Le unità di apprendimento personalizzate
Cosimo De Nitto - 12-03-2004
Una riflessione un po' provocatoria, ma a fin di bene.
Cosa sono le unità di apprendimento personalizzate? Modellate sulla singola persona? E che vor dì?, direbbero a Roma. Che una conoscenza, poniamo, per Antonio è x per Marco è y? Siamo matti? O non ho capito proprio niente dopo più di 30 anni di professione?.
C'è, faccio esempi a me vicini, un Leopardi per l'alunno bravo ed un altro Leopardi per l'alunno scemo? A seconda di chi mi trovo avanti "somministro" l'uno o l'altro? La diversità, l'originalità dei soggetti cambia i contenuti del sapere? Piuttosto DA SEMPRE, non lo scopre certo la Moratti (che evidentemente non ha memoria), originali, personali, autonome sono le modalità ed i processi di apprendimento di ciascuno; ma questa oggi equivale alla scoperta dell'acqua calda che si cerca di far passare come l'ultima invenzione delle scienze dell'educazione.
Il problema delle scienze cognitive e delle conseguenti strategie didattiche, oggi, mi sembra altro. E cioè, schematizzo e semplifico con alcuni enunciati ai quali sottostanno teorie ben precise che trovano un grado sempre maggiore di condivisione tra i docenti italiani:

- i saperi sono DATI
- i saperi sono COSTRUITI
- l'apprendimento avviene secondo un proprio, questo sì personale, STILE (che dipende da esperienze precedenti, particolari predisposizioni ecc.)
- i soggetti (o gli individui-persone se ti pare) comprendono (cum-prehendo), decostruiscono il sapere DATO, costruiscono e ri-costruiscono il proprio sapere attraverso processi di concettualizzazione ed interazione continua tra mappe concettuali e reti cognitive;
- questi processi interagiscono in forme originali con la cosiddetta sfera affettiva (anche questa propria dei soggetti (o degli individui-persone se ti pare);
- il mediare, il negoziare, il colmare via via e sempre più le "distanze" tra sapere DATO e quello COSTRUITO (dall'allievo) è la scommessa dell'educazione, la battaglia quotidiana della scuola attenta nello stesso tempo ai PRODOTTI ed ai PROCESSI;
- il riflettere "insieme" sui processi cognitivi produce meta-cognizione che a sua volta re-agisce sugli stessi processi rafforzandoli e permettendo l'elaborazione di "strategie" governate dal soggetto che diviene sempre più "autonomo" e "critico".

Fermiamoci qui. E tiriamo qualche conclusione.
Se quanto affermato sopra è in qualche modo condivisibile tutte le forme di apprendimento (significativo) sono personali (che è altro da personalizzato). Insomma è l'alunno che personalizza, non io docente, perché se facessi ciò opererei in base a modelli che appartengono
alla mia (personale) ideologia e sarebbero una mostruosità imposta all'allievo, e cioè tutto il contrario di ciò che mi ero (la ministra si era) ripromesso.
L'unità di apprendimento, in primo luogo va intesa come parte modulare di un percorso unitario che si chiama curricolo. Elemento costitutivo del curricolo è l'ambiente di apprendimento, la qualità della comunicazione e delle relazioni formative, l'insieme dei media a disposizione usati. Ora il
problema non è che ciascun allievo abbia la sua personale unità di apprendimento, ma che tutti, con le proprie specificità, possano essere parte attiva e soggetti protagonisti del gioco didattico potendo rispondere positivamente ad un'offerta formativa dalla quale nessuno si senta escluso.
Cioè tutti sentano rispettati i propri stili di apprendimento da un insegnante che sa attuare diversi stili di insegnamento predisposti ad ottenere questi risultati. Stili di insegnamento orientati all'allievo ed alle relazioni. Un insegnante multimediale, dico io, che sa creare stimoli e situazioni ricche di potenzialità comunicative, intuitive, divergenti.
Le unità di apprendimento personalizzate mi sembrano un assurdo pedagogico, che non si regge su una sia pur discutibile teoria dell'apprendimento, ma su un'ideologia tutta giocata sull'ambiguità del termine. L'apprendimento è un processo che vede in gioco "specificità" e "regolarità", lo studio continuo delle regolarità consente di elaborare teorie e strategie che costituiscono la base di quella che chiamiamo didattica. Se teorizziamo che ogni alunno deve avere un insegnante personale, o un tutor, e contenuti personali di studio allora non c'è più bisogno della scuola e dobbiamo spiegare quindi perché, al contrario, blateriamo di personalizzazione e poi aumentiamo gli alunni per classe.


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