breve di cronaca
Io professore deluso credo solo negli studenti
La Repubblica - 09-09-2003

Luciano Campagna insegna italiano e latino al liceo Beccaria: "Dalla riforma non mi aspetto niente di buono, danneggia molti colleghi"

È bellissimo vedere che dall´altra parte della cattedra si consumano amori, litigi, gioie e dolori
La nostra scuola è ancora impostata sui programmi: si pensa più a finire il libro che a stimolare gli alunni
Da loro ho imparato a guardare il mondo senza pregiudizi I ragazzi sono più autentici degli adulti




Professor Luciano Campagna, insegnante di lettere e latino, tra due giorni al liceo Beccaria suonerà la prima campanella dell´anno. È pronto?
«Sì. Ma preoccupato».
Come mai?
«Penso alla riforma. E ai colleghi che si sono visti ridimensionare le cattedre».
Cosa si aspetta dal nuovo anno?
«Dalla riforma niente di buono. La sfida per me sarà in classe, con i ragazzi. Sono curioso di conoscere i nuovi arrivi, come di portare a termine il viaggio iniziato con gli altri. La cosa più bella è entusiasmare gli studenti. E non è affatto semplice».
Perché?
«La nostra scuola è ancora impostata sui programmi. Si pensa più a finire il libro che a stimolare l´interesse degli studenti».
Come conquista la loro attenzione?
«Non è facile. Purtroppo non possiamo usare effetti speciali. Io cerco di fargli capire perché certe cose gli piacciono e altre no».
Da quanti anni insegna?
«Venticinque».
Come sono cambiati gli studenti?
«Sono sempre gli stessi, solo più distratti. Hanno tantissime attività fuori da scuola. E quando non sono i genitori a riempirgli la giornata ci pensano la televisione e il computer. Ma quando si riesce a far breccia su di loro, allora si scopre che sono sempre gli stessi. Hanno le stesse paure. Litigano, si arrabbiano, si corteggiano».
Cosa le piace di questo mestiere?
«Il rapporto con gli studenti. I ragazzi sono più autentici degli adulti. E poi, stare con persone che hanno al massimo 18 anni ti costringe a rimanere giovane».
E cosa non le piace?
«Il ruolo sociale e lo stipendio».
Quanto guadagna?
«1490 euro netti».
È sufficiente?
«È un concetto relativo. A Milano no. È una città spietata. Se confronto il mio stipendio con quello di un altro laureato con i miei stessi anni di anzianità mi viene un travaso di bile».
E il ruolo sociale?
«Godiamo di pochissimo riconoscimento. La gente pensa che i professori non facciano un tubo. Che lavorino mezza giornata e facciano tre mesi di vacanza».
Invece?
«Ho fatto 40 giorni di ferie in altissima stagione».
Perché allora continua a insegnare?
«Per gli studenti».
Davanti alla sua cattedra ogni giorno si consumano amori, litigi, gioie e dolori. Com´è stare dall´altra parte?
«Bellissimo. Sono degli adolescenti che stanno scoprendo la vita. Ma anche divertente... vedere i ragazzi che corteggiano le compagne di classe mentre loro inseguono quelli più grandi perché sono più maturi, più maschi».
È mai stato corteggiato da una studentessa?
«No. Forse quando ero un giovane professore. Ho iniziato la carriera in una scuola magistrale femminile. Eravamo quasi coetanei».
E a lei è mai piaciuta una studentessa?
«No, quello no».
Si è mai fatto condizionare dalla bellezza di una studentessa?
«Spero di no. Anche le belle ragazze vengono bocciate».
I suoi studenti si confidano con lei?
«Capita. I ragazzi si aprono quando un insegnante è disponibile. Ma non sempre è facile esserlo. Per essere disponibili bisogna scoprirsi, sapersi mettere in gioco. E soprattutto trovare il giusto equilibrio fra il ruolo di insegnante e quello di confidente. Non bisogna diventare amiconi».
Ha mai sbagliato?
«Certo, ci mancherebbe altro. L´insuccesso che fa più male è sempre quello che ha delle ripercussioni sugli studenti».
Cosa ha imparato dagli studenti?
«Per insegnare loro a guardare il mondo senza pregiudizi sono stato costretto a farlo anch´io».
Cosa fa nel suo tempo libero?
«Sto con la famiglia. Ma mi piacciono il teatro, la musica e la pittura».
Organizza uscite con gli studenti?
«Non voglio essere invadente. Li vedo volentieri quando è finito il nostro rapporto professore-studenti».
Cosa pensa del bonus a chi manda i figli alla scuola privata?
«Un´offesa. Soprattutto, inutile».

TERESA MONESTIROLI

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 Lidia    - 30-11-2004
se devo pensare ai miei anni di liceo, il ricordo più bello è quello del professor Campagna, il "champion" come lo chiamavamo noi. Forse lui non lo sa ma per me è stato un punto di riferimento fondamentale e ancora oggi occupa un posto grande nel mio cuore. Grazie.

 Carlo    - 26-01-2005
Ha mai sbagliato?
«Certo, ci mancherebbe altro. L´insuccesso che fa più male è sempre quello che ha delle ripercussioni sugli studenti».
Cosa ha imparato dagli studenti?
«Per insegnare loro a guardare il mondo senza pregiudizi sono stato costretto a farlo anch´io».
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niente di più sbagliato. Io penso che difficilmente un professore riesca a rendersi davvero conto del male che può aver fatto ad un ragazzo. Ma per onestà intellettuale, ci tengo a precisare che questo è un commento intriso delusione e purtroppo rancore nei confronti di un professore che con le sue etichette pesanti, mortificanti, umilianti, per la sua superficialità, ha schiacciato la mia autostima e per lungo tempo i miei sogni che ora riscopro essere grandi. Sembra che non bastino i successi di oggi a cancellare le ferite di quei tempi (sono passati più di 7 anni) ferite profonde perchè la vulnerabilità di un adolescente non ti permette di parare neanche un colpo... "su un foglio i suoi sogni di adolescente in un groviglio di immagini che hanno già occupato parte dello spazio bianco" ... la scuola di questi sogni non sa che farsene.