piena correttezza del rapporto paritario con i Suoi concorrenti politici - l’intera programmazione di ogni giorno.
Secondo: Lei ha dimostrato sagacia nel modo accorto con cui ha enunciato il proposito di’impegnarsi direttamente in politica, dopo che le elezioni amministrative dei giorni scorsi hanno visto le sinistre conquistare le maggiori città italiane in cui si è votato: Roma, Napoli, Genova, Palermo, Trieste, Catania, Pescara.
Diplomaticamente, lei si è ben guardato dal dire:
“Sono qua io “. Al contrario, ha messo in guardia le forze moderate del suo paese dal rischio che anche alle prossime elezioni politiche siano le sinistre ad avvantaggiarsi del crollo del vecchio regime, e le ha invitate a costituire un polo anticomunista, capace di dar corpo a una politica liberale.
Ha fatto sapere agli italiani che metterà se stesso e le Sue risorse al servizio di un impegno politico diretto solo se politici come Segni e Martinazzoli si ostineranno a non voler abbandonare il mito del centrismo, contro ogni logica razionale scaturita dalla nuova legge maggioritaria, che impone di scegliere fra una destra e una sinistra.
( … ) L’ammirazione che m’induce a scriverLe nasce soprattutto dalla speranza di veder finalmente realizzata, in un paese di questo nostro pianeta, la dottrina politica liberale, nei termini corretti in cui la elaborò il più celebre degli Smith.
La mia speranza trova un concreto avallo non soltanto nelle dichiarazioni pubbliche da Lei fatte circa i contenuti che darà al Suo impegno politico, ma anche nel contesto delle vicende italiane che hanno causato, fra il 1992 e il 1994, il crollo del sistema di potere imperniato sull’egemonia democristiana.
E’ stato, come tutti abbiamo potuto rilevare osservando gli aspetti giuridici e quelli politici dell’inchiesta nota in tutto il mondo con l’appellativo
Mani pulite”, un collasso determinato da un iperdosaggio di corruzione “
.

La fatica di questo primo cimento è stata tanto grave che non mi ha consentito l’integrale trascrizione di tutta la prima lettera del carteggio, miracolosamente rinvenuto e riportato alla vita ed alla storia.
La lettura difficoltosa e di conseguenza una lentissima trascrizione, per non falsare il senso delle cose importanti intercorse tra i due, mi inducono per il momento a sospendere questo lavoro, mi auguro, meritevole di attenzione.
E devo ancor per una terza volta riconoscere che questo lavoro è nato proprio sotto una buona stella; in uno dei liberi foglietti, ripiegato con cura e rinvenuto all’interno del plico, mi si è chiarita una questione alla quale inizialmente non ho saputo dare risposta alcuna.
Ho potuto così apprendere che tutte le lettere del carteggio sono state amorevolmente custodite da un cronista di nome Sergio Turone, che il quell’anno del signore 1995 le ha graziosamente raccolte in un incunabolo presso i tipi dell’editore Laterza con il titolo “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “.


continua...

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