Tutto serve a far cassa e la scuola è riserva di caccia: non a caso è affidata ad una specialista in ristrutturazione d’azienda e sottoposta alla tutela rigida di Tremonti che, pur di rastrellare quattrini, gratta il fondo del barile e mette in vendita persino le carte d’archivio.
Si sa, i soldi sono soldi e non bastano mai, ma un modo per farli c’è sempre: basta non andare troppo per il sottile. Moratti e Tremonti non sanno cosa sia il sottile e l’articolo 7 della benemerita legge 53 del 28 marzo ultimo scorso torna così utilissimo; abolita la legge 9 del 20 gennaio 1999 sui cicli scolastici e la 30 del 10 febbraio 2000 – la sventurata legge quadro partorita dalla sinistra – il gioco è fatto: è il turno delle tasse scolastiche e dei contributi di laboratorio. Spiccioli certo, ma sangue dalle rape non ne cava nemmeno l’alchimista ed occorre fare di necessità virtù.
Pagheremo, sudditi felici del presidente operaio, pagheremo. Lo spiega, con scienza latina del diritto, l’ineffabile Alberto Bottino, Direttore Regionale Scolastico per la Campania e portavoce irreprensibile della Moratti:
il regime di gratuità di tasse e contributi di laboratorio è abolito.
Permane – specifica il Bottino – per gli alunni iscritti quest’anno in prima, perché la legge 53 si configura come
jus superveniens che non può prevedere
ex post obblighi non previsti al momento dell’iscrizione.
Che vuol dire? Che saranno pagati in seconda. Con buona pace del diritto, pomposamente citato nel latino degli azzeccagarbugli.
Metto anche questo nel conto, e intanto mi viene in mente altro latino:
quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?