breve di cronaca
Safares
Scuola Oggi - 11-11-2003


Ovvero: la scuola di Qui, Quo, Qua e il Tempo pieno

Soffermiamoci un momento a fare il punto sulla vicenda “riforma Moratti-Tempo Pieno” e dintorni. Alcune sommarie considerazioni.

1. Aumenta la confusione sul fronte MIUR-governativo. Al di là dei noti contrasti all’interno della maggioranza (la “fondamentalista” Aprea da una parte, il “moderato” Brocca dall’altra, ecc.), si registra di fatto una sorta di ambiguità e/o di “contraddizione interna” nella proposta di organizzazione scolastica che si viene a delineare per la scuola primaria. Lo schema di decreto approvato dal Consiglio dei ministri abroga inequivocabilmente l’articolo 130 del T.U. 297/94 (ex legge 148/90) costitutivo del Tempo Pieno e nel frattempo si continua a sostenere, nel "commento" al decreto rinvenibile nel sito del MIUR, che non cambia nulla rispetto al tempo scuola previsto dalla legge 148/90 e che addirittura “la formulazione è la stessa”…!

Si cerca di trasmettere messaggi rassicuranti sugli organici di istituto, ma il “commento” al decreto si discosta alquanto, nella sostanza giuridica, da quanto prevede il “testo” del decreto (qui l’organico è determinato in base all’orario obbligatorio, 27 ore settimanali, più le 3 ore opzionali, ma escluso il tempo mensa...).
Insomma, solo “contraddizioni in seno al Polo” o l’ennesima cortina fumogena, per arrivare all’approvazione del decreto così com’è e procedere poi per via amministrativa all’attuazione della Riforma?

2. Nel contempo si intensifica
la “campagna informativa” del MIUR, il battage pubblicitario che utilizza tutti i mass media, dalla TV alla stampa, per illustrare le magnifiche e progressive sorti della Riforma Moratti, internet, inglese, ecc. ecc. Dai manifesti inviati ai dirigenti scolastici e alle scuole ai dépliants inseriti nei periodici e nei quotidiani. Fino all’inserto di Topolino, co-produzione MIUR-Disney, “Qui Quo Qua alla scoperta di Safares”, ovvero della nuova scuola del SApere, del FARe e dell’ESsere. Una “scuola su misura”, una “scuola tutta nuova” naturalmente, piena di laboratori, biblioteche, computer, luogo idilliaco e virtuoso di socialità e di amicizia (modello San Patrignano?..).
Singolare il fatto (ma non tanto) che mentre con una mano si tagliano fondi e risorse alla scuola reale con l’altra non si bada a spese per la diffusione di materiale di propaganda (filogovernativa) sulla Riforma Moratti e sul “meraviglioso viaggio” nella scuola che sarà…

3. Aumenta e si intensifica anche la mobilitazione in difesa del Tempo Pieno e della scuola pubblica nelle scuole e nel paese. Vi è stata una nuova importante presa di posizione dell’ANCI.L’assemblea nazionale dei Comuni italiani, in un ordine del giorno del 18 ottobre, si esprime ancora una volta chiaramente contro la riduzione del tempo scuola e chiede al governo e al Parlamento che sia garantita “un’offerta scolastica quantitativamente e qualitativamente appropriata per permettere una soddisfacente risposta alla domanda di tempo pieno delle famiglie

A Milano, a Sesto S.Giovanni e in altri comuni dell’hinterland si sono registrate significative manifestazioni di genitori (assemblee nelle scuole, sit in, forme di dissenso, ecc.) che possono estendersi ancora e diffondersi in altre scuole. La mobilitazione “dal basso” di genitori e insegnanti è un dato estremamente importante, da non sottovalutare.
L’assemblea cittadina indetta dalla Cgil-scuola presso la Camera del Lavoro il 7 novembre ha visto una ragguardevole partecipazione. Questi sono precisi segnali che indicano quanto sia sentito il problema. L’assemblea della Cgil-scuola, peraltro, pur aperta ed apprezzabile, aveva il limite di essere un’iniziativa di “parte” promossa dalla sola Cgil-scuola, non organizzata “unitariamente”, in una fase caratterizzata da una
certa “concorrenzialità” sindacale (elezioni per le RSU). Ora, se la sala Di Vittorio era affollata, proviamo ad immaginare cosa sarebbe stata se tra i promotori vi fosse stata anche la Cisl-scuola e tutto l’arco delle associazioni e dei vari coordinamenti...

Occorre allora fare un passo avanti e andare decisamente in questa direzione, senza perdere altro tempo (la partita, sul piano politico e legislativo, si gioca nei prossimi uno-due mesi al massimo).
Occorre partire da un ragionamento “politicamente realistico”. Vale a dire: il governo e il MIUR dispongono di un’ampia maggioranza parlamentare con la quale sono in grado, sul piano dei numeri, di approvare tutte le leggi ordinarie che vogliono. C’è un solo modo per impedirlo: costruire e far emergere nel paese, nel mondo della scuola e nell’opinione pubblica, un movimento di opposizione, una mobilitazione tale da indurli a correggere il tiro, accentuando i contrasti interni alla maggioranza e facendo prevalere un diverso orientamento, che non scardini definitivamente T.P. e scuola pubblica.
Per fare questo è necessaria la massima unità delle forze che si oppongono alla Riforma Moratti (società civile, genitori, insegnanti, organizzazioni sindacali, politiche e associazioni professionali varie). Su queste questioni è indispensabile andare oltre le “logiche di componente” e le “bandiere di organizzazione”, che comportano comunque divisioni e/o iniziative frammentarie e dispersive.

Per questo è necessario riproporre l’idea di un “tavolo milanese unitario” per la scuola pubblica. Chi a Milano può avere l’autorevolezza necessaria per rilanciare una forte iniziativa unitaria? Senza dubbio le Confederazioni sindacali, che sono in grado di interloquire non solo con i lavoratori della scuola e delle altre categorie ma con le istituzioni e la cittadinanza più in generale. Negli ultimi tempi CGIL e CISL a Milano si sono occupate direttamente di scuola, sostenendo ad es. i dirigenti scolastici in un incontro con il Prefetto su un tema importante quale la sicurezza nelle scuole, cercando inoltre di avviare un confronto con il Comune e l’Amministrazione scolastica su varie altre questioni (stranieri, handicap, ecc.). Possono essere CGIL-CISL e UIL, appunto, sulla scia della manifestazione nazionale del 29 novembre, a farsi carico di un’iniziativa cittadina UNITARIA a difesa del Tempo Pieno e della scuola pubblica statale. Prima che sia davvero troppo tardi.

Dedalus




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