Scene dalla neoscuola:il tutor *
Mario Menziani - 13-02-2004
- Buona sera, lei è il signor Tarozzi, il padre di Marco? – chiese, non appena la porta gli fu aperta – Mi scusi per l’orario ma sarei venuto… sa io sono il tutor che
Tarozzi impallidì. Non era possibile: un altro tutor! Ancora? Marco aveva appena terminato le scuole elemen… ossia, primarie, doveva di lì a poco iniziare le scuole me.. cioè, secondarie di primo grado. Era cresciuto Marco! Possibile che anche nella nuova scuola ci fosse quella rottura del tutor ! Ma che cosa avevano fatto di male, lui e sua moglie? Erano ancor vivi nella mente dei Tarozzi i ricordi di quelle interminabili serate trascorse insieme al maestro -tutor, quello strarompi con quelle maledettissime scartoffie del portfolio! Dio mio, il portfolio! “E qui che cosa direste se ci mettessimo quel ritrattino, o inserissimo quel disegnino, o anche quell’appuntino o meglio quella bella poesiola… non ci farebbe la sua bella figura il nostro Marchino?” Il maestro tutor e il suo portfolio! Serate e serate insieme al maestro a compilare il portfolio, il maledettisssimo, strarompentissimo portfolio. E i teatri persi! E le cene con gli amici! Per il portfolio!
- Non si sente bene?, vuole che torni
Tarozzi sentiva che stava guardando quel professore come se si fosse trattato di un alieno. Era più forte di lui: la rabbia montava e, insieme a quella, il senso di impotenza, di frustrazione. Di avvilimento. Non era possibile! Marco, undici anni. Il Tutor. Serate e serate, col tutor. Ancora. E poi? Quando sarebbe finita questa storia? E alle superiori, anche lì il tutor? E all’Università? Già, perché non anche all’Università? Un bel docente universitario – tutor. “Suo figlio avrebbe bisogno di…” Come diceva il maestro delle elem… delle primarie? Ah, già: “ Un po’ debole nel calcolo, il nostro Marchino! Tanto bravo nelle composizioni, ma un po’ debole nel calcolo: perché non gli facciamo fare un bel corsettino di ricamo? Niente di meglio per imparare a contare con precisione. Signor Tarozzi che ne dice? E lei signora non è d’accordo? La maestra che tiene il corso è così brava, così paziente, così precisa che sarebbe un peccato se, per mancanza di iscrizioni al suo corso, dovessimo rinunciare a lei. Vedrà come imparerà a fare i conti il nostro Marchino. Poi nel portfolio ci mettiamo la sua fotografia mentre fa il suo bel ricamo. Vedrà, vedrà…
- Signor Tarozzi, se non si sente bene torno … se vuole, torno un’altra volta. Lei si riprenda e poi ne parleremo. Si figuri, non è un disturbo … dovere signor Tarozzi, dovere mio
Ancora tre anni, pensava Tarozzi. Tre anni. Solo tre anni e poi… o anche alle superiori, per altri cinque anni. Tre più cinque, otto: otto anni! E all’Università? Già, perché non anche all’Università. Il suo bravo portfolio. Il suo Marchino! Ma che cosa aveva fatto di male, lui, Tarozzi, nella vita? Serate e serate. Nessun teatro, nessun cinema. Addio cene.
Avrebbe voluto piangere.

* Tutor: sostantivo, invariabile; dicesi tutor (od anche coordinatore-tutor) il docente che, in possesso della specifica formazione, in costante rapporto con le famiglie e con il territorio, svolge funzioni di orientamento, di tutorato degli allievi, di coordinamento delle attività educative e didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e di cura della documentazione del percorso formativo compiuto dall’allievo.
Nei primi tre anni della scuola primaria il tutor assicura inoltre agli alunni a lui affidati un’attività di insegnamento non inferiore alle 18 ore settimanali. Negli anni successivi e nelle scuole secondarie di primo grado ciò non è dato sapere. Non è inoltre dato sapere: quante ore settimanali debba svolgere il docente tutor, o coordinatore-tutor, per adempiere ai compiti suddetti; come le stesse ore siano retribuite; in che modo tali funzioni siano compatibili con quanto stabilito dalle norme contrattuali; quanti allievi costituiscano il gruppo che ciascuna istituzione scolsatica deve affidare a ciascun docente tutor; come lo stesso possa garantire continuità per l’intera durata del corso e se detto corso si debba intendere come “anno scolastico” o “ciclo di anni scolastici” .


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Claudia    - 13-02-2004
Sono riuscita finalmente a ridere, qui, da sola, seduta alla mia scrivania, davanti alla quale in questo periodo spesso precipito nella malinconia! Bravo Mario. Sei stato veramente simpatico. Sei riuscito a rendere esplicito ciò che effettivamente saranno il tutor e il portfolio per le famiglie!
Grazie

 elle    - 13-02-2004
non so perche ma leggendo mi e' venuto alla mente:
ISTIturor ... c'e per caso un fumetto giapponese che si chiama cosi?

 ros    - 15-02-2004
Grazie per la tua arguzia. Sorrido, ma quel che ho letto corrisponde già a quanto accade nella mia scuola. Io mi danno per far recuperare le lacune di matematica: ore di lavoro a casa e compresenze creandomi "buchi" in orario. Ore di insegnamento aggiuntive e non retribuite. Intanto i miei colleghi di lettere "tutor" fanno punto croce, decoupage, mercatini e festicciole varie ovvero i fatidici "LABORATORI"
C'è ancora serietà a questo mondo ?
Non c'è tragico senza comico !!!
Mi sembra che questo governo ne sia una prova tangibile