ilaria ricciotti - 07-11-2003 |
Condivido tale appello in ogni sua parte. L'ho sottoscritto e credo che bisogna diffonderlo in ogni angolo dell'Italia, per salvare la nostra scuola che non può e non deve essere smantellata, appiattita, discriminata, ingiallita, impoverita e rispettosa della Costituzione. Per questo proporrei di inviare tale documento anche al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed inoltre farei in modo di richiedere che i suoi promotori vengani ricevuti da lui. |
Alberto Petrocelli - 09-11-2003 |
La smobilitazione degli Istituti Tecnici era prevista già nella riforma Berlinguer (li trasformava in Licei Tecnici..) ed a suo tempo polemizzai molto con coloro che tale riforma vollero ed appoggiarono! Lavoro con dedizione e convinzione nei Tecnici industriali da 25 anni e considero folle il progetto della loro eliminazione o trasformazione in licei tecnici. Chi si iscrive ad un I.T. lo fa per conseguire un titolo che consenta un interessante inserimento nel mondo del lavoro a soli 19 anni ! Non tutti hanno voglia di continuare a studiare fino a 23 - 24 anni, molti preferiscono un impegno duro di 5 anni (come appunto l'I.T.) ed un titolo di studio che fornisca abilità e competenze che consentano di cominciare a lavorare a 19 anni, ma con concrete possibilità di carriera. Non capisco questo tardivo ed ambiguo intervento di Bonezzi su questo argomento. Conservare l'istruzione tecnica significa mantenere in vita una scuola in cui gli studenti trascorrono 36 ore settimanali per 5 anni, conseguendo una preparazione tecnico-progettuale che in altri paesi conseguono con laurea di tre anni. Se si vuole ridurre l'orario occorre pensare ad aumentare la durata del corso di un anno. |
ilaria ricciotti - 10-11-2003 |
Vorrei vedere in questo appello anche le firme dei parlamentari che sono all'opposizione, pertanto dato che molti di loro, lo hanno detto a me, non leggono Fuoriregistro, sarebbe opportuno inviare loro questa petizione. Non deve essere solo e sempre Alba Sasso, a rappresentare tutti e ad apparire, ma anche altri che abbiamo votato, sostenuto e che ora non si fanno più sentire. |
Redazione - 10-11-2003 |
Intese Stato-Regioni sui percorsi professionali: prova d'orchestra? Da Tuttoscuola Con le ultime firme apposte dai presidenti delle Regioni Sardegna, Veneto ed Emilia-Romagna, e dal tandem di sottosegretari Aprea-Viespoli per conto dei rispettivi ministeri MIUR e Welfare, si e' finalmente completato il quadro delle Intese sottoscritte dallo Stato con tutte le Regioni, in attuazione dell'accordo-quadro varato dalla Conferenza unificata il 19 giugno 2003. Tutti i testi sono pubblicati nel sito del MIUR . Ora i corsi, in molti casi gia' partiti, possono collocarsi in un quadro che, almeno sulla carta, dovrebbe offrire garanzie di omogeneita', essendo stato definito a livello nazionale con il citato accordo del 19 giugno. Come era prevedibile la sperimentazione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale partira' nelle diverse Regioni in ordine sparso, perche' non potra' fare, almeno all'inizio, riferimento a modelli e standard minimi nazionali, non ancora disponibili. Ora sembra che la commissione tecnica mista incaricata di redigerli sia in procinto di consegnare il suo lavoro, frutto di faticose mediazioni tra Regioni orientate in modo assai diverso, soprattutto sul punto chiave della integrazione tra i sistemi, e unite solo nel difendere il loro “spazio” nei confronti dei rappresentati dei due Ministeri. L'unico punto in comune, oltre alla durata triennale dei corsi (ma la Lombardia gia' pensa alla formazione professionale superiore), e' l'impegno al “progressivo adeguamento” dei percorsi agli standard minimi nazionali, che compare in tutte le Intese. Ma partendo da filosofie e modelli diversi, se non contrapposti. Insomma, per ora la sperimentazione assomigliera' alla prova d'orchestra del film di Fellini: ciascuno sperimentera' a suo modo. Ma forse, considerata la profonda diversita' dei punti di partenza, una fase di “prova” era da mettere in conto. Vedremo quanto durera', e soprattutto come si raccordera' con la costruzione del “sistema di istruzione e formazione professionale”, che resta la grande, e incompiuta, sfida della legge 53. |
lorenzo caiolo - 11-11-2003 |
Bravissimi! Avevo perso qualsiasi speranza:tutto sembrava già seppellito...dopo tante petizioni, assemblee, tentativi (vani) di coinvolgimento di sindacati e parlamentari... L'idea dell'Appello è potente e da diffondere nelle scuole, sui quotidiani, nelle aule parlamentari (c'è qualche legislatore disponibili?)... Si tratta veramente di qualcosa di molto importante e vitale: guai a distruggere una realtà indispensabile per la formazione e la promozione umana culturale e professionale di migliaia e migliaia di giovani. Rendiamo una rete viva, coordinata e palpitante di tutti i sottoscrittori dell'Appello. Non restiamo isolati! Non arrendiamoci! |
calumetti - 11-11-2003 |
Petrocelli deve essere uno che si ferma ai nomi. Ha mai letto i piani per i licei tecnici di Berlinguer? E li ha mai confrontati con quelli dei licei tecnologici della Moratti? I licei tecnici di Berlinguer erano itis e itc con altri nomi, quelli della Moratti sono licei classici con una spruzzatina di tecnologia. Inoltre Berlinguer recuperava tutto il professionale sotto la denominazione di tecnologico, nell'indirizzo "tecnico e tecnologico" dei licei(asssecondando l'evoluzione storica dei professionali) , la Moratti lo devolve tutto alle regioni, e come se non bastasse devolve anche il tecnico vero e proprio! E dire che io non ho neppure votato per Berlinguer! Comunque anche fosse la stessa cosa di Berlinguer oggi c'è questa legge non quella. Se uno poi pensa di consolarsi tirandosi le martellate sui cosiddetti, faccia pure! |
ilaria ricciotti - 13-11-2003 |
Finalmente qualcuno che fa una distinzione tra Berlinuer e la Moratti! Calumetti sono con te. |
Laura Giovanna Carnevale - 14-11-2003 |
Molti hanno criticato la riforma Belinguer senza averla letta: secondo me era una buona riforma che rispondeva a molte delle esigenze sentite dagli insegnanti ; la "riforma" Moratti riprende alcune cose da quella ( inglese e informatica nelle scuole elementari, stage di formazione, l'istituzione di Licei Tecnologici , etc) senza dar loro coerenza e stravolgendone completamente l'impianto pensato dalla riforma Berlinguer; i percorsi integrati scuola -formazione professionale inseriti nella riforma precedente, per esempio, erano pensati per non allontanare gli allievi svantaggiati da una formazione culturale, anche minima, ma , comunque presente. |
Ernesto Detto - 14-11-2003 |
Sono un docente di un Istituto professionale statale, concordo pienamente con l’appello dell’Ass. Proteo Fare Sapere e aggiungo qualche mia riflessione. Ritengo che sia devastante per la scuola pubblica la suddivisione della secondaria in due spezzoni: parlare di canali nello stato attuale di definizione dei due percorsi è un eufemismo, infatti l’organizzazione del cosiddetto “secondo canale” è così problematica, che lo stesso ministro non è riuscito a chiarirla in nessun documento ufficiale; intanto ci bersaglia con spot, inserti, fascicoli e quant’altro alla disperata ricerca di un consenso intorno alla sua riforma. Il “secondo canale”, anche se fossero valide le intenzioni del ministro (e non lo sono come documenta l’appello), dovrebbe essere perfettamente articolato per evitare che l’utenza (gli studenti, i genitori) preferisca abbandonarlo e riversarsi sull’unica struttura scolastica che risulti affidabile. In questo contesto la riforma, non disponendo di un consenso unanime, rischia di passare come un “dato di fatto” costruito giorno per giorno con provvedimenti amministrativi secondari (vedi per esempio il mancato finanziamento della III area degli istituti professionali nell’a.s. 2002/2003 ed il continuo ridursi di ogni finanziamento relativo alla scuola pubblica), finchè non ci si renderà conto che non è possibile o non conviene tornare indietro ed allora anche la sinistra si arrenderà di fronte al fatto compiuto. Le prove generali di questo scenario le sta facendo un politico “autorevole” come Massimo D’Alema quando dice in un convegno di ItalianiEuropei: “Se sara' l'Ulivo a succedere all'attuale maggioranza di centro-destra, in materia di riforma scolastica sarebbe grave per la scuola cambiare nuovamente, cancellando totalmente l'impianto morattiano”. Da sempre sono un elettore di sinistra, ritengo che l’Appello sia importante per aumentare il dissenso intorno alla riforma, ma esso deve coinvolgere ed interessare i politici del centro sinistra (a cominciare da tutti quelli delle commissioni Istruzione della Camera e del Senato) affinchè confermino che il dissenso nei confronti della riforma Moratti si basa su principi, come quello di “garantire a tutti la formazione culturale necessaria per essere cittadini”, che non possono essere svenduti per motivi tattici. Pertanto qualora il centrosinistra dovesse vincere le prossime elezioni su questi stessi principi si fonderà la scuola di domani e con questa prospettiva il centrosinistra, oggi, può diventare l’interlocutore di una vasta area che va dalla Confindustria ai girotondi e contemporaneamente esso può offrire una prospettiva a tutti quegli operatori della scuola che si trovano a dover fronteggiare una situazione ogni giorno più difficile. |
Apaella - 08-01-2004 |
solo un link "dell'altra sponda" |