breve di cronaca
Anticipazione Dossier Caritas immigrazione
Vita.it - 05-11-2003


Italia, paese di immigrazione


Affermare che l'Italia è un paese di immigrazione in un mondo di migranti può sembrare una banalità e, invece, costituisce in gran parte una consapevolezza da acquisire.
Il dibattito che si è svolto sull'immigrazione in Italia è stato secondo la Caritas e la Fondazione Migrantes in buona misura refrattario a questa grande posta in gioco, perché non sempre ha colto la dimensione strutturale del fenomeno.
Non può continuare a valere la scusa che siamo un paese di recente esperienza, tenuto conto che i flussi di immigrazione come fenomeno di massa, iniziati negli anni '70, hanno cominciato ad essere palesi dai primi anni '80: trent'anni di tempo per riflettere, secondo i ritmi serrati del mondo di oggi, sono tanti.
Lo slogan di quest'anno (“Italia, paese di immigrazione in un mondo di migranti”) intende sottolineare che l'immigrazione va considerata non un fenomeno emergenziale, bensì una dimensione strutturale della società, che comporta da parte dei politici, degli amministratori e degli operatori sociali una concezione più a pprofondita e più lungimirante, l'unica che consente di affrontare un tema già di per sé complesso.
Per questo bisogna cercare di dire, con rigore di analisi e con parole semplici, quello che avviene, cogliendo i segnali innovativi che aiutano a inquadrare la diversa configurazione dell'immigrazione attraverso un paziente lavoro di confronto delle diverse fonti. E' quanto si è proposto il “Dossier Statistico Immigrazione 2003”, in collaborazione con prestigiose strutture internazionali, nazionali e territoriali, cercando di utilizzare gli archivi disponibili e facendo perno sul sostegno dei numeri per questa p resa di coscienza. Questo XIII Rapporto Caritas/Migrantes sull'immigrazione (496 pagine, 57 capitoli e alcune centinaia di tabelle), è così strutturato:
• Il contesto europeo e internazionale
• Gli stranieri soggiornanti in Italia
• L'inserimento socio-culturale
• Il mondo del lavoro
• I contesti regionali
• Inserto speciale dedicato ai rifugiati.


Lo scenario europeo e internazionale

175 milioni di migranti nel mondo: le ragioni dell'esodo. Le migrazioni sono un fenomeno a dimensione mondiale, dalle evidenti implicazioni politiche, sociali ed economiche. Nel mondo una persona ogni 35 residenti è nata all'estero.
Secondo l'ultimo censimento fatto dall'ONU, nel 2000 i migranti nel mondo sono risultati 175 milioni, con una incidenza del 2,9% sulla popolazione mondiale (6 miliardi e 67 milioni di persone a quella data, saliti a 6,2 miliardi a fine 2002). Contrariamente a quanto si pensa, i migranti sono concentrati più nei paesi in via di sviluppo (98.678.000, pari al 56,3%) che in quelli a sviluppo avanzato (76.441.000, pari al 43,7%). Tuttavia, l'incidenza degli immigrati sulla popolazione residente è molto più alta nei paesi r icchi (8,9% ri spet to all'1,9% degli altri paesi).
Non si riesce ad inquadrare correttamente il fenomeno migratorio, se non si pensa alle sue cause.
Quello di oggi è un mondo di esodo in gran parte forzato. Raramente è la libera scelta a spingere una persona a trasferirsi in un altro paese, come ha richiamato all'attenzione papa Giovanni Paolo II. Per lo più si fugge da condizioni di vita divenute insostenibili. Emigrare per milioni di persone significa coltivare la speranza di venire nuovamente a capo del la loro vita, quando non addirittura di sopravvivere, e nessuno può arrogarsi il diritto di pretendere che queste persone restino a casa loro
.

Il bacino migratorio europeo e i flussi dall'est

Il più rilevante polo migratorio nel mondo è il continente europeo, dove si trova esattamente un terzo dei migranti del mondo. L'Unione Europea, come area omogenea di insediamento, viene solo dopo gli Stati Uniti, dove i nati all'estero sono 35 milioni. Senza immigrati molti paesi europei avrebbero già iniziato a conoscere una diminuzione della popolazione.
Nell'Unione la popolazione straniera legalmente soggiornante si è attestata da cinque anni attorno ai 20 milioni di individui, anche perché annualmente più di mezzo milione di immigrati acquisiscono la cittadinanza dello Stato di residenza. In media nell'ultimo quinquennio sono entrati nell'Unione circa 1.400.000 immigrati all'anno, dei quali 600-650mila in Germ ania, ma solo in parte a carattere definitivo.
Gli stranieri registrati al 1° gennaio 2001 risultavano essere circa 19.584.000, ossia il 5,2% della popolazione complessiva. Ma l'incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva è molto diversa da Stato a Stato: si va dal valore record del 36,9% in Lussemburgo all'8-9% di Austria, Belgio e Germania, mentre nei paesi mediterranei non si raggiunge il 3% (con l'eccezione dell'Italia che, dopo l'ultima regolarizzazione, ha raggiunto un'incidenza
del 4%).
È consistente nell'Unione la presenza di immigrati dell'Est Europa (3,4 milioni alla fine del 2001; in Italia è stato superato il mezzo milione), dei quali una buona metà proveniente dai Bal cani . Si
stima che questa presenza aumenterà dopo l'adesione (maggio 2004) all ' Unione di Poloni a,
Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lituania e Lettonia, per poi gradatamente decrescere per effetto della convergenza socio-economica, dell'armonizzazione del mercato del lavoro e del miglioramento degli standard di vita e della delocalizzazione degli investimenti.

La presenza straniera in Italia

2002: un leggero aumento, diverse conferme e alcuni interrogativi.
Secondo il Ministero dell'Interno i permessi di soggiorno in vigore alla fine del 2002 erano in Italia 1.512.324: nel corso di un anno l'aumento delle presenze regolari è stato del 10,8% (+149.164 persone, ivi inclusi i nuovi ingressi, i permessi in precedenza non registrati e i minori che hanno ottenuto il soggiorno a titolo personale) .
Si registrano assestamenti sia per quanto riguarda le prime nazioni in graduatoria che i continenti di provenienza .
La nazionalità più numerosa è ancora quella marocchina (con 172.834 soggiornanti, pari all'11,4% del totale), e precede ormai di poco quella albanese (168.963 e 11,2%): peraltro, pare che dalla piccola Albania (tre milioni di abitanti) l'esodo più consistente si sia già verificato. Degno di menzione è il terzo posto del gruppo romeno (95.834), seguito da filippini (65.257) e cinesi (62.314).
A livello di provenienze continentali sono invece gli europei extracomunitari (32,3%) a prevalere di gran lunga sugli afr icani (26,5%), mentre gli asiatici (18,5%), terzi, superano a loro volta americani (11,8%) ed europei comunitari (10,2%). Il protagonismo della immigrazione dall'Est, che ha contrassegnato gli anni '90, sembra destinato a perm a n e re a corto termine nel contesto dell'allargamento a oriente dell'Unione Europea.

Le dinamiche territoriali

La quota maggiore dei cittadini stranieri (58,7%) si concentra nel Nord Italia, e in particolare nel Nord Ovest (32,8%); seguono, in ordine scalare, il Centro (28,3%), il Sud (8,9%) e le Isole (4,1%). La ripartizione degli immigrati sembra così adeguarsi alle diverse potenzialità occupazionali
della Penisola.
A livello regionale è la Lombardia a ospitare il n u m e ro più elevato di immigrati (348.298, pari al 23,0% del totale nazionale), seguita nell'ordine dal Lazio (238.918 e 15,8%), dal Veneto (154.632 e 10,2%) e dall'Emilia Romagna (150.628 e 10,0%): solo queste quattro regioni hanno quote non inferiori a un decimo dell'intera popolazione straniera.
In cima alla graduatoria delle province più popolate di cittadini stranieri, Roma (213.834, pari a circa il 90% delle presenze laziali) precede ancora una volta Mi lano (170.737) ,

Regolarizzazione e numero effettivo delle presenze

L'ultima regolarizzazione, chiusa l'11 novembre 2002 con la presentazione di 703.000 domande, ha da sola quasi uguagliato il numero complessivo di istanze delle precedenti tre regolarizzazioni degli anni ‘90.
Questa operazione straordinaria ha mostrato che il problema del lavoro sommerso degli immigrati ha riguardato l'intera Italia e non solo il Meridione. Le domande presentate sono risultate così ripartite: Nord Ovest (233.943, pari al 33,3% del totale), Centro (203.852 e 29,0%), Nord Est (132.291 e 18,8%), Sud (111.216 e 15,9%) e Isole (20.854 e 3,0%).
In generale, sono state lievemente prevalenti (361.035 e 51,4%) le domande relative a lavoratori stranieri occupati presso aziende rispetto a quelle r iguardanti stranieri impiegati nel lavoro domestico (341.121 e 48,6%), ma nel Centro e nell'intero Meridione la proporzione appare rovesciata a favore di quest'ultima tipologia (con punte del 55-56% nel Centro e nelle Isole).

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