E' tempo di proporre e di pretendere...
Ilaria Ricciotti - 08-11-2003
Sono anni che, nel momento in cui si proponeva di scioperare per avere una scuola migliore e/o rinnovare un contratto scaduto, nelle scuole dove ho insegnato l'adesione all'una o all'altra finalità non veniva recepita neanche da un terzo della maggioranza degli operatori scolastici. Anzi, più di una volta, chi scioperava veniva guardato in cagnesco dal preside, dai colleghi e dai genitori.
Più di una volta ho scioperato da sola.
Fatta questa cronistoria che penso non sia soltanto mia, ma comune a molti altri colleghi, vorrei comunicarvi ciò che provavo dentro di me, non tanto quando si ottenevano importanti traguardi qualificanti per la scuola, ma quando venivano assegnate maggiorazioni salariali agli operatori scolastici. Ed allora mi chiedevo se tali aumenti dovevano essere dati anche a coloro che non avevano manifestato nessuna voglia di scioperare, a chi logicamente non era stata detratta dallo stipendio una giornata lavorativa, e che, non essendoci a volte gli alunni, rimanevano lì a scuola a riscaldare le sedie o addirittura, con il consenso di alcuni presidi "comprensivi", se ne andavano a casa o al mercatino del paese.
Più di una volta, durante le assemblee sindacali, ho fatto presente questi che ritenevo e ritengo un'ingiustizia ed un modo illegittimo di appropriarsi di eventuali conquiste, e mi ripeto, salariali.
Oggi, dato che stanno cambiando ogni giorno leggi e leggine, penso che si possa proporre ai sindacati ed al governo, che naviga in cattive acque, di far sì che coloro che non accettano aumenti salariali e che non aderiscono per questo allo sciopero, non ricevano di conseguenza nessun aumento. In questo modo lo stato ci guadagnerebbe:
1) perchè risparmierebbe diversi milioni non attribuendoli a coloro che hanno chiaramente manifestato la volontà di non volerli;
2) perchè si toglierebbe a coloro che hanno scioperato una giornata lavorativa come previsto dalla normativa.
Tali calcoli non sono poi tanto difficili da farsi, in quanto come si conteggiano facilmente gli scioperanti, altrettanto facilmente si dovrebberoconoscere il numero esatto di chi non ha aderito allo sciopero.
Riproponendo tale proposta nelle assemblee sindacali, oggi che i tempi sono cambiati, alcuni sindacalisti hanno affermato che richiedere ciò sarebbe possibile, anzi io direi che finalmente sarebbe legittimo e giusto. Non si dovrebbero infatti concedere soldi a coloro che dimostrano di non volerli.
Penso che tale proposta dovrebbe essere presa in seria considerazione, se non altro perchè chi sciopera non è lecito che venga considerato dai suoi colleghi il solito "fesso", o dall'opinione pubblica addirittura l'eterno"fannullone" che già gode di numerosi privilegi.
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 Caelli Dario    - 09-11-2003
Basta che lo sciopero sia chiaro nei suoi intenti!
Se si sciopera per 100 euro in più al mese lo si dica chiaramente. Se si sciopera contro il governo, genericamente, anche.
Io condivido la lotta per vedersi riconosciuto un salario più consono al ruolo che si riveste e agli impegni effettivi richiesti, ma non accetto di mischiare le cose facendo scioperi con trenta finalità, delle quali io ne condivido una o due. Si proprongano manifestazioni legate al specifiche motivazioni di lotta e non generiche.
Quanto alla percezione esterna dello sciopero oso avanzare una osservazione. Sono molte le persone che non sanno neppure che un giorno di sciopero significa una decurtazione della busta paga, soprattutto nel popolo della partita iva e del lavoro privato. Molti credono che chi sciopera venga pagato normalmente.
Una ultima annotazione. Non è ancora maturo il tempo per discutere di aumenti salariali collegati a una qualche forma di aggiornamento e di verifica di acquisizione di competenze ulteriori o di aggiornamento delle competenze già possedute? Non so dire con quali modalità. Ma penso che se un prof. in due anni si è fatto 60 ore di aggiornamento o più, magari per saper gestire un aula multimediale con reti informatiche e problemi annessi, non trova un riconoscimento di questa accresciuta professionalità non possa ritenersi soddisfatto, né tantomeno invogliato a fare di più o meglio, al dilà della sua passione. Il mio esempio è circoscritto a questo ambito, ma si potrebbe espandere ad ambiti diversi. Il pof. di lingue che insegna come venti anni fa e che non ha nemmeno provato a mettersi in gioco cercando di conoscere metodologie nuove o strumenti didattici innovativi, non può essere trattato allo stesso modo, negli aumenti salariali, di chi invece si è formato. Al di là della partecipazione agli scioperi, più o meno generali.