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( … ) Il presidente si servì due volte senza risparmiare lodi, e andò in sollucchero per le fette di banana matura fritta e per l’insalata di avocado, anche se non spartì le nostalgie.
Làzara si rassegnò ad ascoltare fino al dolce, quando Homero si infilò senza che venisse a proposito nel vicolo cieco dell’esistenza di Dio.
" Io ci credo che esiste" disse il presidente, "ma non ha nulla a che vedere con gli esseri umani. E’ preso da cose molto più importanti".
"Io credo solo negli astri" disse Làzara, e scrutò la reazione del presidente. "Lei in che giorno è nato?"
"Undici marzo". "Così doveva essere " disse Làzara con un sussulto trionfale, e domandò con garbo: "Non saranno troppi due Pesci alla stessa tavola? ( … ) “
( da “ Buon viaggio, signor presidente “ di Gabriel Garcìa Marquez )
E così il nostro “ egoarca “ divora ciò che resta dei suoi potenziali avversari politici e pure ciò che resta dei residui spazi di dialettica democratica, improntata allo scontro anche, al confronto politico aspro delle opposte convinzioni.
E’ una strategia che in un Paese maturo avrebbe un corto respiro, laddove la democrazia si fosse nel tempo sostanziata con le idee e non tanto con i tornaconti dei gruppi, dei ceti, della diverse fratellanze; in questo derelitto Paese invece la sua democrazia incompiuta non è detto che non continui a creare i miracoli elettorali già visti e con tutti i disastri sempre annunciati, ma mai ritenuti incombenti, inferti all’intero tessuto sociale.
Torna allora sempre opportuno non abbandonare quella che definirei la “
pedagogia sociale “, con la lettura e la divulgazione del pensiero dei maestri del nostro tempo che riescono a vedere e riflettere anche sotto la superficie opaca dei fatti e degli avvenimenti, che spesso ci colgono come distratti o superficiali osservatori.
Sulla realtà dei moderni mezzi di comunicazione e del loro intrecciarsi con altri interessi e poteri è apparso un interessante lavoro del professor
Luigi Cancrini sul quotidiano “
l’Unità “ del 23 febbraio 2004, con un titolo quanto mai illuminante ed allarmante al contempo, “
Che significa avere diritti se mancano le informazioni “.
Di quel lavoro riporto di seguito le parti da me ritenute le più pregnanti, stante un quasi completo restringimento degli spazi della dialettica politica nel Paese e la completa occupazione dei media, asserviti negli uomini e nei mezzi alla nuova crociata elettorale del nostro “ bulimico egoarca “.
( … ) del potere militare di cui garantiscono alternativamente la visibilità e la riservatezza.
Costruendo, nell’immaginario collettivo di un pubblico che ha sempre più difficoltà a utilizzare l’osservazione diretta, una rappresentazione del mondo che deve servire soprattutto a mantenere lo status quo, la distribuzione ineguale del potere e della ricchezza, l’ingiustizia profonda di una organizzazione sociale in cui i grandi principi della libertà, della fraternità, dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge debbono restare solo nella carta per non mettere in crisi i privilegi dei pochi che comandano e decidono.
Costruendo mondi virtuali, cioè, decisamente più reali, oggi, di quelli in cui crediamo di vivere. Con conseguenze importanti e ancora sottovalutate.
( … ) … l’appartenenza al grande mondo autoreferenziale dell’informazione è diventata fondamentale oggi soprattutto per chi fa politica: persone e gruppi che hanno bisogno della possibilità di farsi vedere e sentire molto più dei contenuti su cui teoricamente dovrebbero fondare la propria attività.
Osservato da questo punto di vista, il comportamento concreto di Silvio Berlusconi è un comportamento indubbiamente assai più abile di quello di molti dei suoi avversari nella misura in cui Berlusconi non è uno che chiede al sistema radiotelevisivo di sostenerlo e si presenta, invece, come una emanazione diretta di tale sistema.
Basando la sua popolarità e il suo successo sulla proprietà o sul controllo delle strutture ma accettandone in pieno, poi, le logiche e i condizionamenti: dimostrandosi capace, cioè, di sorvolare sugli aspetti di contenuto dei discorsi, delle promesse, dei patti e mantenendosi terribilmente attento, sempre, al numero e alla durata delle presenze radiofoniche e televisive, all’assenza del contraddittorio, alla precisione emotiva degli slogans su cui si fonda.
Dire e far ripetere da tutti i media mentre è presidente del Consiglio che tutti i politici rubano non è soltanto un paradosso, è un modo estremamente abile di cercare complicità a buon mercato nel qualunquismo di chi invidia e disprezza la gente che fa politica.
E’ un modo ( … ) di mettere al proprio servizio la tecnica del pubblicitario che lavora per la Tv entrando in sintonia proprio su questa strada con le aspettative messianiche del grande pubblico cui sta “ vendendo “ se stesso.
Utilizzando le risorse particolari della comunicazione radiotelevisiva, dunque, con una naturalezza che manca a molti altri politici: quelli che continuano a chiedere spazio per i loro contenuti, per le cose in cui credono ad una informazione che dei contenuti, tendenzialmente, ha sempre meno bisogno. ( … ) “
ilaria ricciotti - 13-03-2004
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Il bulimico mangia a più non posso,
primo, secondo, terzo piatto ed anche l'osso.
Come un cerbero famelico è sempre affamato,
non fa alcuna distinzione tra ciò che trova sul mercato.
Sta ingrassando ogni giorno sempre più,
per appurarlo basta gurdare tutte le TV.
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