Non sappia la destra....
Fabrizio Dacrema - 16-09-2003
DECRETO INFANZIA E CICLO PRIMARIO:
IL GOVERNO NON SA QUELLO CHE HA APPROVATO



Non senza incredulità abbiamo scoperto che esistono due sintesi diverse dello schema di decreto legislativo sulla scuola dell’infanzia e il primo ciclo dell’istruzione, approvato in prima lettura venerdì scorso dal governo.
Ambedue hanno la stessa fonte ufficiale: il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
La prima sintesi è presente nel sito ufficiale del MIUR e, nei contenuti, ricalca la bozza di decreto presentata e poi ritirata lo scorso aprile.
La seconda, pubblicata nel sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è sempre attribuita al MIUR, ma i contenuti sono diversi su punti rilevanti: tempo pieno e prolungato, docente coordinatore-tutor, istituti comprensivi.
Intanto il testo dell’articolato approvato non viene diffuso ufficialmente dal MIUR e il mistero si infittisce.
Quale decreto ha approvato il Governo ?
Il governo stesso non lo sa, visto che le due sintesi, sostanzialmente diverse, sono state diffuse ufficialmente al termine della riunione del Consiglio dei Ministri.
Quando la confusione è grande si usa dire che la “mano destra non sa quello che fa la sinistra”, ora siamo oltre, è il caso di dire che “la destra non sa quello che fa la destra”.
Una cosa è certa, con la decisione di dare avvio all’iter di approvazione del decreto, il Ministro ha gettato la maschera: la sperimentazione è un bluff (siamo stati facili profeti), la legge 53/03 si attua attraverso l’imposizione.
Contro l’impianto del decreto attuativo, al di là delle diverse versioni circolanti, si erano espresse le organizzazioni sindacali, le associazioni professionali e moltissime scuole attraverso ordini del giorni inviati al governo.
Il Ministro non ascolta nessuno, vuole lo scontro e lo avrà.

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 ilaria ricciotti    - 16-09-2003
In uno stato di malessere e confusione totale, mi fa un immenso piacere sapere ciò che è stato scritto. Mi fa un immenso piacere sapere che "la destra non sa quello che fa la destra". Tuttavia ciò che mi spaventa è l'imposizione, per questo dovremmo prestissimo mobilitarci esternando il nostro dissenso: scendere in piazza e far sapere alla gente ciò che spesso ci diciamo soltanto tra noi.
Questa tipologia di scuola non può essere accettata perchè non voluta dalla maggioranza della gente.

 Dedalus    - 16-09-2003
IL GIALLO DEL DECRETO LEGISLATIVO SULLA SCUOLA DI BASE

Sulla base delle informazioni di cui disponevamo (la Sintesi del D.Lgs. pubblicata da Educazione&Scuola, "fonte MIUR" e, soprattutto, rinvenibile nel sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri) avevamo scritto un commento prudente, interlocutorio, attento alle "novità" che venivano prospettate. In realtà non è così: è molto peggio di quanto cautamente pensavamo. A quanto pare lo schema di Decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri non è altro che il testo della "bozza" già resa nota a maggio..! Altro che "mediazione" e "decreto pot-pourri", che teneva conto di diverse sfumature e sensibilità all'interno della maggioranza, con qualche apertura nei confronti delle posizioni espresse in questi mesi dall'opposizione, dai sindacati e da molte scuole nel paese !
Il testo trasmesso a ScuolaOggi dall'on. Aprea, sottosegretario del MIUR, è sostanzialmente identico alla bozza di maggio, con impercettibili variazioni. Ad es.: nella scuola primaria l'insegnante tutor non deve più assicurare una presenza con il gruppo-classe "compresa tra le 18 e le 21 ore" ma invece "non inferiore alle 18 ore"… (e pensare che qualcuno, nell'ambito della stessa maggioranza, aveva chiesto che fosse scritto "fino a un massimo di 18 ore"..!).
Resta in particolare l'art.16 "Norme finali e abrogazioni", nel quale vengono abrogate espressamente le disposizioni del Testo Unico che riguardavano proprio i "progetti formativi di tempo lungo", vale a dire l'art.130 che consentiva le 40 ore del Tempo Pieno, orario di mensa incluso.
Come si spiega una simile difformità tra un testo (la Sintesi riportata da Educazione& Scuola e dalla Presidenza del Consiglio) e l'altro (l'articolato dello schema del Decreto legislativo diffuso dal MIUR)?
Forse la Sintesi rispondeva ai desiderata di qualche componente della maggioranza…. sta di fatto che nello schema di Decreto non rimane praticamente nulla delle "aperture" in essa prospettate. La contraddizione è evidente e le "differenze" sostanziali. Che ne è del "servizio educativo di mensa" e delle 40 ore del Tempo Pieno? E dell'enfasi sul valore della "collegialità"? E dove è finito il riferimento al valore dell'esperienza degli istituti comprensivi ? Restano insomma tutte le nostre riserve e i nostri punti interrogativi, aggravati dal fatto che quelle "modifiche" non ci sono…
Ha probabilmente ragione Fabrizio Dacrema (Cgil scuola) quando si chiede: "Quale decreto ha approvato il Governo ? Il governo stesso non lo sa, visto che le due sintesi, sostanzialmente diverse, sono state diffuse ufficialmente al termine della riunione del Consiglio dei Ministri. Quando la confusione è grande si usa dire che la “mano destra non sa quello che fa la sinistra”, ora siamo oltre, è il caso di dire che “la destra non sa quello che fa la destra”.

Lo schema di decreto trasmesso a ScuolaOggi ferma l'orologio e riporta indietro nel tempo. Torniamo al maggio scorso e a tutte le manifestazioni di dissenso, protesta, disaccordo espresse da sindacati, associazioni professionali e scuole, di cui anche ScuolaOggi si è fatta portavoce. Vuol dire esattamente questo: tornare a quel clima di scontro nel paese sui temi della scuola, come se nulla in questi mesi fosse avvenuto.
Incredibile ma vero: "a volte ritornano"…. Ma forse è bene che sia così. Come ha detto Berlusconi: "Con questa riforma attuiamo quello che era scritto nel nostro programma elettorale: qualcuno diceva che non avremmo mantenuto le promesse, ma la realtà è molto diversa". Il Ministro Moratti ed il governo portino avanti, fino in fondo, il programma della Casa delle libertà, la propria "politica scolastica", come è giusto e legittimo che sia in democrazia. Possibilmente con un minimo di chiarezza e di coerenza. E siano i cittadini (scuole, utenza, genitori, docenti, ecc.) a giudicare e ad esprimersi. Nel metodo e nel merito.