L’11 settembre ’73 è il presidente Allende affacciato al balcone della Moneda con il mitra a tracolla; sono i suoi occhi, quel fotogramma.
L’11 settembre ’73 è lo sguardo da impiegato dello sterminio di Pinochet, buono per le timorate signore cilene, mogli degli onesti uomini d’affari che quel golpe lo invocarono, lo vollero, per mettere fine al disordine e alle proteste sociali di chi chiedeva pane e libertà, e a cui si dava il nome di “sovversione comunista”.
L’11 settembre ’73 è il fascismo, il nazismo è una cosa più seria, come disse una volta Carmelo Bene: non invasati nichilisti, tragici profeti ed esecutori del male, del Male assoluto, no; ma modesti, mediocri routiniers del crimine, facce comuni, come quelle di chi li aveva sostenuti, dediti a conciliare e Dio e la borsa, servili, come ieri, oggi e sempre.
L’11 settembre ‘73 è il compromesso storico, la pavida e meschina formula politica che Berlinguer si affrettò subito a porre come linea della futura azione del PCI in Italia.. Il 73 ‘ è anche l’anno delle prime azioni delle BR ma la loro propaganda armata avrebbe trovato ben scarso radicamento se quelle giunte rosse che si insediarono al governo dei comuni con la grande vittoria elettorale del ’75 avessero dato risposta ai bisogni, ai sogni, alle speranze di coloro che lottavano per il diritto alla casa, allo studio, al lavoro, a profonde ed eque trasformazioni sociali . Invece prevalse il fattore 11 settembre, con l’invito a non forzare sulle riforme come avevano fatto i socialisti in Cile e a non dar voce ai gruppi che a sinistra portavano avanti richieste radicali, per non ripetere l’errore di Allende che aveva lasciato che il Mir occupasse i fondi agricoli. Il compromesso storico strinse il progetto di trasformazione democratica della società espresso dai giovani in una morsa, lo stritolò, in nome della lotta al sovversivismo; e quei giovani risposero all’invito di Curcio e Moretti, sapendo di infilarsi in un percorso di morte, il cui episodio più tragico e oscuro sarà poi l’omicidio Moro.
L’11 settembre 1973 sono i Chicago boys, i giovani economisti liberisti e monetaristi cresciuti alla scuola di Milton Friedman ingaggiati dal tiranno. Le ricette del FMI, le strategie che ancora strozzano le economie dei tre quarti dell’umanità e la condannano ad un destino di fame e miseria, nascono da lì.
Perché il Cile di Pinochet è stato un modello, la dimostrazione di come il capitalismo sia indifferente ai valori democratici che tanto sbandiera, se in gioco è il tasso di profitto e di rapina. Il laboratorio Cile, da questo punto di vista, ha prodotto le idee che poi, a seguire, hanno trovato una diffusione planetaria, fino a configurarsi come una sorta di pensiero unico.
L’11 settembre ’73 è l’istituzione del tribunale penale internazionale dove il principio della certezza del diritto è subordinato a quello della discrezionalità della fonte che lo eroga e lo applica, per cui allo stesso reato di crimine contro l’umanità si risponde con pene differenziate: una tranquilla vecchiaia in un villino di Santiago se ti chiami Pinochet, un giusto processo se di nome fai Milosevic.
L’11 settembre ’73 è l’11 settembre 2001: il Nemico che minaccia l’occidente, l’attor giovane che sostituisce quello ormai incartapecorito, il fondamentalismo islamico che si mette al centro della scena in vece del comunismo. Ad alimentare l’apparato industriale-militare americano e l’intera struttura del capitalismo globalizzato che su di esso si sostiene.
L’11 settembre ’73 è la retorica del diritto di ingerenza o altrimenti detto “dell’imposizione con la forza, se occorre, della democrazia”. Anche se a convenirne e’ il Nemico di ieri diventato l’amico di oggi, il prezioso alleato, l’ospite prediletto del nostro Presidente del Consiglio che come quest’ultimo si e’ fatto da sé: negli anni in cui l’uno metteva insieme capitalisticamente il primo gruzzolo, l’altro si esercitava nel perfezionare la tecnica degli interrogatori alla Lubianka. Ora che è democratico non ha dimenticato l’arte del genocidio che attualmente esercita in Cecenia. Deve essere anche da lui, probabilmente, che l’amico del cuore ha imparato la saggia lezione per cui ci sono intere categorie sociali o professionali composte da malati di mente. Da destinare ai manicomi. Vecchia teoria del KGB, appunto.
L’11 settembre ’73 è oggi. Anche se oggi il conflitto ideale ha lasciato il posto all’Universale Finzione.