Salvador Allende, ovvero l'altro 11 settembre
Grazia Perrone - 11-09-2003

Qualsiasi avvenimento storico è suggellato – nell’immaginario collettivo – da un’immagine grafica che ne racchiude la radice e il senso. Così, se l’immagine iconografica della guerra di Spagna (1936/39) è graficamente rappresentata dalla foto di Frank Capra che ritrae il miliziano repubblicano nell’attimo stesso in cui viene colpito a morte e l’11 settembre 2001 rimarrà per sempre rappresentato dalla terrificante immagine del Boeing che si schianta contro una delle Torri, la rappresentazione grafica di un altro 11 settembre (quello cileno) è rappresentata dalla foto che ritrae il presidente Allende che indossa l’elmetto. (…)


”In poche ore, come è successo a New York, l’11 settembre cileno – scrive Antonio Skarmeta sul Messaggero del 12 Settembre 2002 - apriva una crepa in un terreno fino ad allora sicuro, e introduceva una divisione insolita, inedita nella nostra società, fra oppressi e oppressori. La divisione tradizionale fra conservatori e progressisti, fra gente di destra e gente di sinistra, doveva considerarsi superata dal momento in cui le bombe e le pallottole si erano sostituite alla discussione e al dialogo. Possiamo ritenere la destituzione di Allende uno in più fra cento episodi fatidici che attraversano la storia contemporanea. Lasciamo stare la passione, diciamo solo che Allende aveva sperimentato la via cilena al socialismo, cioè il percorso di una rivoluzione originale capeggiata da un presidente marxista. Il quale, nella legalità delle istituzioni, si proponeva di rendere più consistente la democrazia. Questo progetto, nuovo e pacifico, suscitava l’attenzione della Spagna, dell’Italia, della Francia, Paesi in cui, ancora, i gruppi più progressisti della società non avevano accesso ai rispettivi organici di governo. In quel mattino dell’11 settembre 1973, in Cile, si praticarono senza limiti la violenza e la brutalità. Furono giorni di sofferenza, settimane che inaugurarono un lungo terrore incapace di affievolirsi per anni ed anni. Nonostante i rischi, i partiti democratici si sono lentamente ricostituiti e forze nuove li hanno ingrossati, fino a trovare la strada per sconfiggere, alle elezioni del 1988, la dittatura di Pinochet (…)” (cfr. Antonio Skarmeta – articolo citato).

Molto si è detto e tanto si è discusso su quei 1000 giorni di governo che hanno scombussolato gli equilibri politici in America latina e nel mondo. La brutalità della repressione militare (si calcola in oltre 20mila il numero dei cittadini cileni – uomini e donne – desaparecidos nei giorni immediatamente successivi al golpe militare) ed il chiaro coinvolgimento della Cia e degli USA fu così evidente da convincere Enrico Berlinguer – all’epoca Segretario generale del PCI – ad elaborare una nuova strategia politica che – abbozzata si Rinascita – è nota come “compromesso storico”.

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Salvador Allende: un profilo biografico


Salvador Allende nacque a Valparaiso in Cile nel 1908 da una famiglia benestante; si laureò in medicina prendendo parte fin da giovane alla vita politica del suo paese. Si dedicò in ugual misura alla professione medica e all’attività politica.
Nel 1933 fu tra i fondatori del Partito Socialista Cileno; nel 1938 fu eletto deputato e nel 1942 fu ministro della sanità; nel ’45 fu eletto senatore e poi presidente del Senato.
Dopo tre precedenti tentativi falliti (il primo nel 1958), la sua quarta candidatura alle presidenziali (1970) come candidato di Unidad Popular fu supportata da una coalizione che comprendeva Socialisti, Comunisti, Radicali e altri partiti di sinistra, che gli assicurò la vittoria con una stretta maggioranza.
Dopo decenni di potere ininterrotto la Democrazia Cristiana e le destre venivano così mandate, democraticamente, all’opposizione.
Come Presidente della Repubblica scelse la strada dell’intransigenza e della fermezza che gli alienò parecchie simpatie.
Compreso a sinistra. Il suo programma di governo, infatti, prevedeva grandi interventi statali, la redistribuzione delle ricchezze ancora concentrate nelle mani di alcune ricche e potenti famiglie e l’attenuazione degli squilibri tra ricchi e poveri.
Cercò di attuare il suo programma di riforme nel più grande rispetto della Costituzione, ma una parte consistente della società cilena era da troppi anni abituata ai favoritismi e ai privilegi e non accettò le riforme economiche e finanziarie (come la nazionalizzazione).
Alle elezioni della primavera 1973 Salvador Allende e Unidad Popular vinsero ancora democraticamente le elezioni, ma la ricca imprenditoria del paese non le accettò più e iniziò una lotta senza quartiere (fomentata anche dai servizi segreti degli Stati Uniti) contro il legittimo governo di Allende, facendo cadere il Cile in una grave crisi economica aggravata dalla crescita dell'inflazione.
Fu proprio questo contesto di opposizione sempre più aperta da parte della classe media, sfociata in un clima di scontro frontale, che aprì la strada al colpo di stato militare messo a segno dal generale.
L’11 settembre di quello stesso anno, i militari cileni, comandati dal generale Augusto Pinochet Ugarte, inscenarono un colpo di stato assaltando e bombardando il palazzo presidenziale.
Allende perse la vita e, con lui, migliaia di cittadini cileni contrari al colpo di stato. Le sue ultime parole – pronunciate alla Radio Magallanes e aventi come sottofondo il cupo rombo dei bombardieri che stavano martellando il palazzo presidenziale – furono (…)”Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla.
Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria. Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.
Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore.Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! .. (…)”.

Alle ore 13.30 dell’11 settembre 1973, al comando del generale Palacios, i militari golpisti entrano nella Moneda mentre una fila di prigionieri viene fatta uscire. Al secondo piano, nel salone dell'Indipendenza, il presidente Allende muore. Un piccolo mitragliatore viene trovato tra le sue mani.

I funerali di Stato sono stati celebrati solo nel 1990.


Leggi un documento firmato da Ugo Bertone e tratto da STORIA ILLUSTRATA , giugno 1999

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 Flavio Gamberoni    - 15-09-2003
Chi scrive quei giorni li ha vissuti personalmente ed il ricordo è sempre vivo.
Il tempo passa e lo sforzo per elaborare il passato è notevole. Una notizia commovente : lo stadio di Santiago è stato intitolato a Victor Jara.

*Per i più giovani :
- lo stadio in questione divenne campo di concentramento e tortura nei primi giorni del golpe.
- Victor era un artista ,compositore e cantante schierato con il popolo, fù torturato, massacrato e ucciso in quel luogo.