Dalla Sacrestia di Montecitorio
Patrizia Corasaniti ed Antonio Limonciello - 06-02-2004
Il movimento che si sta organizzando per contrastare l’attuazione della riforma Moratti è composto da tanti soggetti che in questi giorni si confrontano in molteplici sedi in un turbine di incontri, aggiornamenti quotidiani di documenti e di agenda.

Una delle sedi è quella del confronto con i membri di opposizione della VII Commissione bicamerale.
Ultimo incontro in ordine di tempo martedì 3 febbraio, luogo, sala della Sacrestia di Montecitorio, presenti diversi deputati e senatori, e 40-50 rappresentanti di sindacati, associazioni, comitati, coordinamenti.
L’incontro era di scambio di informazioni sulle azioni che ogni soggetto presente stava portando avanti, nessuna sintesi, nessuno impegno, nessun documento.
Quelli che stavano dietro al tavolo, gli onorevoli, con qualche accento diverso, sostanzialmente proponevano una gamma di interventi, a tutti livelli e in tutte le forme, per impedire l'attuazione del primo decreto. Si è sottolineato come la maggioranza di governo su questo decreto si sia ricompattata, quindi nessuna speranza per modifiche all’interno della Casa delle libertà. Infine si è tentato di inserire la situazione della scuola italiana in un contesto generale: bisogna acquisire coscienza che non si tratta solo del blocco di un decreto, e neppure di uno scontro solo sulla scuola, si tratta di impegno contro una concezione culturale della società e della scuola . A questa concezione va opposta, ovvero diffusa, fatta emergere e resa vincente, un'altra concezione della cultura e della società. Dentro questo quadro l'articolazione dell'impegno va dai livelli istituzionali e giuridici alla mobilitazione, lotta sul territorio e nelle singole scuole. Gli onorevoli si impegnano a lavorare a livello di ricorsi: costituzionale e alla Corte dei Conti (il decreto non ha copertura finanziaria).
Poi, non dovrebbero mancare i ricorsi delle regioni e degli enti locali.
Al "movimento" chiedono, sul piano sempre "giuridico-istituzionale”: impegno a livello di scuole (Consiglio di Istituto, Collegio dei docenti) per far passare, grazie all'autonomia scolastica, gli stessi modelli predisposti nel precedente anno scolastico e quindi impegnare tutto l'organico così com'era prima della riforma (salvo riduzione di classi naturalmente).
In definitiva ci si chiede che la riforma non si realizzi.

Dalla sala gli interventi sottolineavano aspetti specifici e generali.

Un punto unificava “tavolo” e “sala”: percorrere contemporaneamente tutte le forme di lotta e a tutti i livelli territoriali (dalla scuola, alla zona, al comune, alla provincia, alla regione, al livello nazionale).
Aspetti specifici: tempo pieno, tempo prolungato e la scuola media in genere le parti più colpite.
Le discipline più colpite: le lingue comunitarie, Educazione tecnica, Strumento musicale.

Critiche della sala a ciò che si sta facendo:
- intempestiva e sbagliata la decisione della manifestazione del 28 febbraio di CGIL CISL UIL
- l'inizio del movimento è venuto dal tempo pieno e prolungato, ma ora si commette un errore di comunicazione se si continua a far apparire, sui manifesti, nelle manifestazioni e nelle convocazioni, come centrale solo questo obiettivo. Insistere su questa parola d’ordine fa sembrare l'altro 80% della scuola senza problemi o con problemi minori. Si tratta, invece, di far emergere che è proprio nella scuola "normale" che si compie lo scempio più grave e generalizzato

Richieste forti emerse dalla sala (ovvero le uniche sottolineate da applausi): passare dalle manifestazioni del sabato (29 novembre e 17 gennaio) allo sciopero generale. I sindacati confederali, sentitisi chiamati in causa, hanno tenuto a dire che hanno previsto anche il ricorso allo sciopero.

Altri aspetti sottolineati:
- passare dagli "addetti alla scuola" a tutte le categorie dei lavoratori, non di facciata ma sul serio
- non ostacolare con particolarismi e scelte "troppo tempestive" la costituzione del Comitato Nazionale contro la Moratti
- non pensare di imbrigliare, nel senso di ridurre, l'autonomia dei vari comitati, coordinamenti, ecc, che spontaneamente si stanno creando
- istruire momenti di elaborazione, produrre nostri modelli a partire da quelli del passato che meglio hanno funzionato e più hanno dato all'innovazione della scuola in Italia, quindi convegni, ed altre sedi, per dare risposte in positivo oltre che impedire l'applicazione della Moratti.

Alle 2,30 incontro finito, tutti in aula a votare contro la Gasparri gli onorevoli (la cronaca dirà che il governo la ritira dall’aula per non farla bocciare), in altre riunioni o a casa i rappresentanti dei movimenti. Appuntamento al prossimo briefing.

Riflessione a margine: il miscuglio di soggetti che si vanno ad incontrare in questa esperienza movimentista è indubbiamente interessante e nuovo. La voglia di impegnarsi e vendere cara la pelle c’è, e si manifesta con determinazione, ma questo movimento nascente resisterà alle forze centrifughe che derivano dalla disomogeneità, nonché dagli antichi e mai sopiti vizi della sinistra?


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