Quattro novembre
Alessandro Marescotti - 04-11-2003
Tratto da PER UNA STORIA DELLA NONVIOLENZA E DEI DIRITTI UMANI
Raccontare la verita' della guerra, risvegliare le coscienze e' un impresa anche per chi non e' regista ma educatore di pace: padre Ernesto Balducci viene incarcerato e don Lorenzo Milani sottoposto a processo per aver sostenuto il diritto ad agire secondo coscienza di fronte a una guerra ingiusta. Appena trent'anni fa. La prima guerra mondiale, con i suoi falsi miti e le sue vere tragedie, e' rimasta un tabu', un'ingombrante scheletro nell'armadio della storia e dei governi.
Le vittime della Grande Guerra
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Germania 2.000.000
Russia 1.750.000
Austia 1.550.000
Inghilterra 900.000
Italia 680.000
Turchia 420.000
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Globalmente nella Prima Guerra Mondiale persero la vita 10 milioni di persone.
PRIMA GUERRA MONDIALE: LO SCHELETRO NELL'ARMADIO
TESTIMONIANZE E TESTI
Don Milani rilegge la prima guerra mondiale con i suoi ragazzi e cento anni di guerre italiane. Arriva alla conclusione che e' l'"obbedienza non e' piu' una virtu' ma la piu' subdola delle tentazioni", scrive ai cappellani militari, viene messo sotto processo. Ecco un brano della sua autodifesa di fronte ai giudici.
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli."
Voi giuristi dite che le leggi si riferiscono solo al futuro, ma noi gente della strada diciamo che la parola RIPUDIA e' molto piu' ricca di significati, abbraccia il passato e il futuro.
E' un invito a buttare tutto all'aria: all'aria buona. La storia come la insegnavano a noi e il concetto di obbedienza militare assoluta come la insegnano ancora."
"Abbiamo preso i nostri libri di storia (...) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca d'una "guerra giusta". D'una guerra cioe' che fosse in regola con l'articolo 11 della Costituzione. Non e' colpa nostra se non l'abbiamo trovata."
"Quando andavamo a scuola noi i nostri maestri, Dio li perdoni, ci avevano bassamente ingannati. Alcuni poverini ci credevano davvero: ci avevano ingannati perche' erano a loro volta ingannati. Altri sapevano di ingannarci, ma avevano paura. I piu' erano forse solo superficiali.
A sentir loro tutte le guerre erano "per la Patria".
I nostri maestri si dimenticavano di farci notare una cosa lapalissiana e cioe' che gli eserciti marciano agli ordini della classe dominante (...) Non posso non avvertire i miei ragazzi che i loro infelici babbi hanno sofferto e fatto soffrire in guerra per difendere gli interessi di una classe ristretta (di cui non facevano nemmeno parte!) non gli interessi della Patria (...) Alcuni mi accusano di aver mancato di rispetto ai caduti. Non e' vero. Ho rispetto per quelle infelici vittime. Proprio per questo mi parrebbe di offenderli se lodassi chi le ha mandate a morire e poi si e' messo in salvo. (...) Del resto il rispetto per i morti non puo' farmi dimenticare i miei figlioli vivi. Io non voglio che essi facciano quella tragica fine. Se un giorno sapranno offrire la loro vita in sacrificio ne saro' orgoglioso, ma che sia per la causa di Dio e dei poveri, non per il signor Savoia o il signor Krupp. (...) Ci sono ancora dei fascisti poveretti che mi scrivono lettere patetiche per dirmi che prima di pronunciare il nome santo di Battisti devo sciacquarmi la bocca (...) Se fosse stato vivo il 4 novembre quando gli italiani entrarono nel Sud Tirolo avrebbe obiettato (...) "Riterremmo stoltezza vantar diritti su Merano e Bolzano". ("Scritti politici" di Cesare Battisti, vol.II, pag.96-97) "Certi italiani confondono troppo facilmente il Tirolo con Trentino e con poca logica vogliono i confini d'Italia estesi fino al Brennero" (ivi) Sotto il fascismo la mistificazione fu scientificamente organizzata. E non solo sui libri, ma perfino sul paesaggio. L'Alto Adige, dove nessun soldato italiano era mai morto, ebbe tre cimiteri di guerra finti (Colle Isarco, Passo Resia, San Candido) con caduti veri disseppelliti a Caporetto.
Parlo di confini per chi crede ancora, come credeva Battisti, che i confini debbano tagliare preciso tra nazione e nazione (...) In quanto a me, io ai miei ragazzi insegno che le frontiere sono concetti superati."