Una ricchezza e un ruolo storico da non disperdere
Fuoriregistro - 08-11-2003
PER LA VALORIZZAZIONE
DEGLI ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI


A P P E L L O


Dagli anni sessanta gli Istituti Tecnici e Professionali hanno rappresentato il settore dell’istruzione secondaria superiore che, nel nostro paese, ha reso possibile la crescita della scolarizzazione e ha aiutato lo sviluppo economico e sociale.
Sono risultati gli indirizzi che con maggiore sensibilità hanno interpretato e risposto al bisogno d’innovazione garantendo la formazione culturale per la piena cittadinanza e i fondamentali elementi di pre-professionalità per i due terzi della popolazione scolastica.
Gli stage, l’area di progetto, la terza area integrata (negli ultimi anni degli istituti professionali) e le altre innovazioni organizzative e curricolari costruite con l’impegno e la competenza professionale di chi in essi opera rappresentano una ricchezza da valorizzare.
È necessario che il processo d’innovazione non venga interrotto e soprattutto che non si risolva nel ricacciare gli Istituti Tecnici e Professionali in un canale minore (quadriennale, regionalizzato, dosato sul profilo dell’avviamento al lavoro).


La scelta antistorica del doppio canale

ll problema di rapportare la formazione alla cittadinanza e al lavoro ha avuto nel mondo e nella storia differenziate forme di soluzione.
Il modello ottocentesco del sistema duale non può più rappresentare la soluzione da prospettare per una società della conoscenza e risulta ormai inadeguato anche nei paesi in cui è attuato.
Il doppio canale è una scelta ideologica e antistorica legata ad un modello di sviluppo economico e sociale arretrato.
Riprodurrebbe, aldilà delle intenzioni e dei proclami, due sistemi inevitabilmente rigidi e gerarchizzati: il primo astratto e teorico nella logica del vecchio liceo e il secondo sostanzialmente rivolto all’avviamento al lavoro.
L’evoluzione che il nostro sistema scolastico ha intrapreso negli ultimi decenni nella direzione dell’elevamento della formazione culturale per tutti e dell’integrazione dei sistemi, deve rappresentare la base su cui costruire il necessario processo d’innovazione.


La stessa qualità e le stesse opportunità per tutti e dappertutto

La cultura è sempre più una risorsa indispensabile per il singolo e per la società.
È dunque fondamentale garantire a tutti un’esperienza conoscitiva compiuta per costruire e consolidare le basi e le competenze culturali che, in quanto persistenti, consentano a tutti l’apprendimento lungo il corso della vita.
La separazione dei percorsi a tredici anni è la risposta sbagliata sia per mettere le basi delle professioni e sia per fare sì che le condizioni socio-culturali di partenza risultino sempre meno determinanti per il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione.
Per questo siamo contrari alla “devoluzione” del sistema scolastico ed alla separazione netta tra licei da una parte e trasferimento alla formazione dei tecnici e professionali Chiediamo che venga rilanciato e sostenuto nei fatti quel processo di innovazione in grado di coniugare l’autonomia delle scuole con l’unitarietà del sistema nazionale che guarda l’Europa e che sia coerente con la Costituzione Italiana ( art. 33 comma 2 ) e con l’equivalenza formativa dei diversi percorsi.
Solo investendo nella qualità dell’istruzione, che comprende l’articolazione dei percorsi e non la loro separazione, è possibile garantire a tutti, anche ai ragazzi in difficoltà, quegli obiettivi di formazione culturale necessari per essere cittadini.




TI INVITIAMO A DIFFONDERE QUESTO APPELLO :


>>> SCARICANDO E PORTANDO NELLE SCUOLE IL TESTO CONTENENTE L'APPELLO ED IL MODULO DI RACCOLTA FIRME DA INVIARE A: Associazione Professionale Proteo Fare Sapere - Via Leopoldo Serra, 31 - 00153 Roma.
Ricordiamo che le firme vanno fatte precedere dall'ordine progressivo su ogni foglio utilizzato

[ scarica qui i due modelli separati:
appello:
firme: ]

>>> SOTTOSCRIVENDOLO ON LINE SULLA PAGINA CHE TROVI QUI

[ le due modalità sono naturalmente alternative]


Tutti possono firmare: docenti, personale Ata, studenti, genitori, cittadini, perchè la scuola è un bene di tutti e di ciascuno

Omer Bonezzi, presidente Proteo Fare Sapere
Diana Cesarin, segretaria nazionale MCE Movimento Cooperazione Educativa
Emanuela Cerutti, responsabile di Fuoriregistro.
Dario Cillo, direttore di Edscuola
Domenico Chiesa, presidente nazionale CIDI Centro Iniziativa Democratica Insegnanti
Vittorio Cogliati Dezza, presidente Lega ambiente-formazione
Gigliola Corduas, segretaria nazionale Fnism Federazione Nazionale Insegnanti scuola media
Mariangela Prioreschi- presidente nazionale AIMC Associazione Nazionale Maestri Cattolici


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 07-11-2003
Condivido tale appello in ogni sua parte. L'ho sottoscritto e credo che bisogna diffonderlo in ogni angolo dell'Italia, per salvare la nostra scuola che non può e non deve essere smantellata, appiattita, discriminata, ingiallita, impoverita e rispettosa della Costituzione. Per questo proporrei di inviare tale documento anche al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed inoltre farei in modo di richiedere che i suoi promotori vengani ricevuti da lui.

 Alberto Petrocelli    - 09-11-2003
La smobilitazione degli Istituti Tecnici era prevista già nella riforma Berlinguer (li trasformava in Licei Tecnici..) ed a suo tempo polemizzai molto con coloro che tale riforma vollero ed appoggiarono! Lavoro con dedizione e convinzione nei Tecnici industriali da 25 anni e considero folle il progetto della loro eliminazione o trasformazione in licei tecnici.
Chi si iscrive ad un I.T. lo fa per conseguire un titolo che consenta un interessante inserimento nel mondo del lavoro a soli 19 anni ! Non tutti hanno voglia di continuare a studiare fino a 23 - 24 anni, molti preferiscono un impegno duro di 5 anni (come appunto l'I.T.) ed un titolo di studio che fornisca abilità e competenze che consentano di cominciare a lavorare a 19 anni, ma con concrete possibilità di carriera.
Non capisco questo tardivo ed ambiguo intervento di Bonezzi su questo argomento.
Conservare l'istruzione tecnica significa mantenere in vita una scuola in cui gli studenti trascorrono 36 ore settimanali per 5 anni, conseguendo una preparazione tecnico-progettuale che in altri paesi conseguono con laurea di tre anni. Se si vuole ridurre l'orario occorre pensare ad aumentare la durata del corso di un anno.

 ilaria ricciotti    - 10-11-2003
Vorrei vedere in questo appello anche le firme dei parlamentari che sono all'opposizione,
pertanto dato che molti di loro, lo hanno detto a me, non leggono Fuoriregistro, sarebbe opportuno inviare loro questa petizione.
Non deve essere solo e sempre Alba Sasso, a rappresentare tutti e ad apparire,
ma anche altri che abbiamo votato, sostenuto e che ora non si fanno più sentire.

 Redazione    - 10-11-2003
Intese Stato-Regioni sui percorsi professionali: prova d'orchestra?

Da Tuttoscuola

Con le ultime firme apposte dai presidenti delle Regioni Sardegna, Veneto ed Emilia-Romagna, e dal tandem di sottosegretari Aprea-Viespoli per conto dei rispettivi ministeri MIUR e Welfare, si e' finalmente completato il quadro delle Intese sottoscritte dallo Stato con tutte le Regioni, in attuazione dell'accordo-quadro varato dalla Conferenza unificata il 19 giugno 2003. Tutti i testi sono pubblicati nel sito del MIUR .
Ora i corsi, in molti casi gia' partiti, possono collocarsi in un quadro che, almeno sulla carta, dovrebbe offrire garanzie di omogeneita', essendo stato definito a livello nazionale con il citato accordo del 19 giugno. Come era prevedibile la sperimentazione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale partira' nelle diverse Regioni in ordine sparso, perche' non potra' fare, almeno all'inizio, riferimento a modelli e standard minimi nazionali, non ancora disponibili.
Ora sembra che la commissione tecnica mista incaricata di redigerli sia in procinto di consegnare il suo lavoro, frutto di faticose mediazioni tra Regioni orientate in modo assai diverso, soprattutto sul punto chiave della integrazione tra i sistemi, e unite solo nel difendere il loro “spazio” nei confronti dei rappresentati dei due Ministeri. L'unico punto in comune, oltre alla durata triennale dei corsi (ma la Lombardia gia' pensa alla formazione professionale superiore), e' l'impegno al “progressivo adeguamento” dei percorsi agli standard minimi nazionali, che compare in tutte le Intese. Ma partendo da filosofie e modelli diversi, se non contrapposti. Insomma, per ora la sperimentazione assomigliera' alla prova d'orchestra del film di Fellini: ciascuno sperimentera' a suo modo. Ma forse, considerata la profonda diversita' dei punti di partenza, una fase di “prova” era da mettere in conto. Vedremo quanto durera', e soprattutto come si raccordera' con la costruzione del “sistema di istruzione e formazione professionale”, che resta la grande, e incompiuta, sfida della legge 53.

 lorenzo caiolo    - 11-11-2003
Bravissimi!
Avevo perso qualsiasi speranza:tutto sembrava già seppellito...dopo tante petizioni, assemblee, tentativi (vani) di coinvolgimento di sindacati e parlamentari...
L'idea dell'Appello è potente e da diffondere nelle scuole, sui quotidiani, nelle aule parlamentari (c'è qualche legislatore disponibili?)... Si tratta veramente di qualcosa di molto importante e vitale: guai a distruggere una realtà indispensabile per la formazione e la promozione umana culturale e professionale di migliaia e migliaia di giovani.
Rendiamo una rete viva, coordinata e palpitante di tutti i sottoscrittori dell'Appello. Non restiamo isolati! Non arrendiamoci!

 calumetti    - 11-11-2003
Petrocelli deve essere uno che si ferma ai nomi. Ha mai letto i piani per i licei tecnici di Berlinguer? E li ha mai confrontati con quelli dei licei tecnologici della Moratti? I licei tecnici di Berlinguer erano itis e itc con altri nomi, quelli della Moratti sono licei classici con una spruzzatina di tecnologia.
Inoltre Berlinguer recuperava tutto il professionale sotto la denominazione di tecnologico, nell'indirizzo "tecnico e tecnologico" dei licei(asssecondando l'evoluzione storica dei professionali) , la Moratti lo devolve tutto alle regioni, e come se non bastasse devolve anche il tecnico vero e proprio!
E dire che io non ho neppure votato per Berlinguer!
Comunque anche fosse la stessa cosa di Berlinguer oggi c'è questa legge non quella. Se uno poi pensa di consolarsi tirandosi le martellate sui cosiddetti, faccia pure!

 ilaria ricciotti    - 13-11-2003
Finalmente qualcuno che fa una distinzione tra Berlinuer e la Moratti! Calumetti sono con te.

 Laura Giovanna Carnevale    - 14-11-2003
Molti hanno criticato la riforma Belinguer senza averla letta: secondo me era una buona riforma che rispondeva a molte delle esigenze sentite dagli insegnanti ; la "riforma" Moratti riprende alcune cose da quella ( inglese e informatica nelle scuole elementari, stage di formazione, l'istituzione di Licei Tecnologici , etc) senza dar loro coerenza e stravolgendone completamente l'impianto pensato dalla riforma Berlinguer; i percorsi integrati scuola -formazione professionale inseriti nella riforma precedente, per esempio, erano pensati per non allontanare gli allievi svantaggiati da una formazione culturale, anche minima, ma , comunque presente.

 Ernesto Detto    - 14-11-2003
Sono un docente di un Istituto professionale statale, concordo pienamente con l’appello dell’Ass. Proteo Fare Sapere e aggiungo qualche mia riflessione.

Ritengo che sia devastante per la scuola pubblica la suddivisione della secondaria in due spezzoni: parlare di canali nello stato attuale di definizione dei due percorsi è un eufemismo, infatti l’organizzazione del cosiddetto “secondo canale” è così problematica, che lo stesso ministro non è riuscito a chiarirla in nessun documento ufficiale; intanto ci bersaglia con spot, inserti, fascicoli e quant’altro alla disperata ricerca di un consenso intorno alla sua riforma. Il “secondo canale”, anche se fossero valide le intenzioni del ministro (e non lo sono come documenta l’appello), dovrebbe essere perfettamente articolato per evitare che l’utenza (gli studenti, i genitori) preferisca abbandonarlo e riversarsi sull’unica struttura scolastica che risulti affidabile.

In questo contesto la riforma, non disponendo di un consenso unanime, rischia di passare come un “dato di fatto” costruito giorno per giorno con provvedimenti amministrativi secondari (vedi per esempio il mancato finanziamento della III area degli istituti professionali nell’a.s. 2002/2003 ed il continuo ridursi di ogni finanziamento relativo alla scuola pubblica), finchè non ci si renderà conto che non è possibile o non conviene tornare indietro ed allora anche la sinistra si arrenderà di fronte al fatto compiuto. Le prove generali di questo scenario le sta facendo un politico “autorevole” come Massimo D’Alema quando dice in un convegno di ItalianiEuropei: “Se sara' l'Ulivo a succedere all'attuale maggioranza di centro-destra, in materia di riforma scolastica sarebbe grave per la scuola cambiare nuovamente, cancellando totalmente l'impianto morattiano”.

Da sempre sono un elettore di sinistra, ritengo che l’Appello sia importante per aumentare il dissenso intorno alla riforma, ma esso deve coinvolgere ed interessare i politici del centro sinistra (a cominciare da tutti quelli delle commissioni Istruzione della Camera e del Senato) affinchè confermino che il dissenso nei confronti della riforma Moratti si basa su principi, come quello di “garantire a tutti la formazione culturale necessaria per essere cittadini”, che non possono essere svenduti per motivi tattici. Pertanto qualora il centrosinistra dovesse vincere le prossime elezioni su questi stessi principi si fonderà la scuola di domani e con questa prospettiva il centrosinistra, oggi, può diventare l’interlocutore di una vasta area che va dalla Confindustria ai girotondi e contemporaneamente esso può offrire una prospettiva a tutti quegli operatori della scuola che si trovano a dover fronteggiare una situazione ogni giorno più difficile.

 Apaella    - 08-01-2004
solo un link "dell'altra sponda"