Le pareti dei corridoi della mia scuola sono tappezzate da manifesti di un rassicurante color verde (lo dicono gli psicologi, il verde toglie l’ansia) che sintetizzano la riforma:
un po’ di inglese, un po’ di informatica, un po' di tutor, studiare tutti fino a 18 anni (sic) qualche stage e tanta bontà.
Se li vedesse Montesquieu, pensavo leggendoli, scriverebbe qualche Lettera persiana in più, sulla scuola italiana e sulle sue riforme.
Ma anche su noi insegnanti: che dobbiamo essere solo sopiti e sedati. Come se poi non sapessimo leggere le varie finanziarie e, soprattutto, non ne stessimo verificando gli effetti.
E’ ugualmente il verde a predominare in un pesantissimo file pdf a disposizione dei più pazienti tra i rari frequentatori del sito del ministero.
Dopo mezz’ora di attesa, ecco comparire, finalmente
Le parole di una scuola che cresce
Lettura interessante. Allietata dalle solite immagini di bimbi e giovani felici in scuole bellissime, che interrompono il testo, così possiamo far riposare la mente, affaticata da tanti pesanti concetti.
E sopiti e sedati, possiamo anche non accorgerci di incongruenze e contraddizioni.
Come queste.
La spiegazione dell’
alternanza scuola/lavoro termina con questa affermazione:
la nuova formula di alternanza scuola-lavoro...... apre anche agli studenti dei licei.
Lo cantavano anche le mondine "
non porta macchia il simbol del lavor".
Ma subito si teme che i liceali e le loro famiglie possano spaventarsi, ed ecco che alla voce
Sistema dei licei, ci si affretta a rassicurarli:
i licei curano soprattutto una educazione a carattere teorico,mentre il canale formativo dirimpettaio (oddìo, ho pensato quando ho letto, il al Miur sanno proprio tutto, anche che l’ Istituto professionale in cui insegno è VERAMENTE dirimpettaio di un Liceo scientifico n.d.r. ) accentua la funzione delle conoscenze e delle abilità di carattere teorico-pratico. La differenza tra i due canali non è però così netta da privare del tutto i licei di forme e strumenti di apprendimento che completino,in alcuni casi, l’ insieme delle conoscenze teoriche con sia pur brevi e saltuarie applicazioni a esercitazioni pratiche..
E ancora. La spiegazione del concetto di
anticipo - all’interno della quale viene detto, come se nulla fosse, che la differenza di età che si potrebbe riscontrare tra i bimbi anticipatari e quelli postcipatari all’interno di una classe potrebbe essere al massimo
di un anno e sette mesi – è interrotta da un’ennesima immagine, dopo la quale, compare questo concetto che mi riesce difficile inserire nell'ambito nel quale è collocato:
la legge n.53/2003, oltre a usare l ’espressione obbligo scolastico (ma dove? Ma quando mai?), parla anche di diritto all ’istruzione e alla formazione, e di dovere legislativamente sanzionato della fruizione della correlativa offerta di istruzione e formazione.La scelta dei termini è tesa ad affermare una concezione del rapporto del cittadino con i pubblici poteri rispettosa della sfera di libertà del primo e aliena da impostazioni autoritarie di matrice statalista,i n contrasto col principio di sussidiarietà.
Errore tecnico dell’estensore? Problemi del mio browswer? Confusione mentale?
Personalmente, propendo per quest’ultima opzione.
Basta leggere infatti la voce sul
diritto-dovere all ’istruzione e alla formazione, che inzia così:
il principio di «diritto-dovere » sancito dalla legge di riforma all ’art.1,comma 3, assomma in sé due aspetti fondamentali:il diritto personale di ciascuno all ’istruzione e allo studio, e il dovere di tutti a concorrere al bene comune, quello dell ’istruzione
E che, dopo i soliti tentativi di spiegazione, termina con questa stupefacente affermazione:
la durata del nuovo diritto sarà di almeno dodici anni all ’interno del sistema di istruzione o fino al conseguimento di una qualifica all ’interno del sistema di istruzione e formazione
professionale, comunque entro il diciottesimo anno di età. Al raggiungimento di tale obiettivo l’I talia si troverà, con il Belgio, al primo posto in Europa per durata dell’ obbligo.
L'obbligo? Lo statalismo?
Queste le perle che ho notato io. Qualcuno più attento e paziente di me potrebbe trovarne molte altre.
Non come se fosse un gioco, però. Perché il gioco è il loro: quello delle tre carte.
Ricordiamo tutti le parole – chiarissime e forti – pronunciate dal presidente Ciampi durante l’inaugurazione dell’anno scolastico all’Altare della Patria :
“
La Costituzione impone alla responsabilità pubblica dello Stato di istituire scuole statali e di garantire il diritto all'istruzione a tutti. È compito invece dei genitori educare i figli e trasmettere loro anche «una sfera privata dei valori”, ma di questo “
ciascuno è responsabile solo di fronte alla propria coscienza”.
Talmente chiare e forti, che andavano, anch’esse sopite, sedate. Usando Ciampi contro Ciampi.
E così il pamphlet si chiude con questa citazione, scelta, ne sono sicura, perché la Repubblica – al di là delle intenzioni dello stesso Ciampi – vi appare quasi come una sostenitrice esterna della scuola e pubblica è solo l’opinione.
