breve di cronaca
Nello stesso giorno
Corriere on line - 14-02-2004


C R O N A C H E
World Press Photo 2003, a un francese dell'Ap il primo premio

Un prigioniero e suo figlio: ecco la foto dell'anno
Jean-Marc Bouju è riuscito a cogliere un momento di umanità durante la guerra in Iraq. Erano oltre 63 mila gli scatti in gara


AMSTERDAM - È una foto dell'avvenimento dell'anno, la guerra in Iraq, a vincere il World Press Photo 2003, il premio di fotografia assegnato ogni anno ad Amsterdam ai migliori «scatti» di cronaca e costume. L'immagine mostra un prigioniero di guerra iracheno, con il volto mascherato e con in braccio il figlioletto di 4 anni: è stata realizzata dal fotografo francese dell’Associated Press Jean-Marc Bouju. L’immagine vincitrice, scattata il 31 marzo a Najaf, è stata selezionata tra oltre 63.000 scatti inviati da 4.176 fotografi. L’81% delle foto partecipanti, e tra queste quella vincitrice, sono state scattate da apparecchi digitali.

DIECI CATEGORIE - I premi vengono assegnati in 10 differenti categorie, con la giuria che si riunisce nella capitale olandese per ben 12 giorni consecutivi per analizzare le migliaia di foto presentate. Jean-Marc Bouju riceverà un premio di 10 mila euro durante la cerimonia di premiazione, che si terrà il 25 aprile ad Amsterdam. I 61 maestri dell'obbiettivo premiati provengono da 23 differenti Paesi. Le categorie spaziano dalla cronaca, alla vita comune, allo sport. I lavori premiati saranno esposti in mostre itineranti in tutto il mondo e raccolti in un volume.

LA STORIA - Il francese Bouju, 42 anni, ha trascorso 9 settimane in Iraq tra marzo e maggio dell'ultimo anno per l'Ap. Era aggregato con la 101esima divisione aviotrasportata dell'esercito americano. Fotografo dell'Ap dal 1993, ha vinto premi Pulitzer per il suo lavoro in Africa nel '95 e nel '99. «Mi sono occorse alcune ore per rendermi conto che è tutto vero. Ho vinto questo premio. E' molto importante», ha detto Bouju dalla sua casa in California. La foto, racconta il fotografo, vuole mostrare uno dei rari momenti di umanità in unza zona di guerra, quando a un padre catturato dalle forze Usa è stato permesso di tenere con sé il suo bambino di 4 anni, anche lui prelevato dai soldati insieme al papà. Bouju non riuscì a capire il nome dell'uomo e non sa dove oggi si trovino lui e il bambino.

13 febbraio 2004




ESTERI
Il direttore dell'istituto norvegese Lundestad: proposti 173 nomi

Nobel per la Pace, record di candidature
Secondo indiscrezioni ci sarebbero anche George W. Bush e il tecnico israeliano Mordechai Vanunu, in carcere per spionaggio


OSLO - Un numero record di candidati si disputerà quest'anno il premio Nobel per la pace. Le candidature ricevute entro il termine dell'1 febbraio, ha annunciato il direttore dell'Istituto norvegese per il Nobel, Geir Lundestad, sono complessivamente 173, di cui 129 individui e 44 organizzazioni. Ma altre candidature potrebbero ancora arrivare, e i membri del comitato hanno a loro volta il diritto di avanzare proposte. I nomi dei candidati sono top-secret, ma in molti casi sono stati annunciati pubblicamente dai loro «sponsor», e in altri sono trapelati grazie a indiscrezioni. Alcuni sono nomi che si ritrovano da tempo nella lista, come quello di papa Giovanni Paolo II, o dell'ex presidente ceco Vaclav Havel.

LISTA - Tra i nomi «nuovi» ci sarebbero quelli del dissidente cubano Oswaldo Paya, dell'ex tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu (in carcere per aver rivelato l'esistenza del programma israeliano di armi nucleari), e dell'ex capo degli ispettori dell'Onu in Irak Hans Blix. Le voci su una candidatura del presidente americano George W. Bush e del primo ministro britannico Tony Blair, avrebbero già provocato una valanga di e-mail di proteste, dopo che in Iraq non è stata trovata nessuna arma «di distruzione di massa», nonostante la presenza di queste armi fosse stata invocata come la ragione per l'invasione del paese. Nella lista ci sarebbero inoltre il presidente francese Jacques Chirac, che si è opposto alla guerra in Iraq, e il capo dell'agenzia atomica internazionale delle Nazioni Unite, Mohammed El Baradei, che ha lavorato al fianco di Hans Blix in Irak

13 febbraio 2004
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 Emanuela    - 14-02-2004
Nel leggere la notizia ricordo altre parole:

C'e' una foto, in apertura dell'ultimo numero di Internazionale. Ritrae un prigioniero di guerra iracheno, seduto sulla sabbia del deserto, dietro un reticolo di filo spinato. La sua veste e' bianca, un cappuccio gli copre il volto, come a Guantanamo. Reclinato su un fianco con la destra stringe a se' un bimbo, la tuta verde, a piedi nudi come l'uomo. Di lato, quasi ai margini, una scarpetta da ginnastica. Il padre tiene la mano sinistra sulla fronte del figlio, che ha la bocca socchiusa e lo sguardo distanteattonito.

Sono di dieci mesi fa e si concludono contrapponendo il silenzio al rumore:

"Bisognerebbe entrare nell'inesprimibile senza sentire la necessita' di esprimerlo"

Un altro modo per accostare il dolore.