E all'annuncio della scomparsa della parola scritta...
E venne il tempo nel quale “ l’egoarca “ con voce stentorea, non potendo disporre della parola scritta già da tempo resasi inutile, ne dichiarò per sempre la morte.
E con la morte della parola scritta dichiarò nel contempo morta una odiosa pratica, in verità poco diffusa nel Paese e dall’egoarca sempre dileggiata, ovvero la pratica tediosa della lettura, comunicando al popolo tutto il suo umanissimo orgoglio di non avere letto un solo romanzo da immemorabile tempo.
E con ciò sollevando da infinite ambasce le schiere di tutti quegli inutili studiosi, di tutti quegli inconcludenti educatori e di tutti quegli alchimisti dei sondaggi che, con impegno supremo, cercavano di cogliere le ragioni profonde per le quali nel Paese dell’ “ egoarca “ l’utilizzo della parola scritta non trovasse la giusta diffusione come nobile strumento di comunicazione, e parimenti la lettura fosse solo un ricordo di forse più felici tempi lontani.
E come atto ultimo di utilizzo della parola scritta, affinché i contemporanei non equivocassero sulle cose in un primo tempo solo verbalmente comunicate dall’ “ egoarca “, ed affinché anche i posteri non avessero a formulare ingiusti giudizi storici sulla “ grandezza “ dell’uomo, fece affiggere l’ultimo editto in forma scritta a memoria d’uomo, in ogni angolo delle vie di tutte le città, di tutti i borghi di quel Paese, in tutti i crocicchi di quelle sue amene campagne, e chi oggi ne trascrive amorevolmente il contenuto lo deve ad ignoti che, nottetempo, riuscirono da un oscuro cantone a portarne via una scolorita ed infracidita copia, e con l’immenso rammarico di non essere riusciti nella impresa di leggere con chiarezza il nome di quel fortunato e felice Paese e che pertanto lo si troverà indicato con orribili segni scritti.
“ In ****** non si legge perché la nostra è una cultura orale. Tutto è tramandato a orecchio. Leggere obbligherebbe alla precisione.
In ****** non si legge perché la nostra è una cultura di mediazione. La mediazione non ama la pagina scritta. La mediazione si fa meglio a voce.
In ****** non si legge per non esporsi a rischi. La frase “qui lo dico , qui lo nego” è il più potente slogan contro il libro. Ti induce a diffidare della irrevocabile pagina scritta.
In ****** non si legge perché l’autore è un altro. Occuparsi del lavoro degli altri, per molti di noi è insopportabile.
In ****** non si legge perché non c’è mai stata un’epoca in cui leggere era di moda o dava prestigio.
In ****** non si legge perché nessun personaggio della vita vista in televisione legge.
In ****** non si legge perché non c’è alcun rapporto fra lettura e celebrità.
In ****** non si legge perché sai che niente di buono ti può venire dalla lettura di un libro. Per “buono” si intende soldi, carriera, benessere.
In ****** non si legge perché ciascuno di noi vuol tenersi le sue opinioni. In tal modo sei libero di cambiarle e di spostarti dalla parte giusta se necessario.
In ****** non si legge perché non si incontra mai qualcuno che è “arrivato” leggendo libri.
In ****** non si legge perché leggere ti porta in altri mondi. Abbiamo già abbastanza pensieri nel mondo in cui viviamo.
In ****** non si legge perché la vera storia non è mai quella che ti raccontano. Non puoi mai sapere che cosa c’è sotto.
In ****** non si legge perché c’è la televisione da guardare parlando.
In ****** non si legge perché quelli che scrivono non sanno niente della vita. Se potessi raccontargliela io...
In ****** non si legge perché le storie importanti avvengono altrove, soprattutto in America. Ma l’America racconta tutto nei suoi film.
In ****** non si legge perché altrimenti bisognerebbe leggere tutto e non sarebbe mai finita. Ti porterebbe via il tempo libero.
In ****** non si legge perché quando i libri arrivano in libreria ne hanno già parlato tutti e non c’è più nessuno che voglia sentir raccontare la storia.
In ****** non si legge perché la vita è bella. Infatti si legge un po’ solo nelle carceri e negli ospedali.
In ****** non si legge perché abbiamo capito che non leggono quelli che intervengono, che propongono, che precisano, che rettificano, che dichiarano, che affermano, che negano, che ribadiscono. Eppure ritornano sui giornali e in televisione ogni mattina.
In ****** non si legge perché non si è mai letto e dunque non si può sapere ciò che si perde.
In ****** non si legge perché non ci sono biblioteche. Quelle nazionali spesso chiudono. Quelle scolastiche fanno pena. Quelle aziendali stringono il cuore.
In ****** non ci sono biblioteche perché non si legge.”
Avvertenza. Per la parte virgolettata ed in corsivo dello scritto mi sento in debito, e con un grande senso di colpa, con il Direttore Furio Colombo, per l’improprio utilizzo fatto del suo splendido articolo apparso su “ la Repubblica “ del 15 Settembre dell’anno del signore 1998, dal titolo illuminante e preveggente allora degli sviluppi futuri per la cultura nel nostro Paese
“ Perché in Italia non si leggono libri ? “. Grazie Direttore.