breve di cronaca
Stato, Regioni, Enti locali: nubi in vista
Tuttoscuola - 25-11-2003
Il primo decreto attuativo cambiera'. Parola dell'Anci


Si addensano nubi sull'iter del primo decreto attuativo della legge 53, che il Governo vorrebbe piu' spedito possibile. Dalla prima riunione tecnica della Conferenza Unificata Stato-Regioni-enti locali per esprimere il prescritto parere, svoltasi il 20 novembre, e' venuta una pioggia di critiche.
Gli strali della Conferenza hanno riguardato le Indicazioni nazionali, il tempo mensa e la dotazione di organico, nonche' il meccanismo degli anticipi. In generale sotto accusa e' finita la carenza di risorse finanziarie per alimentare quanto previsto dalla riforma.
Ma andiamo con ordine. Le Regioni hanno contestato con un documento unitario gli allegati, da A a D, relativi alle Indicazioni nazionali per i piani personalizzati, che andrebbero oltre le competenze esercitabili dallo Stato invadendo la competenza delle regioni e degli altri enti territoriali. Le regioni avrebbero chiesto lo stralcio di tali allegati e il mantenimento della normativa vigente al riguardo.
Stesso discorso per il tutor, ed il blindaggio delle sue ore, che limiterebbe l'autonomia delle istituzioni scolastiche.
I Comuni sono usciti dall'incontro con la convinzione che l'articolato del decreto potra' essere modificato nelle parti in cui non risulta garantita la presenza degli insegnanti nel tempo mensa e la dotazione organica per assicurare un tempo scuola fino a 40 ore settimanali.
“Abbiamo proposto modifiche all'articolato - ha detto Massimo Nutini, rappresentante Anci, in un faccia a faccia con il Prof. Bertagna svoltosi a Milano il giorno successivo alla conferenza - che non potranno non essere accolte integralmente se le tante enunciazioni di questi giorni rappresentano impegni seri e in buona fede e non mere dichiarazioni propagandistiche”.
Le proposte emendative dell'Anci tendono, tra l'altro, a modificare gli art. 7 e 10 della bozza di decreto, rendendo esplicita sia la presenza degli insegnanti nel tempo della mensa sia una definizione dell'organico d'istituto che assicuri non solo le attivita' didattiche ed educative (891 + 99 ore nella primaria e 891 + 198 nella secondaria) ma anche le attivita' del tempo mensa.
Pare che il Miur abbia “accolto con riserva” le proposte dell'Anci.
Vedremo.

Gli anticipi il prossimo anno saranno solo per pochi?

Nello stesso incontro milanese il rappresentante Anci ha svolto una dettagliata analisi delle risorse finanziarie stanziate dalla legge 53 per l'anticipo nella scuola primaria. Da tale analisi risulterebbe che, cosi' come le somme stanziate per l'anno 2003/2004 hanno permesso l'incremento di 1472 posti di organico, le somme stanziate per l'anno 2004/2005 permetterebbero l'incremento di circa 2000 posti.
Con tali dotazioni, secondo il rappresentante Anci, non solo non sara' possibile dare l'opportunita' di opzione ai nati da gennaio ad aprile, ma sara' ben difficile anche accogliere i nati da gennaio a febbraio. Per l'Anci infatti la richiesta di tale opportunita' non puo' essere stimata sulla bassissima percentuale dello scorso anno, quando le iscrizioni furono aperte dal 18 al 30 Aprile, con le scuole chiuse per le vacanze di Pasqua e il ponte del 25 aprile-1° maggio.
Nella scuola dell'infanzia, invece, secondo l'associazione dei Comuni le risorse stanziate sono pari a zero. Quindi non ci sarebbe la possibilita' di attuare nessuna delle garanzie di qualita' a suo tempo concordate (riduzione alunni per sezione, presenza di specifiche professionalita', riprogettazione degli spazi, etc.). Ci sono, inoltre, le liste d'attesa in tutto il centro nord. Insomma, l'anticipo potra' esserci per l'Anci solo dove si saranno liberati posti a seguito dell'uscita anticipata verso la primaria.
Ma la parte piu' aspra del confronto in Conferenza Unificata ha riguardato le risorse finanziarie. Il rappresentante Anci ha denunciato “l'assenza di risorse per la generalizzazione della scuola dell'infanzia e la totale mancanza di finanziamenti per i locali, gli arredi, i servizi di supporto, i libri, etc”. Su tali interventi non sarebbe accettabile che siano a carico dei comuni, mentre lo Stato interverrebbe solo ad adiuvandum.
“Un'affermazione del genere rappresenta - ha detto Nutini - una vera provocazione nei confronti degli enti locali. Non stiamo parlando, infatti, del mantenimento del sistema come attualmente organizzato.
Siamo di fronte a modifiche ordinamentali che impongono la disponibilita' di un numero maggiore di aule, di arredi, di beni, di servizi, che implicano spese ingenti.
Queste spese aggiuntive e straordinarie devono essere finanziate dallo Stato”.
Non tira insomma una buona aria per la riforma dalle parti degli enti locali.

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