Contrordine, compagni!
Fabrizio Dacrema - 06-09-2003
Negli ultimi tempi questo celebre motto della vetero-sinistra sembra essere diventato il motivo ispiratore del comportamento dei dirigenti dell’Amministrazione Scolastica.
Solo sulla vicenda dell’avvio dell’attuazione della legge Moratti nella scuola primaria siamo arrivati a tre marce indietro in tre mesi.
Tutto comincia con l’annuncio del Ministro del 12 marzo 2003, l’infausto giorno dell’approvazione della legge 53/03. Quel giorno il Ministro assicura che la sua riforma partirà dal settembre successivo nelle prima due classi elementari, ma dovrà poi smentirsi per evitare lo scontro sociale.
Dal momento in cui la Moratti getta la spugna, cominciano le convulsioni dell’Amministrazione, impegnata nell’improbo compito di “salvare la faccia” del Ministro, tentando di trovare un modo di far apparire che la riforma in qualche modo parte comunque.

1° contrordine (5 giugno): la formazione per la riforma non è obbligatoria.
Con una comunicazione di servizio del 10 Aprile viene varato un piano nazionale di informazione/formazione in relazione all’avvio della riforma degli ordinamenti scolastici.
Come è noto la legge delega 53 è stata approvata il mese precedente, ma può essere attuata solo attraverso decreti legislativi.
All’Amministrazione, però, basta l’annuncio dato dal Ministro e sulla base di questo fa partire un piano nazionale per le scuole elementari su modifiche ordinamentali (insegnante coordinatore – tutor, ecc.) mai approvate in alcuna legge dello Stato.
Colpisce la sproporzione tra il contenuto (piano nazionale di formazione) e lo strumento giuridico (comunicazione di servizio), ma la maggioranza dei Direttori Regionali non bada a queste sottigliezze, convoca i Dirigenti Scolastici e sostiene che tutti i collegi docenti sono tenuti a fare 20 ore di formazione obbligatoria entro il mese di giugno.
Il tono, spesso, è sbrigativo e perentorio: poche storie la riforma è stata approvata e il decreto legislativo arriverà tra poco, bisogna prepararsi ad attuarlo.
I sindacati scuola prendono posizione contro questo tentativo di obbligare i docenti a formarsi su una riforma mai approvata e molte scuole non deliberano la formazione in servizio.
Il 5 giugno arriva un’altra comunicazione di servizio del Ministero: gli interventi di formazione “costituiranno una opportunità per i docenti”, “nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e delle prerogative degli organismi della scuola autonoma”. Traduzione: il piano di formazione proposto dal Ministero non è obbligatorio.

2°contrordine (8 agosto): il docente coordinatore-tutor non si può fare.
Al Ministero inventano una finta sperimentazione per cercare di fare entrare la legge Moratti nella scuola elementare, anche senza approvare le norme necessarie (decreto legislativo).
Nel decreto ministeriale del 22 luglio il tentativo è ambiguo: il progetto nazionale è “finalizzato ad avviare talune innovazioni coerenti con le linee di riforma”, è limitato “ai contenuti delineati dalle Indicazioni Nazionali … fermi restando gli attuali assetti strutturali”, ma rimette “all’autonomia delle istituzioni scolastiche l’attivazione di nuovi modelli relativi all’organizzazione didattica”.
La circolare di accompagnamento n.62, invece, vince ogni remora e dice che le scuole che aderiscono alla sperimentazione possono introdurre cambiamenti strutturali (insegnante coordinatore- tutor, ecc.), anzi se li introducono è meglio così si portano avanti.
La CGIL Scuola, dopo aver espresso parere sfavorevole in sede di Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, propone ricorso al TAR (6 luglio).
Due giorni dopo esce la circolare 68: il Ministero dice “ci siamo sbagliati”, le modifiche ordinamentali non possono essere introdotte, nemmeno dalle scuole che aderiscono alla sperimentazione.
Dal testo, sia pur nei limiti della prosa ministeriale, traspaiono i segni di una improvvisa folgorazione: “i capoversi 5-6-7 … si intendono come non formulati”.

3° contrordine (2 settembre): i finanziamenti della legge 440 spettano a tutte le scuole elementari
Si diffondono interpretazioni secondo le quali il 50% dei finanziamenti della legge 440/97 sarebbero esclusivamente riservati alle scuole che aderiscono alla sperimentazione Moratti.
Un vero e proprio ricatto: i soldi vanno solo a chi si impegna ad anticipare la controriforma.
Eppure la direttiva 48 e la circolare 66 non dicono questo: la quota delle risorse per le scuole elementari è finalizzata a sostenere la generalizzazione dell’inglese e dell’informatica nelle prime due classi. Di conseguenza deve essere attribuita a tutte le scuole elementari.
Ma le voci, e forse le pressioni, valgono più del testo scritto. Infatti una direzione regionale scrive in una circolare che le risorse andranno solo alle scuole in grado di esibire una delibera di adesione all’art. 1 del DM 61(sperimentazione nazionale).
La CGIL Scuola scrive al Ministro annunciando un ricorso e, al momento, non ha ricevuto alcuna risposta. Tuttavia, il due settembre, la Direzione Regionale in questione in una nuova circolare, riferendosi al contenuto della precedente afferma che “si correggono le indicazioni ivi contenute” e “precisa che l’assegnazione dei fondi avverrà sulla base non (o non soltanto) dell’adesione all’art. 1 del DM 61/03, ma , come specificato nella lettera circolare n.66 citata, alle scuole … impegnate … allo sviluppo delle competenze di alfabetizzazione informatica e di una lingua comunitaria”.
Ma come, non l’avevano letta prima la lettera circolare 66 ?

Ripercorrendo questi episodi rimane la sgradevole sensazione di una Amministrazione che “ci prova”, sperando che nessuno se ne accorga.
Che fine ha fatto la mitica, e temuta dai politici, Amministrazione Scolastica, certo lenta, certo burocratica, però scrupolosamente osservante delle norme ?
Alle pressioni politiche qualche volta si può anche rispondere “la norma non ce lo consente”, come ai vecchi tempi.
Che sia l’effetto dello spoil system ?

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 ilaria ricciotti    - 06-09-2003
I contrordini sono tanti,
tutti iniqui e discordanti.

Che si vuol fare, spero l'abbiamo tutti capito,
sconquassare, seminare discordia, rendere tutto dfifficile e proibito.

Col grosso pollicione poi abbassato,
la scuola diventerà un campo minato.

Un campo dove è difficile districarsi,
senza soldi,
prima promessi ,
poi sostituiti da pesanti sassi.

Ora ciò che conviene è cercare un posto nelle scuole private,
scuole che hanno tanti soldi e sono state privilegiate.

La scuola pubblica istituzionale,
non piace per la sua democraticità,
che può agli alunni far molto male.

Ci vuole una scuola amorfa e sciatta,
dove gli operatori ubbidiscano
e gli alunni assomiglino ad una ciabatta.

Una scuola dove ogni ordine dall'alto sia rispettato,
seguito da un contrordine,
che anch'esso deve essere digerito e applicato.

Come si deve operare in una scuola come questa,
è tutto da da definire...,
dato che essa è un rompicapo estivo sfasciatesta.

Perciò, su coraggio cerchiamo di salvare
la nostra scuola pubblica,
prima che venga fatta (appositamente?) naufragare.

Prima che vengano riproposti i grembiluli neri,
prima che si scrivano libri,
dove i fatti riportati non siano più quelli veri.

Il contrordine perciò che dobbiamo seguire
è...
quello di farci sentire, di farci sentite, di farci sentire.

 Grazia Perrone    - 07-09-2003
Da sito GILDA

(6 settembre 2003) - La scuola elementare è nel caos -

La nostra cara, "vecchia", scuola elementare sta, lentamente, precipitando nel caos più totale. Era fin troppo facile prevedere che il "balletto" estivo delle circolari ministeriali avrebbe causato incomprensioni interpretative. Specie tra coloro i quali - ovvero la maggioranza dei/le maestri/e - durante le vacanze estive "staccano la spina" dai problemi quotidiani connessi all'esercizio della professione docente. Un "mestiere" bellissimo ... se soltanto ci lasciassero lavorare in pace. Le richieste di spiegazioni e di chiarimenti che mi giungono sono tantissime ragione per la quale - senza alcuna pretesa di scientificità - cercherò di rispondere a quelle più comuni.

1) Nonostante quanto dichiarato da alcuni dirigenti scolastici non è stata formulata alcuna circolare che autorizza l'iscrizione anticipata alla scuola materna di minori di età inferiore ai tre anni. L'unica deroga concessa riguarda gli alunni che compiranno sei anni il 28 febbraio 2004 che hanno avuto la possibilità (ma i termini per le iscrizioni sono abbondantemente scaduti ed il "gradimento" degli utenti non è stato esaltante) di iscriversi alla classe prima. La legge delega n. 53/03 prevede - è vero - la facoltà, per i genitori, di iscrivere i/le bimbi/e alla scuola dell'infanzia a partire dai due anni e mezzo ma subordina questa possibilità al concretarsi di alcune imprescindibili condizioni, giuridiche, economiche e politiche. Che sono chiaramente esplicitate nella già citata legge delega e che, nell'ordine di formulazione, sono: copertura finanziaria, emanazione dei decreti attuativi da sottoporre al parere del CNPI e delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato e intesa con la Conferenza unificata Stato-Regioni per quanto attiene la programmazione (ed il finanziamento) degli interventi di adeguamento delle strutture scolastiche in ordine alle mutate esigenze di "un'utenza" non autosufficiente. Che necessita, dunque, di strutture ad hoc e personale adeguatamente formato e preparato. Pertanto, qualsiasi iscrizione di minori al di sotto dei tre anni (specie in quelle istituzioni scolastiche in cui vi è una lista di attesa di minori di un'età pari, o superiore, ai tre anni rimasta inevasa) costituisce un illecito penalmente perseguibile. Da denunciare alle, competenti, autorità giudiziarie.

2) Non vi è alcun obbligo - da parte delle istituzioni scolastiche autonome - di aderire al progetto di una sperimentazione "fantasma". Né, tantomeno, la mancata adesione alla ... "sperimentazione che non c'è" può essere motivo sufficiente per la perdita dei requisiti previsti dalla legge per accedere finanziamenti (pari al 50% della cifra totale stanziata) per la realizzazione delle attività aggiuntive previste dai P.O.F. poiché tale finanziamento è riservato a tutte le scuole elementari (in virtù della legge 440/97: supporto dell'autonomia scolastica) ed è chiaramente indicato nel raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento, delle conoscenze e delle abilità necessarie allo sviluppo delle competenze di alfabetizzazione informatica e di una lingua comunitaria, di cui sia al Dm 61 del 22 luglio 2003 sia alla Cm n. 69 del 29 agosto 2003. Circolare, quest'ultima, che - limitatamente all'alfabetizzazione informatica - delega alla libera determinazione collegiale la facoltà (o meno), sulla base delle dotazioni materiali disponibili e delle competenze informatiche dei docenti, di dare un avvio immediato o graduale a tale alfabetizzazione.

3) Molti dirigenti cercano di "forzare i tempi della riforma" invitando i Collegi ad esprimersi in merito alla CM n. 62 del 22 luglio 2003 "dimenticando" di comunicare che - questa circolare - è stata, parzialmente, smentita dallo stesso MIUR con la C.M. n. 68 dell'otto agosto che - come mi segnala una collega - il MIUR ha "dimenticato" di pubblicare nel sito ufficiale del ministero ma che i lettori possono leggere a margine di questa nota. (gp)

Dipartimento peri i Servizi nel Territorio
Dipartimento per lo Sviluppo dell'Istruzione
Circolare Ministeriale 8 agosto 2003, n. 68


Prot. n. 2131 - DIP. Segr.

Oggetto: Decreto ministeriale 61 del 22 luglio 2003 e Circolare di accompagnamento n. 62 di pari data

In relazione a quesiti in ordine all'esatto ambito di applicazione del progetto nazionale di innovazione di cui al D.M. n. 61 del 22.07.2003 e alla Circolare di accompagnamento n. 62 di pari data, si precisa che, come previsto espressamente dal D.M. n. 61 sopra citato, il progetto suddetto si limita ai contenuti delineati nelle Indicazioni Nazionali per i piani di studio personalizzati relativi alle prime due classi della scuola primaria.

Conseguentemente i capoversi 5-6-7 del paragrafo "contenuti del provvedimento", di cui alla menzionata circolare n. 62 si intendono come non formulati, in quanto non rientranti negli obiettivi del progetto nazionale suddetto.

IL CAPO DIPARTIMENTO
Pasquale Capo