Lotta si.......ma che sia unitaria.
Antonio Cucciniello - 24-02-2004
Sono uno di quei docenti che fin dalle prime puntate della riforma avevano cominciato ad analizzare criticamente alcune idee forti della stessa; possiamo, quindi, dire con una certa soddisfazione che la crescita del movimento di lotta contro la riforma sia anche merito di questa rubrica e dei tanti che, in tempi non sospetti, come singoli docenti o come organizzazioni, vi hanno contribuito con la loro passione e le loro posizioni.
Eppure, come sempre accade quando un movimento anche spontaneo deve darsi degli obiettivi perchè il tutto non si riduca ad un fuoco di paglia, ecco le prime divisioni: le organizzazioni sindacali più rappresentative indicono la manifestazione nazionale del 28 febbraio a Roma , altre, meno rappresentative, proclamano per il 1 marzo uno sciopero nazionale della scuola contro la Riforma Moratti.
Premetto subito che in un precedente intervento ( Tempo pieno, tempo vuoto, tempo cortissimo ) mi sono già espresso per uno sciopero unitario della scuola ma considero quello del 1 marzo "una fuga in avanti" che presenta molti rischi perchè, a mio avviso, il raggruppamento di organizzazioni che lo ha indetto:

sopravvaluta il "ribellismo spontaneo" di alcuni gruppi di docenti e sottovaluta le complesse dinamiche relazionali presenti nella categoria ed il bisogno di unità che la stessa richiede;

non tiene conto del dibattito ancora in corso nelle scuole e "dell' immaturità" di determinati settori della categoria ( i docenti delle scuole superiori restano ancora ai margini perchè non conoscono bene il "destino" che li attende );

considera poco rilevante il problema delle alleanze ( genitori, studenti, altre categorie );

ripete l' errore, già fatto in altre occasioni, di proclamare scioperi a catena pur sapendo che ad un lavoratore lo sciopero costa circa 70- 75 euro e che il loro utilizzo deve essere "centellinato";

non ritiene importante l' uso strumentale di un possibile insuccesso dello stesso da parte del Ministro Moratti.


Non sono iscritto ad alcun sindacato e sono, come suol dirsi, "un cane sciolto"; come tale, senza la presunzione di conoscere "la retta via" ma con la convinzione che solo un movimento forte, il più possibile unitario, che metta al centro della protesta non solo il No alla Riforma Moratti ma il Si ad una riforma che si ponga i problemi di un nuovo ruolo della scuola nel mondo contemporaneo e della creatività dei soggetti della stessa ( operatori, studenti, genitori ), mi permetto di proporre alcuni passaggi, a mio parere necessari per giungere a qualche risultato:

tutte le organizzazioni garantiscano il successo della manifestazione del 28 febbraio;

si revochi lo sciopero del 1 marzo e tutte le organizzazioni sindacali diano l' indicazione alle R.S.U. ed agli altri organismi di base di indire, nei primi giorni di marzo, assemblee unitarie nelle scuole per discutere e per approvare documenti da inviare ai giornali, a tutti i sindacati ( non solo della scuola ) per la proclamazione di uno sciopero contro la riforma ed ai genitori, agli studenti per informarli e coinvolgerli sempre di più;

nei documenti si proponga all' Assemblea generale dei delegati confederali ( che molto probabilmente sarà convocata, per il 15 marzo, per discutere di pensioni e Welfare ) di affrontare anche la questione della scuola e di inserirla, con la dovuta importanza, tra gli obiettivi di un eventuale sciopero generale;

se ci sarà uno sciopero generale sulle tematiche sopracitate, si lavori per una partecipazione, unitaria ed autonoma della scuola, nei cortei proprio per sottolineare la specificità della questione scolastica e si chieda ai Segretari Confederali di parlarne con la dovuta attenzione ed, eventualmente, far intervenire nei comizi anche qualche genitore;

nella stessa giornata si organizzino nelle scuole assemblee aperte per informare e per decidere ulteriori modalità della protesta;

nell' elaborazione dei progetti che le scuole devono sottoporre ai genitori per la scelta del tempo scuola ( attività obbligatorie e facoltative ), i docenti partecipino con tutta la professionalità che in questi anni hanno dimostrato e orientino la stessa scelta quantomeno su un blocco minimo di 30- 31 ore salvaguardando le materie più penalizzate dal decreto governativo e lo spirito unitario della scuola di base;

si spieghi ai genitori che le scelte che autonomamente i collegi dei docenti attueranno sono, comunque, delle "toppe" ad un sistema scolastico debilitato e che le proposte ministeriali, a regime e senza quelle "toppe", potrebbero portare lo stesso a sicuro collasso.


Se lotta deve essere, allora la stessa non può che essere unitaria e ricordiamo a noi stessi ed agli altri che in Italia, in questa fase molto delicata dello scontro politico, c'è un sistema mediatico ( anche pubblico e per il quale, ahimè, paghiamo ancora il canone ) che marginalizza i problemi reali e le lotte dei lavoratori ( per non rattristare i telespettatori, ovviamente! ) mentre sceglie, consapevolmente, in funzione del massimo ascolto e/ o per servilismo, di far parlare, in una trasmissione televisiva e per ben 20 minuti, un signore "padre- padrone" di una squadra di calcio della "necessità delle due punte" piuttosto che dei "punti" nodali che assillano i cittadini e quindi anche di quelli scolastici.


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 né politico, né sindacalista, ma precaria della scuola    - 25-02-2004
Considerazioni sul testo di Antonio Cucciniello relativamente ai rischi che comporterebbe lo sciopero del 1° marzo:
- l’attesa di una consapevolezza della categoria circa la necessità di unità e la riduzione delle dinamiche relazionali che la compromettono è un’attesa vana che avrebbe potuto essere in parte superata solo da un’unitarietà dei sindacati cui i lavoratori della scuola danno mandato di rappresentanza. I sindacati si presentano divisi anche in occasione di obiettivi a loro dire comuni ed il risultato non può essere che un ulteriore disorientamento con conseguente lassismo di gran parte della categoria, fatta eccezione per coloro che il “ribellismo spontaneo” l’hanno ormai interiorizzato per non soccombere anche psicologicamente e che non sono iscritti solamente ai sindacati che lo sciopero l’hanno indetto.
- Non credo si possa affermare che coloro che hanno indetto lo sciopero non considerino l’uso strumentale che questo governo potrebbe fare di un suo possibile insuccesso. Ma non si è lasciato scampo! Della riforma leggo fin da quando era “progetto Bertagna” e da allora sono passati oltre due anni e siamo giunti all’imminente uscita in Gazzetta Ufficiale del primo decreto applicativo. Lo sciopero, a mio avviso, vedrà comunque aderire un numero di lavoratori superiore a quello degli iscritti ai sindacati che lo hanno indetto.

Il messaggio di Cucciniello, pertanto, mi “suona” come un ulteriore freno, sia pur impregnato di buone intenzioni, al “ribellismo spontaneo” che sarebbe indice di partecipazione diretta piuttosto che di disordine delle idee.

Va bene per la manifestazione, ma tutto il seguito che Cucciniello propone di attuare nelle scuole, nobile senz’altro, non presuppone una partecipazione ed un grado di consapevolezza maggiore da parte della categoria? Non presuppone il dover far fronte anche all’ostruzionismo da parte della dirigenza allineata? Non presuppone il doversi districare all’interno di una strada già spianata a questa cosa che si chiama riforma?
Ma non avevamo detto che la categoria s’impelaga facilmente in dinamiche relazionali che ostacolano la sua unitarietà?
Non ho poi capito quand’è che si dovrebbe fare lo sciopero generale maturato all’interno delle assemblee scolastiche. A riforma attuata forse? Smettiamo di prenderci anche da soli per i fondelli, per piacere! Così ci si ammala e basta!

Sappiamo bene che lo sciopero, questo sciopero, qualora indetto da tutti, sarebbe stato l’unico modo per esprimere un dissenso che esiste, per la miseria! un dissenso che non ha bisogno che si creino alleanze nella società per essere espresso poiché da esse origina.
Ma se menti superiori ritengono che l’analisi da fare riguardo all’obiettivo del ritiro del decreto sia più sofisticata delle mie quattro spicciole considerazioni allora: vai con la riforma e tutti zitti e sorridenti davanti al televisore più di prima, ribelli e non.








 Claudio Sgarbi    - 26-02-2004
Se non ora, quando?
Il governo presenta una riforma (sic!) zeppa di elementi discutibili e pertanto crticabili, ma il problema più grosso è costituito dal fatto che non c'è nessuna disponibilità non dico alla discussione e alla critica, ma persino all'ascolto del lamento stupito di chi nella scuola ci vive quotidianamente.
Inoltre non c'è alcuna risposta alle richieste di chiarimento sui curricoli, sui criteri operativi, sulle materie, sui docenti, sugli orari , su tutto quello che è scuola; ci sono solo spot pubblicitari dove si cerca di creare un consenso artefatto su una cosa che non esiste .
D'altronde mi sembra chiara la strategia di spezzettare per indebolire le risposte di una categoria che ha sempre evidenziato il proprio deficit di consapevolezza... oggi facciamo passare le scuole elementari, nell'indifferenza degli altri docenti....domani faccio passare le scuole superiori nell'indifferenza degli altri che hanno da pensare ai fatti loro.
Capisco che Il Ministro non possa fare altrimenti, perchè non può argomentare contro la ragione, ma quello che non capisco è che a questa evidente mancanza di ragione nei fatti delle cose, venga fornita sponda politica tramite acquiescenza, divisioni interne, strumentalizzazioni, da parte dei sindacati e da parte di quei docenti tutti che al momento di uno sciopero legittimo e sacrosanto cominciano a fare i soliti distinguo...ma, forse..se... i genitori... le famiglie... i sindacati..le associazioni....la parrocchia.. i partiti... il condominio.
E' ora di essere onesti con sè stessi!
La consapevolezza di una categoria si misura anche dalla capacità di sapersi assumere responsabilità personali, e se ci dovremo perdere 75 euro, pazienza, sempre meglio che perdere la faccia e la dignità di persona e di educatore.

 franco castronovo    - 29-02-2004
mi sembra che anche i confederali abbiano deciso di fare uno sciopero della scuola entro marzo
e rappresentano una quota molto consistente dei lavoratori della scuola (almeno secondo le elezioni RSU di dicembre)
e quindi, dove sta lo scandalo?