Il Decreto attuativo e la riforma scolastica
On. Piera Capitelli - 29-01-2004
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo della riforma scolastica ideata dal ministro Moratti per la scuola. Una decisione condita dalle dichiarazioni del presidente del consiglio. «La sinistra - ci spiega - usa gli strumenti di Goebbels contro gli ebrei: una bugia ripetuta diventa verità».

Dopo queste profonde riflessioni politiche si è anche affermato dal primo ministro e dalla compagine governativa che vi sono i soldi e che il tempo pieno sarà garantito.

Certo vi è ora il decennale di Forza Italia e per le prossime scadenze elettorali vi è la tentazione estetica di alzare i toni. Ma da queste dichiarazioni formalizzate da una carica istituzionale quale è quella del Presidente del Consiglio dei Ministri (che per curiosi motivi da vari mesi è denominato ‘premier’ senza che abbia titoli e facoltà analoghi a quelli del mondo anglosassone) si ha un cambiamento di livello su problemi che riguardano tutti noi italiani e le prossime generazioni. In primo luogo per le attuali vicende non sono stati i cattivi comunisti imparentati con Goebbels ad osteggiare questo decreto, ma l’intera società civile: madri e padri chiedono solo la possibilità di avere un tempo scuola per apprendere, per crescere, per acquisire e sviluppare una piena cittadinanza all’interno della Repubblica Italiana e in prospettiva una concreta possibilità di un progetto di vita come cittadini del mondo.

Ma la realtà è un’altra, nonostante bugie e lifting degli avvenimenti storici: queste offese servono a nascondere le difficoltà che la riforma sta incontrando. Il progetto è stato approvato dal consiglio dei ministri nonostante le tante critiche emerse nei giorni scorsi. Ultime quelle avanzate dalle commissioni bilancio della Camera e del Senato, che hanno rilevato come alcuni capitoli di spesa fossero privi di copertura finanziaria. Una bocciatura a metà visto che la maggioranza non se l’è sentita di fermare il provvedimento e si è limitata a sollecitare l’introduzione di modifiche, nonché l’emanazione di un altro decreto per il finanziamento della scuola dell’infanzia. Una debacle totale specie per il fatto che sono rimaste prive di fondi proprio due delle tre “I” che dovrebbero costituire le colonne della scuola berlusconiana messa a punto dalla Moratti: inglese e informatica.

Berlusconi ha affermato che i movimenti e l’opposizione hanno detto bugie fino ad ora. Ma è vero che tale decreto è il primo passo di una riforma che rinnova e prospetta un assetto formativo migliore per tutti?

É tanto vero che il decreto legislativo, approvato il 24 gennaio dal governo, che definisce le "norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione" ribadisce l’abrogazione dell'obbligo scolastico in nome di un diritto-dovere all'istruzione non ancora definito.

È tanto vero che il cosiddetto arricchimento delle offerte formative consiste in poche, pochissime, cose: piani di studio personalizzati, l'insegnamento dell'inglese (peraltro già impartito al 92% degli alunni) e dell'informatica (già insegnata al 47% dei ragazzi e senza alcun bisogno di controriforme) nella scuola primaria e di una seconda lingua comunitaria nella scuola media.

Verrebbe inoltre "garantito" gratuitamente (ma solo per il prossimo anno) il cosiddetto tempo pieno nella scuola primaria e prolungato nella scuola secondaria di primo grado. L'equivoco è nella definizione di tempo pieno, che viene presentata con la formula 27 ore +3+10. In realtà il tempo pieno - come progetto unitario di didattica, socializzazione, lavoro comunitario e tempo del gioco - viene cancellato. E ancora di più è cancellato come norma ordinamentale dalle abrogazioni dell’art. 130 del testo unico che regolamenta il tempo scuola della scuola elemenatare.

E inoltre si proclama il diritto prioritario delle famiglie a scegliere quale tipo di scuola vogliono per i figli e che il tempo pieno sarà gratuito, ma tutto dipenderà dal numero dei docenti che ogni scuola avrà a disposizione. Ed anche il prossimo anno, come nel 2003, saranno tagliati 12 mila e 500 cattedre. Dove si prenderanno allora i maestri necessari?

Passiamo all´anticipo per la prima elementare. In tutto 80 mila bambini. Ma i soldi ci sono solo per 30 mila iscrizioni e lo ha ricordato anche la Commissione Bilancio del Senato. Chiudiamo con la nuova figura del tutor. Il ministro non dice che per dare il via all’operazione, trattandosi di materiale controllabile dovrà inviare un atto d’indirizzo all’Aran, con l’indicazione di cosa fa, di chi sceglie, di come e quanto verrà pagato questo personaggio.


Queste sono semplici ma tragiche e future questioni organizzative. Però vi è un altro elemento. Il Governo e la maggioranza parlamentare parlano della possibilità di scegliere da parte delle famiglie. E dice che questa è una riforma. In realtà è solo un ritorno agli anni cinquanta, dove si sancivano e si ratificavano le disuguaglianze sociali e culturali. Ma vi è forse un aspetto ancora più preoccupante nel mistificare una controriforma (anzi una deformazione della scuola) con una riforma che amplia e offre più prospettive. Riguarda i diritti del bambino, sanciti anche dall’Unicef e dai paesi membri quali l’Italia. Già dal 1989, dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo, il bambino è un soggetto giuridico portatore di diritti. E tra questi vi sono Il diritto all'istruzione e alla formazione; Il diritto al tempo libero, al gioco e allo svago. Belle e nobili parole! In tutti questi mesi il bambino è stato sempre trattato da questo governo e da questa maggioranza, anche nelle polemiche mediatiche, come uno schema di rilevazione di premi e punizioni; come un costo per la finanziaria e un pacco per i genitori, visti tra l’altro solo come consumatori solitari di parcheggi a tempo e di sfruttatori dei propri figli ai fini di riempire le piazze per le proteste . Lo scandalo e l’imbarbarimento che stiamo vivendo qui in Italia non è tanto e solo una visione organizzativa e finanziaria che può esistere in ogni dialettica politica, ma la riduzione e le prospettive di riforma per il benessere e la garanzia dell’accesso all’istruzione e alla formazione, in una compravendita di gettoni che permettano ai bimbi di mangiare o stare più o meno depositati in qualche magazzino.

La cosa che indigna però a livello culturale, etico e pedagogico è che mettere confusione nelle norme esistenti e togliere fondi, significa giocare con il futuro dei ragazzi.

Onorevole Piera Capitelli - Ds - Commissione Cultura Camera


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 29-01-2004
Penso che ora, dopo queste affermazioni, molti non dovrebbero avere più dubbi sulla gravissima situazione in cui si sta barcamenando la nostra scuola, quella del diritto allo studio garantito per tutti, quella laica e pubblica, naturalmente. Tale importantissima Istituzione, fondamenta di una società democratica e civile, con questo decreto tagliatutto, non potrà rifarsi il lifting, anche se non ne aveva urgentemente bisogno. Essa si reggerà su strutture traballanti che, alla prima scossa la
spazzeranno via. Ai nostri bambini ed ai nostri giovani con una tal non-scuola non potrà essere garantita una formazione ed un'istruzione che duri per tutta la vita. La nostra scuola non potrà essere al pari di quelle europee.Sarà una cenerentola relegata a dover rimanere, come serva tra i carboni ed i fornelli. E tutto queto perchè? Pensandoci bene, penso che questa controriforma faccia parte di un disegno ben preciso che a noi semplici cittadini non è consentito conoscere.
Molti cittadini tuttavia non sono più disposti a firmare deleghe in bianco ed a credere a certi venditori di fumo che mettono le mani su ciò di cui non sanno nulla.

 Corpaci Sebastiano    - 15-02-2004
Cara Onorevole le ricordo che se siamo arrivati qui e anche per il vostro giocare sulla scuola.
Ora il vostro impegno non è forte. Vi dovreste impegnare di più
Scusa.