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Echi di sera
Istituto Cavazza - 10-12-2003

Con sei puntini Braille ha sfidato le istituzioni, illuminando la vita dei non vedenti di tutto il mondo e segnando una grande rivoluzione culturale.


Per celebrare i 150 anni della sua morte (che ricorrevano l'anno scorso), l'Istituto dei ciechi "Francesco Cavazza", in collaborazione con il Conservatorio e la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, ha prodotto "Echi di sera", il primo film che racconta la formidabile invenzione del musicista cieco Louis Braille, la cui vita si intreccia con le vicende, ambientate ai giorni nostri, di Anna e Giacomo, lei fragile allieva del Conservatorio e lui famoso insegnante di musica non vedente, e di un misterioso spartito, nella realtà scritto da Antonio Belletti, musicista cieco del secolo scorso. Scritto da Enza Negroni (la regista di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo") e Silvia Colombini, girato interamente a Bologna e interpretato da Rossella Dassu e Filippo Plancher, con la partecipazione di Paolo Maria Veronica e Marco Cavicchioli, il film verrà proiettato in anteprima mercoledì 10 dicembre alle 21, nella sala Bossi del Conservatorio, in piazza Rossini 2 a Bologna.

La produzione esecutiva è stata curata da Sequence, un'associazione culturale no profit del modenese che si propone di stimolare l'interesse dei giovani verso il cinema, con un occhio di riguardo alle tematiche sociali.

L'Istituto Cavazza, l'anno scorso, ha ideato un concorso cinematografico vinto da 'Echi di sera', che è stato poi realizzato nel 2003, Anno europeo del disabile. Un film che ha adottato alcuni accorgimenti particolari, proprio per essere "visto" anche da chi è affetto da cecità. Infatti, spiega la regista Enza Negroni, "abbiamo cercato di limitare i personaggi in modo da rendere perfettamente riconoscibili le voci, abbiamo dato molta importanza alla musica, non solo come colonna sonora ma anche come elemento narrativo, dando peso anche ai rumori di fondo e alla voce fuori campo. Inoltre, in apertura e chiusura di scena, abbiamo fatto in modo che dai dialoghi si possa capire dove si sta ambientando la scena".

Il film è stato pensato soprattutto per essere materiale didattico per le scuole, più che per il grande pubblico.



E' stato affermato che l'invenzione della scrittura è il momento che ha consentito all'uomo di passare dalla preistoria alla storia. Questa profonda verità pedagogica ci permette di comprendere l'alto valore sociale che, per i ciechi, assume il sistema Braille.
Ideato nel 1825 da Louis Braille, il sistema di lettura e di scrittura tattile che porta il glorioso nome di questa nobile figura di non vedente, ha consentito non a singole personalità di ciechi, ma a tutti i privi di vista di avviare il faticoso processo di riscatto morale, civile, sociale e culturale.
Fin dall'età dell'Umanesimo molti erano stati coloro che si erano cimentati nel tentativo di fornire ai ciechi il modo di leggere e di scrivere. L'equivoco fondamentale, in cui erano incorsi tutti questi pensatori, fra i quali spiccano i nomi di Erasmo da Rotterdam e di Girolamo Cardano, consisteva nel fatto che movevano dal presupposto che la scrittura in rilievo dovesse fedelmente riprodurre quella in nero.Soltanto verso la metà del Seicento, il padre gesuita Francesco Lana Terzi comprese che la scrittura è un insieme di segni convenzionali e che, quindi, ai ciechi occorre un sistema che si modelli sulle possibilità del tatto.Egli però non si rese conto che il tatto è in grado di cogliere più facilmente il punto che non la linea.
Il sistema da lui ideato quindi, non sortì risultati di rilievo.
L'originalità del sistema Braille, che non per caso fu pensato e realizzato da un cieco, consiste proprio nel totale rispetto delle effettive possibilità tattili. Il tatto coglie la successione, la discontinuità e la breve estensione. Louis Braille pur essendo un umile maestro di musica, intuì fondamentali leggi di psicologia, come quella di Weber e quella di Fechner relativa alla soglia sensoriale, su cui si fonda il sistema di lettura e di scrittura tattile.



Louis Braille nacque a Coupvray a poche decine di chilometri da Parigi nel 1809. Perse la vista a tre anni ferendosi con un punteruolo, mentre giocava nella bottega del padre, che era un modesto sellaio.

Studiò all'Istituto Nazionale dei Ciechi di Parigi, dove divenne provetto conoscitore di musica. Si spense prematuramente nel 1852, consunto dalla tisi.Il suo sistema si diffuse lentamente e non senza contrasti. Se, però, "originalità" significa "fecondità", egli deve considerarsi tra i geniali benefattori dell'umanità più sofferente. Giusto è quindi che egli riposi nel Pantheon di Parigi che accoglie le ceneri degli eroi. Legittimo è che l'ONU, nel 1952, abbia proclamato il Braille il sistema universale di scrittura e di lettura per ciechi. I ciechi italiani, tutti i ciechi del mondo, sono grati alla sua memoria per averli liberati dalle catene dell'ignoranza.




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