Nomobbing - 28-02-2004 |
Fonte: GAZZETTINO ONLINE - 26 febbraio 2004 Trasferita d'ufficio, maestra si rivolge ai giudici Docente alle elementari di Cordenons si appella al diritto del contraddittorio per poter continuare a insegnare ai suoi alunni Insegnante elementare trasferita d'ufficio («e - sostiene l'avvocato Leone Bellio che l'assiste - senza motivazioni tanto che il provvedimento sembra di natura sanzionatoria - disciplinare - o di mobbing psicologico») non sa darsi pace e inizia a star male tanto da doversi rivolgere a uno psicologo che le diagnostica uno stato ansioso incompatibile con il lavoro. La maestra, dal giorno del trasferimento, è in malattia. È questo, in sintesi, il caso che i giudici del Tribunale civile di Pordenone saranno chiamati a esaminare oggi. «La mia cliente - spiega l'avvocato Bellio - insegnava in prima elementare a Nogaredo (Circolo didattico di Cordenons). Dall'1 settembre è stata trasferita d'ufficio, ignorando il principio prioritario della "continuità didattica" (regolamento d'istituto approvato con le Rsu), alla quarta di Cordenons. La direttrice motiva tale decisione "con le forti conflittualità verificatesi in classe prima" ma anche con "le lamentele dei genitori" o "le qualità delle relazioni" sulla base delle "verifiche effettuate", ma senza mai citare nello specifico gli episodi contestati». La maestra si è così rivolta al giudice del lavoro Maria Paola Costa per essere reintegrata, ma senza esito. «Visto che l'ordinanza era lesiva dei suoi diritti - dice l'avvocato Bellio - abbiamo interposto reclamo. Il giudice Costa decide sulla base delle leggi che regolano il rapporto privatistico tra datore di lavoro e dipendente, mentre il caso in questione tira in ballo gerarchie e funzioni nella pubblica amministrazione. In ogni caso per il trasferimento devono essere presenti episodi di negligenza o superficialità. Alla maestra di Nogaredo, invece, non è stato contestato un singolo episodio che esuli dalla quotidiana attività scolastica. È vero che il trasferimento, nonostante l'infelice formulazione, non ha natura disciplinare e rientra nei compiti della dirigente, ma in questo caso l'operato della direttrice va a ledere - aggiunge il legale - la libertà e la continuità d'insegnamento tutelate dalla costituzione, ma anche l'imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione». La docente di Nogaredo, a causa del trasferimento immotivato, si trova a vivere in uno stato di profondo disagio. «La mia cliente - puntualizza l'avvocato Bellio - ha il diritto di sapere perché è stata trasferita. Fatto mai avvenuto. Per tale motivo si sente vittima di un sopruso che, interiorizzato, l'ha costretta a ricorrere allo psicologo. Lo stato ansioso, conseguenza del provvedimento ingiustificato e fantasioso, verrebbe a cessare con la reintegra in classe seconda. Non solo. L'assenza di spiegazioni, violando il principio del contraddittorio, va a negare il diritto alla difesa, riconosciuto dalla Costituzione oltre che fondamento della società civile. Ci sono poi documenti - conclude l'avvocato Bellio - che sono illuminanti perché formati dalla direttrice in data successiva a quella del trasferimento. La stessa direttrice ammette di non aver contestato alcunché alla docente. Viene citata solo una lettera anonima. La mia cliente vuole tutelare il rapporto prioritario con i propri allievi, al quale non vuole rinunciare per un provvedimento ingiusto. Infine il trasferimento è stato vissuto come un'ingiustizia, una sorta di mobbing, che può essere messo in relazione con la sua attuale condizioni psico-fisica (certificata dallo psicologo) che la rende inabile al lavoro». Da qui la richiesta della maestra di essere reintegrata nel posto di lavoro, con dichiarazione d'illegittimità del trasferimento. |
franco castronovo - 29-02-2004 |
non è sempre mobbing potrei citare qualche caso di "colleghe" che, per fortuna, se ne sono andate alle superiori, a far danni sempre meglio che nella scuola dell'obbligo |
porelli - 14-03-2004 |
Durante la mia carriera scolastica ( 26 anni di servizio), sono state tantissime le volte in cui sono stata trasferita ingiustamente dal provveditorato di Catanzaro, il quale tirava fuori dal cassetto i posti vacanti delle scuole quando e come voleva. Molto spesso ho fatto ricorso gerarchico senza ottenere nulla, altre volte sono ricorsa al TAR e l'ho vinto, ma l'avvocato l'ho pagato sempre io, di tasca mia. Il personale del provveditorato non ha mai versato una lira. Perciò ti posso dire hai fatto benissimo a chiedere il risarcimento: sono convinta che un po' di giustizia sarà fatta. Sarebbe ora che certi giochi finissero. |